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Delle lunghe faglie attraversano il terreno pianeggiante dell’Ucraina sud-orientale. Ad un primo impatto caotici e disorganizzati, questi solchi sono in realtà componenti di un sistema ben strutturato e organizzato su tre diverse linee per garantire la maggior capacità di assorbimento possibile nei confronti degli attacchi nemici. Nell’immaginario collettivo occidentale le trincee erano state parcheggiate nell’archivio dei ricordi, ma l’invasione del 24 Febbraio 2022 le ha riportate all’interno della nostra quotidianità.

Il conflitto ucraino segna un punto di rottura rispetto alle guerre del (nostro) passato prossimo. Gli interventi militari occidentali dalla fine della Guerra Fredda in poi sono stati tutti condotti in contesti asimmetrici, caratterizzati da un nemico con capacità militari drasticamente inferiori sia in termini quantitativi che, soprattutto, in termini qualitativi, grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia: questo permetteva lo svolgersi di vere e proprie guerre-lampo, con un’altissima velocità di esecuzione delle operazioni e un numero limitato di perdite registrate da parte dell’attaccante.

Nel contesto del conflitto ucraino troviamo invece due fazioni che, con i dovuti distinguo, si equivalgono per capacità tecnologiche. Entrambi sono in grado di schierare sul campo equipaggiamenti militari capaci di svolgere la stessa funzione, seppur con diversi gradi di efficienza: main battle tank, droni, pezzi di artiglieria, sistemi missilistici. All’insegna della più classica delle forme belliche, quella del conflitto ad alta intensità.

Un paragone tra la guerra attualmente in corso in Ucraina e i conflitti mondiali del secolo scorso potrebbe sembrare azzardato. Ma le dinamiche alla base possono risultare più simili di quanto si possa pensare.

All’indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Germania mette in atto il Piano Schlieffen: una rapida penetrazione attraverso il Belgio neutrale volta a far capitolare rapidamente la Francia, considerata il nemico più pericoloso a causa delle sue ingenti risorse militari, eliminandone rapidamente i vertici di comando e le capacità di command e control.

Contemporaneamente, sul fronte orientale un esercito tedesco inferiore riesce a mettere in scacco le superiori forze russe nella Prussia Orientale, in una campagna che culmina nella battaglia di Tannenberg.

Vent’anni dopo, le grandi vittorie di Hitler durante i primi mesi del conflitto mondiale si ascrivono alla tecnica del Blitzkrieg, tra concentrazione della forza d’urto, la rapidità nei movimenti e lo sfruttamento delle falle nei sistemi di difesa avversari.

Il 24 Febbraio 2022, le Forze Armate russe lanciano un attacco su più fronti per piegare la difesa ucraina. Le direttrici d’attacco dei Battalion Tactical Group di Mosca mirano verso i principali centri logistico-amministrativi del nemico, con l’obiettivo di far crollare la resistenza ucraina in pochi giorni, se non ore.

È il trionfo della manovra, non intesa come semplice movimento delle truppe bensì come utilizzo focalizzato delle proprie capacità militari, logistiche e organizzative contro quelli che vengono ritenuti essere i punti deboli del nemico. Una scommessa rischiosa, che però offre la possibilità di ottenere vittorie schiaccianti in pochissimo tempo. Ma che non sempre riesce.

Dopo una rapida avanzata che arriva alle porte di Parigi, l’impeto dell’esercito del Kaiser si esaurisce. I francesi mettono in atto il loro contrattacco, ma dopo poche settimane il fronte inizia a stabilizzarsi, e nel terreno iniziano ad apparire le prime trincee accompagnate dai primi reticolati.

Nel 1941, l’invasione dell’Unione Sovietica sembra destinata a concludersi come le campagne precedenti. Ma la vastità del territorio russo e la caparbietà dei sovietici fanno sì che la Wehrmacht non riesca a replicare le vittorie degli anni precedenti. Nell’inverno del 1941, i due eserciti iniziano a fortificare le proprie posizioni.

In seguito ai primi concitati giorni, in cui il destino dell’Ucraina sembrava segnato, l’offensiva russa perde il proprio slancio. Le operazioni iniziano a rallentare, e le porzioni di territorio conquistate dalle Forze Armate di Mosca sono inferiori ogni giorno. Gli ucraini hanno modo di riorganizzarsi, e nel secondo semestre del 2022 lanciano una prima controffensiva, la cui propulsione però scema abbastanza rapidamente. I veloci movimenti delle unità corazzate cedono il passo al fuoco dell’artiglieria.

Sulla logica della manovra prende il sopravvento quella dell’attrito. A scontrarsi adesso non sono solo i soldati al fronte guidati dai loro comandanti, ma gli interi complessi economici, militari, e industriali dei paesi coinvolti, il cui reciproco consumarsi porterà a decidere gli esiti del conflitto.

Nel 1935 il generale tedesco Erich Ludendorff, uno dei protagonisti di Tannenberg, conia il termine ‘guerra totale’ per caratterizzare il fenomeno della Grande Guerra. Con lo stesso termine gli esperti ucraini definiscono l’approccio di Kiev al conflitto in corso.

Tuttavia, malgrado le grandi dinamiche alla base restino immutate, sarebbe completamente sbagliato e addirittura folle ignorare gli sviluppi nella tecnologia e nella società registrati dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale ad oggi. Le peculiarità del conflitto devono anzi essere ricercate proprio nelle conseguenze di questi sviluppi.

La componente C4ISTAR (Command, Control, Communications, Computers, Intelligence, Surveillance, Target Acquisition, Reconnaissance) ne è un esempio lampante. La guerra attualmente in corso è la prima dove abbiamo assistito ad un uso massiccio di UAVs (Unmanned Aerial Vehicle, termine militare per definire i droni), sia per svolgere operazioni d’attacco che in funzioni di ricognizione. Ancora più in alto, i satelliti garantiscono una copertura continua del campo di battaglia. Con il passare degli anni la “nebbia di guerra” diventa sempre meno fitta, costringendo le Forze Armate di tutto il mondo ad adattarsi a questa nuova realtà per evitare di essere travolte da eserciti nemici con meno risorse, ma con una dottrina più efficiente.

Anche il coinvolgimento della popolazione civile in questa guerra è molto più marcato rispetto ai grandi conflitti del’900. In passato la forma regina di opposizione da parte della popolazione era la guerriglia partigiana, caratterizzata gruppi di civili armati che si riunivano in piccoli gruppi e si davano alla clandestinità, portando avanti piccole azioni di disturbo nelle retrovie nemiche. Al contrario, nell’Ucraina del 2023 ogni singolo individuo può integrarsi nella kill chain, individuando possibili bersagli nemici, ottenendone le coordinate con il proprio smartphone e trasmettendole ai contatti di riferimento.

Ma il fenomeno del coinvolgimento dei civili non si ferma qui. Dietro la linea del fronte un’infinità di piccole imprese ucraine, private e non, collabora allo sforzo bellico, producendo equipaggiamenti dual-use e garantendo servizi digitali di altissimo impatto.

Ogni conflitto è intrinsecamente diverso da tutti gli altri, e non è possibile pensare di prevedere forme e modi di svolgimento di un futuro ipotetico scontro. Tuttavia, un’attenta analisi delle continuità e delle discontinuità tra le guerre di oggi e quelle di ieri è fondamentale per cercare di individuare i grandi trend di evoluzione, e provare così ad immaginare come si svolgeranno i conflitti del domani.

Nuovi volti per vecchie guerre. Uno sguardo al conflitto ucraino

Il conflitto ucraino è molto più simile alle guerre mondiali del ‘900 che a ogni operazione militare occidentale avvenuta negli ultimi vent’anni. Eppure le trasformazioni nella tecnologia e nella società hanno portato al verificarsi di fenomeni nuovi all’interno del contesto bellico. Fenomeni su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione

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