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Voto di pancia? Di protesta? Certamente sì, perché di cose che non funzionano nella Grecia del quasi default ce ne sono a tonnellate. Ma il 7% confermato dai nazionalisti di estrema destra di Chrisì Avghì che ha consentito a diciotto deputati di fare ingresso in parlamento dopo quarant’anni di embargo, è figlio anche di altri fattori. Non solo schede di destra “pura” sono finite nelle urne con intenzioni ideologiche, ma molti, moltissimi voti da altre destinazioni sono arrivati per ingrossare le fila del movimento guidato dall’effervescente Nikolaos Mikalioliakos. La media del 7% è statasuperata in vari altri collegi: Lacconia (10,87%), Corintias (9,9%),Attica (9,96%), Acrolide (9,44%), oltre ai due bacini ateniesi delPireo (8,23 e 9,28%).
 
E nonostante il partito si sia macchiato di episodi spregevoli come l’agguato notturno con mazze e spranghe a un egiziano pochi giorni fa (ancora ricoverato in gravi condizioni), la rissa televisiva col portavoce Katsiriadis che ha schiaffeggiato una collega del Kke e la guerriglia urbana di Patrasso con gli scontri con la polizia. Proviamo a capire come e perché circa cinquecentomila cittadini ellenici hanno scelto di votare per l’estrema destra.
 
Roula vive ad Atene dove, oltre alla casa dove risiede, possiede anche un altro appartamento. Pochi giorni fa si è recata lì per pagare il condominio quando i vicini di casa l’hanno rimbrottata: “Ma a che gente hai affittato la casa?” le hanno chiesto indignati. In quanto appena tramonta il sole in quell’appartamento al terzo piano succede di tutto: rumori, musica ad alto volume, grida, cattivi odori e non solo. Roula sgrana gli occhi, dal momento che, dice, lei non ha mai affittato quei 50metri quadrati a nessuno. Assieme all’amministratore allora salgono in casa e vi trovano un gruppo di immigrati che si erano rifugiati abusivamente lì chissà da quanti mesi. La donna decide di chiamare la polizia per provvedere allo sgombero e a rimettere in sesto ciò che restava della casa, ma il capo condomino la ferma e le dice di comporre un altro numero, più efficace: non quello delle forze dell’ordine (i cui agenti hanno uno stipendio di 1000 euro). Ed ecco intervenire le ronde ateniesi di Alba dorata che al telefono la tranquillizzano: entro 24 ore la casa sarà come prima, senza nessun abusivo e perfino ridipinta. Il giorno successivo Roula stenta a credere ai suoi occhi: l’appartamento era stato sgomberato e le pareti rinfrescate.
 
Il fenomeno di Chrisì Avghì in Grecia nasce principalmente dal fallimento della politica: in quel pertugio di inefficienza e disinteresse si inserisce il fiele dell’odio razziale e dei movimenti xenofobi, che decidono di autoregolamentarsi, di attivare le ronde nei quartieri dove i fenomeni criminali hanno avuto un’impennata cronica. Come è accaduto e sta accadendo in altri contesti europei, la Lega nord e la Destra in Italia, l’English Defense League in Inghilterra, il partito ungherese Jobbik, o Freddy Party olandesi, passando per i belgi del Vlaams Belang e per l’estrema destra svedese degli Sverigedemokraterna. Che propongono e mettono in pratica misure antidemocratiche sfruttando il timore causato dalla crisi economica e da ciò che ne consegue a livello sociale. Un passaggio che la politica dovrebbe valutare con attenzione per fare ammenda.
 
Ecco cosa si apprende scorrendo il programma elettorale di Alba dorata: trasferimento immediato dei contributi pubblici per i partiti alle famiglie indigenti greche; creazione di un ordine di medici ospedalieri per curare solo i cittadini greci, che oggi sono “costretti” a interminabili file accanto agli stranieri (ufficiosamente tre milioni in tutto il paese a fronte di una popolazione complessiva di 11milioni); impedire di dare euro in beneficenza alla chiesa se questa dovesse con quei danari aiutare gli stranieri presenti su territorio greco; intensificare con l’aiuto delle forze militari il controllo alle frontiere per impedire l’ingresso di extracomunitari dove piazzare mine antiuomo; la cessazione immediata del Memorandum della troika; la creazione di apposite commissioni per individuare gli sprechi e le appropriazione indebite di denaro pubblico in tutti i ministeri e agenzie governative; per i politici colti in flagranza direati contro la pubblica amministrazione rinvio ad uno speciale tribunale, carcere per gli autori dei reati e confisca dei loro benida destinare all’erario. E ancora: abolizione dei privilegi ai deputati e restrizione dei loro guadagni; immediata nazionalizzazione delle banche che hanno ricevuto iniezioni di capitale sotto la garanzia del debito pubblico greco e cancellazione del debito bancario delle famiglie greche con criteri sociali. Istituzione e delimitazione della cosiddetta Zee greca, per lo sfruttamento delle materie prime presenti nell’Egeo (metano e petrolio); l´arresto immediato e l´espulsione di tutti gli immigrati illegali.
 
Vallo a spiegare a quella famiglia di quattro persone, entrambi licenziati o in cassa integrazione, col mutuo della casa da pagare, con debiti con le banche e due figli da mantenere che quello non è un voto democratico e che Chrisì Avghì è un esempio di politica violenta eintollerante. Non lo capirebbero. Non lo hanno capito entrando nella cabina elettorale.
 

Grecia: cosa c’è dietro l’exploit di Chrisì Avghì

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