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La radio Echo di Mosca una delle poche espressioni della libertà di opinione e di critica in Russia rischia di perdere questo privilegio e teme per il proprio futuro professionale. Oggi su pressione della holding statale Gazprom-Media il responsabile dell’emittente Alexej Veniditkov ha dovuto abbandonare il posto che occupava nel Cda dell’emittente. È stato lo stesso direttore della radio a comunicare attraverso Twitter le sue preoccupazioni assicurando però che continuerà a guidare le trasmissioni.
 
I giornalisti più critici verso le politiche del Cremlino e gli attivisti dell’opposizione sospettano manovre politiche dietro la rimozione di Veneditkov dal Cda dell’emittente. Echo Moskvy appartiene al 66 percento a Gazprrom-Holding, gruppo editoriale controllato dal gigante energetico di Mosca. Il resto è nelle mani di direttore e giornalisti. È stata la stessa direzione dell’emittente a confermare che la mossa dell’azionista di maggioranza si spiega con la volontà di evitare trasmissioni critiche nei confronti dell’attuale primo ministro in un momento delicato della vita politica del paese.
 
Tra tre settimane si terranno le elezioni presidenziali che potrebbero dare il via a nuove ondate di contestazioni in gran parte delle città russe, come già avvenuto dopo le legislative del 4 dicembre. Putin è il principale candidato alla presidenza e quasi certamente diventerà presidente, per la terza volta, della Federazione. Echo di Mosca una delle più importanti fonti di informazione politica della Russia deve la propria “sopravvivenza” al fatto che è grazie alle proprie trasmissioni, interviste, inchieste e dirette con gli ascoltatori che l’elite al potere arriva a conoscere la realtà del paese. La redazione dell’emittente ha confermato che non abbandonerà la linea editoriale seguita finora. A gennaio Vladimir Putin aveva dato chiari segni di nervosismo esprimendosi in termini estremamente duri proprio nei confronti di Veneditkov. Il capo del governo aveva ribadito di avere le scatole piene della politica editoriale della radio e del suo direttore. Dopo l’annuncio della rimozione di Veneditkov dal Cda di Echo, un portavoce dell’esecutivo russo ha smentito che la condotta della radio possa essere alla base della rimozione del giornalista. Purtroppo ha aggiunto il funzionario, la critica è l’elemento dominante delle trasmissioni radiofoniche della radio ma questo non ha mai impedito che i rapporti tra il capo del governo e la direzione di Echo Moskvy fossero improntati alla massima correttezza.
 
Il caso di Echo viene dopo che lo scorso dicembre erano saltate le teste di Andrej Galiev direttore generale della holding di Kommersant, importante quotidiano della capitale, e Maxim Kovalski capo redattore di Vlast, supplemento politico settimanale di Kommersant edito in collaborazione con Spiegel. Anche in questo caso per motivare i licenziamenti si era parlato di critiche nei confronti di Putin. Vlast aveva pubblicato una copertina dove immagini e giochi di parole più o meno ironici accusavano il capo del governo di aver voluto i brogli elettorali che hanno dato il via alle proteste dei ceti medi urbani russi. Motivo più che sufficiente, secondo il proprietario della casa editrice Kommersant, per sbarazzarsi dei due giornalisti. Alischer Usmanov ha parlato invece di pubblicazioni che violavano l’etica giornalista e richiedevano comportamenti conseguenti.
 
I casi di Echo di Mosca e Kommersant non mettono solo allo scoperto i nervi tesi del Cremlino. Fanno soprattutto capire quanto forti siano i legami tra stato e media in Russia. Principale anomalia questa nel panorama della stampa scritta e radio televisiva del paese. A dicembre il presidente dell’associazione dei giornalisti russi, Vsevolod Bogdanov, aveva spiegato l’atteggiamento di Kommersant con l’intreccio tra stampa, economia e politica e con i conflitti di interesse che spesso li contrassegnano. Il proprietario di Kommersant è infatti personaggio vicino al Cremlino. Nato in Uzbekistan l’ uomo d’affari, fortuna personale valutata attorno ai 19 miliardi dollari, ha acquistato Kommersant nel 2006. La proprietà della casa editrice andava ad arricchire un portafoglio già gonfio di partecipazioni in media e siti internet. Oltre che nel giornalismo, Usmanov è attivo nel settore siderurgico russo e presiede una holding finanziaria controllata da Gazprom. Nella lista di Reporters sans frontières sulla libertà di stampa la Russia occupa il 140 posto su 179 paesi monitorati.
 
Lo stato controlla in modo particolare non solo la televisione, di gran lunga il principale media federale. Anche media cartacei e online sono sottoposti a varie forme di attenzione tecniche, giuridiche e finanziarie. Se una testata non appartiene allo stato, allora la parola passa a benefici e prebende distribuiti sempre dalla mano pubblica. I posti nell’amministrazione sono un metodo quasi sicuro per conquistarsi la lealtà di testate e redattori. Una regola che valeva anche per la principale emittente del paese. In un modo o nell’altro il Cremlino teneva al guinzaglio anche Echo. Troppo poco evidentemente.

Nuovo giro di vite sui media russi, dopo Kommersant tocca alla radio Echo di Mosca

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