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“Come? Non sei su Facebook? E come fai per gestire i tuoi amici?”. La frase è usuale in questi tempi di reti sociali nel web. Uno spazio che è meno virtuale di quello che si pensa. Nel bene e nel male.
 
Si, perchè è nota la triste vicenda della giovane norvegese che ha conosciuto il suo assassino in Facebook. Si sono incontrati attraverso l’amico di un amico di un’amica tramite il portale, e lui l’ha ammazzata dopo una notte di balli e bevute a Londra.
 
Anche la condanna a tre anni di carcere per il giovane marocchino Fouad Mourtada, che aveva creato un profilo falso, sempre su Facebook, del principe Moulay Rachid, fratello del re Mohamed VI. E la discussione sulla diminuzione del 30% delle persone che visitano pagine pornografiche perchè si sono trasferite precisamente sulle reti Facebook e Myspace, tra le altre.
 
Però mentre le autorità militari di Canada e gli Stati Uniti consigliano ai soldati di mantenersi al margine di queste mode, perché i materiali pubblicati potrebbero essere utilizzati contro gli stessi membri dell’esercito, c’è chi trov soluzioni grazie a questi strumenti di Internet.
 
Dopo la seconda rapina nella sua casa in due anni, Jose Blanco, giornalista venezuelano, ha preferito non portare avanti la denuncia alla polizia. Non avrebbe ottenuto nessun risultato, come la prima volta, e stavolta non aveva tempo da perdere. In fin dei conti, aveva perso solo una McBook. Quasi nulla in confronto a tutti i suoi macchinari di produzione ed edizioni televisiva che gli avevano rubato nella prima “visita indesiderata” a casa sua.
 
Aveva annunciato il suo stato emozionale su Facebook, aveva scritto alla sua mailing list e aveva avvertito attraverso msn che un suo computer era in mani sconosciute, quindi attenzione… Dopo, si è messo a riflettere su chi poteva avere le sue cose e si è messo a navigare su internet. In un portale di vendite di oggetti usati Jose osservò cose curiosamente similare alle sue. Trafugate nelle due rapine. Tutti gli oggetti erano venduti dalla stessa persona.
 
Il primo impulso è stato contattare il venditore. Dopo, contattare qualche poliziotto per essere presente all’appuntamento. In quel modo, attraverso un amico di un’amica di un amico, Jose incontrò Edgar, membro della polizia del municipio corrispondente alla zona nella qualche c’era il negozio. Quello che è avvenuto dopo è stato una grossa operazione con tutte le forze dell’ordine.
 
Il finale dell’insolita storia, dove il “Facebook reale”, ovvero la rete di amici veri, danno più risultate di quanti ne diano le autorità di sicurezza, non poteva che essere annunciato via email: “Ho chiuso tutto il procedimento amministrativo e adesso sono a casa, con tutte le mie cose. Ringrazio chi mette buone idee nella nostra testa e tutti i buoni amici degli amici che ci aiutano affinchè le cose vadano bene. Grazie a tutti e attenzione per strada…”. E anche nel web.
 
 
 
Atención en la via…web
 
“¿Cómo? ¿No estás en Facebook? ¿Y cómo haces con tus amigos?”. La frase es usual en estos tiempos de redes sociales en la web. Un espacio que es menos virtual de lo que se cree. Para bien o para mal.
 
Porque sí, es conocida por todos la triste noticia de la joven noruega que conoció a su asesino en Facebook. Se encontraron a través del amigo de una amigo de una amiga en el portal y éste la asesinó después de una noche de bailes y copas en Londres.
 
También la condena a tres a años de cárcel para el joven marroquí Fouad Mourtada, que creó, siempre en Facebook, un perfil falso del príncipe Moulay Rachid, hermano del rey Mohamed VI. Y la discusión sobre la disminución de 30% de las personas que visitan páginas pornográficas porque se han desplazado precisamente a las redes de Facebook y Myspace, entre otros.
 
Pero mientras las autoridades militares de Canadá y Estados Unidos aconsejan a los soldados mantenerse al margen de estas modas, porque los datos publicados pueden ser utilizados para transformar en blanco a miembros del ejército, hay quien consigue una solución con estos instrumentos de Internet.
 
Tras el segundo robo de su casa en dos años, Jose Blanco, periodista venezolano, prefirió no llevar a cabo la formalización de la denuncia en la policía. No obtendría ningún resultado, como la primera vez, y en esta ocasión no tenía tiempo para perder. A fin de cuentas, había perdido solo una McBook. Casi nada en comparación a todo el equipo de producción y edición televisiva que le robaron en la primera “visita indeseada” en su casa.
 
Anunció su estado emocional por Facebook, escribió lo ocurrido a su mailing list y advirtió a través del msn que una computadora suya andaba por ahí, que mosca… Luego, se puso a reflexionar sobre quién podría tener sus cosas y empezó a navegar por internet. En un portal de venta de objetos usados Jose observó equipos curiosamente similar a los suyos. Perdidos en ambos robos. Todos las cosas las vendía la misma persona.
 
El primer impulsó fue contactar al vendedor. Luego, contactar a algún policia conocido para asistir a la cita. De ese modo, a través de un amigo de una amiga de un amigo, Jose encontró a Edgar, efectivo del municipio correspondiente a la zona donde se ubicaba el sospechoso negocio. Lo que siguió fue un gran operativo con todas las fuerzas del orden.
 
El final de la insólita historia, donde el Facebook real, es decir, la red de amigos verdaderos, no podía sino ser anunciado via emai: “Cerré todo el procedimiento administrativo y ahora estoy en casa, con todas mis cosas. Agradeciendo a quien nos pone buenas ideas en la cabeza y a todos los buenos amigos de los amigos nos ayudan a que las cosas salgan bien. Gracias a todos por su preocupación y cuidado en la acera…”. Y también en la web.
 

Attenzione per le strade... del web

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