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Homs è di nuovo sotto attacco. Questo giovedì c’è stato un nuovo bombardamento da aerei militari e velivoli di ricognizione senza precedenti nel conflitto. “Sono i bombardamenti più violenti degli ultimi 14 giorni”, ha detto un attivista presente in città alla agenzia France press. “È incredibile, è di una violenza estrema, mai conosciuta. In media vengono lanciati quattro razzi al minuto”, ha dichiarato.
 
Hadi Abdallah, membro della Commissione generale della rivoluzione siriana, ha precisato che gli attacchi stanno prendendo di mira “oltre ai quartieri di Baba Amr e Inshaat, anche Khaldiyeh e Bayyada, ma i bombardamenti di queste zone non sono intensi come negli ultimi giorni”.
 
Le forze del regime di Bashar al Assad hanno lanciato i bombardamenti lo scorso 4 febbraio, nel tentativo di soffocare la protesta. Diversi quartieri non hanno più scorte alimentari e non riescono a comunicare. Dall´inizio della repressione della rivolta contro Damasco, lo scorso marzo, sono oltre 6.000 le persone che hanno perso la vita.
 
La condanna dell’Onu
 
Nel frattempo, l´Assemblea generale dell´Onu ha adottato a maggioranza una risoluzione di condanna della repressione in corso da undici mesi in Siria, costata la vita a oltre 6.000 persone. Il voto è stato espresso solo 12 giorni dopo il veto posto da Russia e Cina a un documento simile discusso in Consiglio di Sicurezza dell´Onu.
 
Approvata con 137 voti a favore e 12 contrari (su 193 Stati membri), la risoluzione chiede al Presidente Bashar al Assad di cessare gli attacchi contro i civili, di riportare l´esercito nelle caserme e di collaborare con la Lega araba per garantire una transizione democratica, mentre sollecita l´Onu a nominare un inviato speciale per la Siria. I voti contrari alla risoluzione sono arrivati, tra gli altri, da Cina, Russia, Iran, Cuna, Corea del Nord e Venezuela.
 
La risoluzione ha un valore soprattutto simbolico, essendo l´Assemblea generale un organo consultivo. Tuttavia, il Segretario generale dell´Onu, Ban Ki-moon, ha “salutato il messaggio tanto atteso” e ha invitato “le autorità siriane ad ascoltare l´appello della comunità internazionale e la voce del popolo siriano”.
 
Addio a Shadid
 
L’inviato del New York Times, Anthony Shadid, premio Pulitzer nel 2004 e nel 2010 per i suoi reportage dall´Iraq, è morto in Siria a causa di un attacco di asma provocato probabilmente da alcuni cavalli con cui si spostava. Il giornalista americano, libanese d´origine, 43 anni, era arrivato in Siria da una settimana per seguire la grave crisi nel Paese.
 
“Anthony è morto come ha sempre vissuto, determinato a testimoniare le trasformazioni in corso in Medio Oriente e a raccontare le sofferenze di un popolo schiacciato tra il regime oppressore e le forze d´opposizione”, ha scritto il direttore del Nyt, Jill Abramson.

Siria, bombardamento senza precedenti a Homs

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