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“Un’esercitazione che mira a salvaguardare la sicurezza delle rotte marittime strategiche”. Così il ministero della Difesa cinese ha definito “Northern-Interaction/2023”, l’esercitazione aeronavale supervisionata dal Comando Congiunto del Teatro Settentrionale dell’Esercito di Liberazione Popolare che sti sta svolgendo in questi giorni nel mar del Giappone.

Una flottiglia di due cacciatorpediniere, due fregate e una nave cargo, accompagnata da una nutrita scorta di velivoli, ha lasciato sabato mattina il porto di Qingdao per raggiungere il tratto di mare deputato allo svolgimento dell’esercitazione, dove saranno raggiunte da un contingente aereonavale della Federazione Russa che parteciperà a sua volta alle manovre.

Lo svolgimento di esercitazione congiunte tra le forze armate dei due Paesi non rappresenta una novità. Già dal 2005 Russia e Cina hanno partecipato, insieme ai contingenti militari di nazioni terze, a manovre d’addestramento sotto l’egida della Shangai Cooperation Organisation. Nel 2018, le forze dell’Esercito di Liberazione Popolare si uniscono per la prima volta ad un’esercitazione regolare nazionale delle forze russe, denominata Vostok 2018 e organizzata dal ministero della Difesa nella parte del Paese più vicina al confine con la Cina. Tre anni dopo, sono le unità militari russe ad essere ospitate da Pechino nella loro esercitazione nota come “Western-Interaction/2021”, organizzata nelle regioni più occidentali della Cina e in prossimità del confine con la Russia.

Ma al contrario delle precedenti, svoltesi in zone di terra interne dove la sovranità dei partecipanti è totale, “Northern-Interaction/2023” è la prima esercitazione congiunta (non solo tra Paesi, ma anche tra differenti forze armate) luogo in un tratto di mare con paesi coinvolti in dispute territoriali sia con la Russia (per quanto riguarda l’isola di Sakhalin) che la Cina (per la questione delle isole Senkaku). A tal proposito, un rappresentante delle autorità nipponiche ha dichiarato “Questo esercizio dimostra che ora ci troviamo di fronte a una minaccia su due fronti”.

Altre operazioni, seppur di minor portata, si erano svolte nella stessa area nell’ultimo periodo. Pattuglie congiunte di velivoli russi e cinesi avevano sorvolato lo spazio aereo sopra il mar del Giappone e il mar Cinese Orientale nel mese di giugno, causando il decollo di jet da combattimento coreani e giapponesi. È stata la sesta volta che i due paesi hanno effettuato pattugliamenti congiunti di bombardieri nell’area dal 2019.

“Northern-Interaction/2023” è un ulteriore passo nella cementificazione del nuovo corso diplomatico intrapreso da Pechino e Mosca. Mentre gli Stati Uniti cercano con scarso successo di superare l’impasse nel dialogo militare con la Cina, quest’ultima rafforza i suoi legami militari e geopolitici con la Russia, nell’ottica della creazione di un grande “blocco revisionista eurasiatico” (con una forte predominanza della componente asiatica su quella europea).

Nulla di particolarmente recente: qualche tempo prima dello scoppio del conflitto ucraino, il presidente russo Vladimir Putin e la sua controparte cinese Xi Jinping hanno dichiarato la loro intenzione di portare avanti una partnership “senza limiti” con l’obiettivo di contrastare l’influenza degli Stati Uniti. Partnership che nel futuro potrebbe trasformarsi in un abbraccio mortale.

Ma per il momento quest’ipotesi non sembra preoccupare il Cremlino, che continua il suo processo di sganciamento dall’Occidente. Poche ore dopo l’annuncio del ritiro di Mosca dall’accordo sul grano per “il non-rispetto dei termini strettamente riguardanti la Russia”, le forze armate russe hanno lanciato un attacco missilistico contro le infrastrutture del porto ucraino di Odessa, principale hub portuale da cui salpavano i cargo pieni di cereali ucraini. Un messaggio che trasmette l’intenzione della leadership moscovita di non tornare indietro sui propri passi.

Ivan Gren class ship russian navy

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