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I nuovi programmi di difesa dei Paesi di area euromediterranea stanno procedendo sotto il comun denominatore della guerra in Ucraina, a cui però va sommato il fisiologico intreccio con le “altre” partite aperte in quella macro area che va da Gibilterra al Bosforo. Il caso delle tensioni fra Atene e Ankara è quello maggiormente significativo, anche se da un biennio i due rivali di un tempo hanno imboccato la strada di una normalizzazione diplomatica delle relazioni. Non mancano i temi su cui difficilmente si potrà giungere ad un accordo nel breve periodo, a cui si aggiunge il riarmo.

Qui Atene

Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis si è lamentato ufficialmente con il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa che ha ricevuto al Maximos affermando che alla Turchia non dovrebbe essere consentito di aderire a un nuovo programma del blocco per rafforzare le difese, poiché la mossa avrebbe dei riverberi sulle politiche regionali. “Per quanto riguarda la partecipazione di Paesi terzi alla nuova iniziativa di difesa dell’Ue, la nostra posizione è chiara – ha detto l’esponente conservatore – I Paesi che minacciano di guerra i Paesi dell’Ue non possono partecipare all’architettura di difesa europea”.

Ad aumentare le tensioni anche la decisione turca di pubblicare due nuovi Navtex, che riguardano esercitazioni con armi da fuoco nel Mar Egeo il 22 e 23 settembre, gli stessi giorni in cui i leader politici dei due Paesi, Kyriakos Mitsotakis e Recep Tayyip Erdogan, si incontreranno a New York in occasione dell’Assemblea generale al Palazzo di Vetro. Secondo la stampa turca, i due nuovi Navtex sono una risposta alla grande esercitazione intersettoriale condotta dalla Grecia il 17 settembre scorso.

Quale difesa?

L’industria turca della difesa sta attraversando una fase di vitalità oggettiva, puntando a una maggiore autosufficienza rispetto al passato. Le esportazioni annuali di prodotti per la difesa della Turchia negli ultimi cinque anni sono aumentate da 2,3 miliardi di dollari a 8 miliardi, mentre il volume totale dei progetti ha superato i 100 miliardi di dollari per un fatturato di quasi 20 miliardi di dollari. Si tratta del caccia Kaan, del carro armato Altay, dei droni Bayraktar, del Kızılelma, dei progetti Milgem. A ciò si somma l’ammissione di Ankara, per la prima volta in assoluto, di aver costruito una base per droni nella parte settentrionale di Cipro, la Katekomena, dove sono dislocati anche 320 carri armati e 650 veicoli trasporto truppe.

Il dossier energetico

Il timore ellenico è che il già corposo esercito turco (il secondo maggiore della Nato) venga potenziato con nuovi mezzi a causa delle guerre in corso e in questo modo possa, per così dire, rappresentare un elemento di contrasto con i vicini greci sulle questioni aperte e che restano controverse. Come è noto tra i due Paesi è in ballo il discorso legato allo sfruttamento del gas e all’accordo sulla zona economica esclusiva tra Libia e Turchia. La Grecia ha recentemente condotto l’esercitazione “Delta Force” mentre la Turchia ha condotto quattro esercitazioni separate nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, di cui una con l’Egitto. La compagnia energetica statunitense Chevron si sta muovendo per i blocchi offshore a sud di Creta, dopo aver concluso un accordo con un partner israeliano per un novo gasdotto fino all’Egitto.

Il caso Cipro

La questione cipriota non è uscita dal cono di tensioni tra Grecia e Turchia: per questa ragione il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres incontrerà il Presidente della Repubblica Turca di Cipro del Nord autoproclamata, Ersin Tatar, e il leader greco-cipriota Nikos Christodoulides il 27 prossimo settembre, dopo il fallimento dei colloqui a Crans-Montana nel 2017. Anche Cipro teme che il potenziamento militare della Turchia possa rappresentare un problema, per questa ragione Nicosia ha acquistato il sistema di difesa aerea Barak MX di fabbricazione israeliana che sostituirà i vecchi sistemi russi BUK-M1, circostanza che ha provocato la reazione di Ankara, secondo cui ciò potrebbe destabilizzare il “fragile equilibrio” dell’isola divisa, portando a “conseguenze pericolose”.

Ma Cipro in questo momento ha le “spalle” ben coperte da Washington e Gerusalemme, senza dimenticare che ospita anche una base della Raf ad Akrotiri, utilizzata per la sorveglianza di quelle aree coinvolte nello scontro tra Hamas e Israele. Anche la Grecia sta valutando l’acquisto del Barak MX per sostituire i suoi sistemi di difesa aerea HAWK di fabbricazione statunitense e gli S-300 sovietici.

Perché il riarmo turco spaventa Grecia e Cipro

L’industria turca della difesa sta attraversando una fase di vitalità oggettiva, puntando a una maggiore autosufficienza rispetto al passato, ciò inquieta Atene e Nicosia che corrono ai ripari con nuovi sistemi israeliani. Il gas resta il convitato di pietra: la compagnia statunitense Chevron si sta muovendo per i blocchi offshore a sud di Creta, dopo aver concluso un accordo con un partner israeliano per un novo gasdotto fino all’Egitto

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