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Per l’Italia di Giorgia Meloni è tra le partite più difficili. Legata a doppio filo, inutile girarci intorno, ad altri due confronti, a loro volta profondamente connessi tra loro: la ratifica del Trattato di riforma del Mes e il restyling del Patto di Stabilità: il Pnrr, che per l’Italia vale oltre 200 miliardi.

La terza rata arriverà a breve, su questo ormai ci sono pochi dubbi. Sono mesi che l’Italia aspetta i 19 miliardi della terza tranche del Piano. Soldi promessi dall’Europa per gli obiettivi che l’Italia doveva raggiungere entro il dicembre dell’anno scorso. Ma il finanziamento ancora non si vede: Bruxelles ha bocciato alcuni progetti, il confronto prosegue e il commissario europeo Paolo Gentiloni ha detto che è in corso una valutazione approfondita. Questione di ore, giorni, settimane.

Nell’attesa di scoprirlo, c’è da constatare che i ritardi riguardano anche la rata successiva, la quarta, da 16 miliardi. Roma avrebbe dovuto chiederla a fine giugno ma dei 27 obiettivi da centrare entro il primo semestre, tra i quali l’attuazione della riforma della giustizia, il codice per gli appalti e la riforma del pubblico impiego, ne mancherebbero molti all’appello.  Finora l’Italia ha ottenuto circa 67 degli oltre 191 miliardi assegnati e che rappresentano la fetta più grande del programma contro la crisi varato durante la pandemia dato a un Paese. Il governo, come è noto, vuole cambiare il Pnrr, rimodulando l’utilizzo delle risorse e puntando a spostare oltre il 2026 l’impiego dei denari.

Ed è qui che entra in gioco il ministro che più di tutti è direttamente esposto con l’Europa, Raffaele Fitto. Garante del Pnrr, Fitto sa che l’Italia non può fallire la missione. Ed è per questo che, al termine di una cabina di regia sul Piano, in vista della presentazione il 18 luglio, alla Camera, della relazione semestrale sul Pnrr, il titolare degli Affari europei ha fatto il punto della situazione, in una conferenza stampa.

Tanto per cominciare la terza rata, imminente. “Abbiamo fatto un lavoro sulla quarta rata che punta a evitare una vasta fase lunga di verifica, invece sulla terza siamo nella fase di verifica di alcuni aspetti di dettaglio dal punto di vista dell’interpretazione. Mi piace ricordare che la terza rata scadeva il 31 dicembre dello scorso anno, che era composta da 55 obiettivi, che per la prima volta c’erano obiettivi fisici, c’è da andare a verificare sul terreno, a differenza di quanto non fosse accaduto precedentemente, e che quindi questo sta comportando un lavoro di dettaglio che io ritengo essere un fatto molto positivo perché questo mette al sicuro da qualsiasi rischio di interpretazione”.

Va bene, ma la quarta rata, invece? Anche qui il ministro si è detto ottimista sul timing.  “Il lavoro di modifica relativo alla quarta rata del Pnrr, approvate oggi dalla cabina di regia (10 modifiche, ndr), ci consentirà di chiedere la quarta rata nei prossimi giorni”. E, attenzione, non è tutto. Dopo le citate modifiche agli obiettivi della quarta rata del Pnrr, concordate oggi nella cabina di regia “chiederemo il pagamento integrale della quarta rata, senza decurtazioni”. Se sarà possibile, sarà anche grazie al lavoro di sponda di Giancarlo Giorgetti, che insieme a Fitto ha le chiavi del Pnrr.

“Se la terza rata del Pnrr fosse entrata prima sarebbe stato molto meglio, stiamo però gestendo la situazione confidando che venga somministrata presto. Quello che sta accedendo dimostra che i fondi che prendiamo dal Pnrr non sono soldi regalati ma debiti che dobbiamo gestire, spero che la cabina di regia di oggi faccia chiarezza sulle decisioni da prendere”, ha precisato Giorgetti. Insomma, un passo alla volta, i soldi arriveranno.

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