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La visita della ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, in Cina si portava dietro il peso delle parole del presidente francese, Emmanuel Macron, che al ritorno dall’incontro con Xi Jinping si è attirato addosso le attenzioni del mondo per aver offerto dichiarazioni sull’equilibrio europeo nello scontro tra potenze Usa-Cina che sembravano troppo inclinate verso Pechino. Contesto molto delicato – tanto che voci maligne dai corridoi europei commentano come “provvidenziale” la positività da Covid dell’Alto rappresentante Josep Borrell, che avrebbe dovuto far tappa a Pechino in questi giorni, mentre era in rotta verso la ministeriale G7 aperta in Giappone.

Narrazioni e interessi

Baerbock era salita a bordo dell’aereo di stato tedesco che la portava a Tianjin, primo scalo della sua visita cinese (dove ha visitato il fornitore automobilistico Vitesco e una scuola in cui si insegna il tedesco), ripentendo le parole della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Anche lei ai giornalisti presenti alla conferenza stampa prima dell’imbarco aveva ribadito che la linea europea sulla Cina è articolata: partner, concorrente, rivale sistemico. “Questa è la bussola della politica europea per la Cina. Quale direzione prenderà l’ago in futuro dipende in parte dalla strada che sceglierà la Cina”, ha detto Baerbock prima della partenza. Una posizione condivisa nelle dichiarazioni con cui venerdì 14 aprile ha lasciato la Cina, avvertendo che una guerra nella regione avrebbe conseguenze disastrose per il mondo intero.

“Un’escalation militare nello Stretto di Taiwan, attraverso il quale transita ogni giorno il 50% del commercio mondiale, sarebbe uno scenario orribile per il mondo intero”, ha detto Baerbock durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo cinese Qin Gang a Pechino. Le osservazioni della leader del partito verde tedesco suggeriscono un distanziamento di Berlino dalle controverse osservazioni del presidente francese, sebbene la ministra abbia anche sottolineato la necessità e il valore di avere una visione europea. “L’onda d’urto di una simile crisi economica mondiale colpirebbe anche la Cina e la Germania in quanto nazioni commerciali speciali. Osserviamo quindi con grande preoccupazione le crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan”, ha detto Baerbock, usando il vettore mercantilistico per accedere a un argomento politico più delicato.

Il cinese Qin ha invece ribadito durante la conferenza stampa le priorità del Partito/Stato: “Taiwan è la Taiwan della Cina”, ha detto, prima di aggiungere che “i cittadini di entrambe le sponde dello stretto vogliono l’unità nazionale. Questo è il nostro interesse principale”. “Dobbiamo abbassare la tensione, evitare sfoghi verbali o provocazioni che possono solo alimentare la sfiducia”, ha invece detto Borrell in una dichiarazione rilasciata giovedì. La posizione dell’UE su Taiwan è “coerente e chiara” e “non è cambiata”, ha aggiunto, affermando che il blocco “rimane fondamentalmente impegnato nella politica dell’UE di una sola Cina”, che riconosce il governo cinese come “unico governo legale della Cina”, pur sviluppando aree di cooperazione con Taipei.

Cosa fare con Pechino?

Baerbock ha fatto ruotare buona parte delle sue dichiarazioni su un punto: da come la Cina intenderà utilizzare le sue capacità da potenza globale dipenderà il tipo di relazione con Berlino e con Bruxelles. D’altronde è stata anche ospite del Sesto Dialogo strategico sugli affari esteri e di sicurezza Cina-Germania, tenutosi a Pechino. La ministra ha inquadrato le relazioni secondo il prisma del pragmatismo, ossia traslando il comportamento cinese all’interno degli affari globali sul piano degli interessi tedeschi. E chiedendo a Pechino una sorta di responsabilità riguardo al ruolo che il leader Xi Jinping sta costruendosi. “È positivo che la Cina abbia segnalato il suo impegno per una soluzione [in Ucraina], ma devo dire francamente che mi chiedo perché la posizione cinese finora non includa una richiesta alla Russia aggressore di fermare la guerra”, ha per esempio detto Baerbock.

Durante la conferenza stampa, Qin ha invece usato costrutti retorici più o meno diretti per esortare la Germania a non essere troppo critica nella prossima strategia sulla Cina. Il documento di Berlino è previsto per la fine dell’anno: una prima bozza trapelata includeva un significativo irrigidimento della posizione tedesca nei confronti di Pechino. “Dovremmo evitare fraintendimenti strategici o valutazioni errate. Siamo partner, non avversari”, ha detto Qin ai giornalisti, secondo la traduzione. “Se sviluppate una strategia per la Cina, dovreste essere guidati dagli interessi dei nostri due Paesi”. Il ministro degli Esteri cinese ha esortato l’omologa tedesca ad agire con ragionevolezza ed evitare “tragedie storiche” – un commento che potrebbe essere inteso come una minaccia poco velata a Berlino, fa notare Politico.

Germania e Cina hanno tuttavia interesse a mantenere spazi di collaborazione, come chiaramente espresso nella visita di quattro mesi fa del cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Per Berlino, la sicurezza economica è un fattore chiave – e sarà quello che guiderà la futura strategia. I due Paesi sono leader globali nel campo delle tecnologie sostenibili/rinnovabili e prospettano un’espansione della cooperazione nel campo delle tecnologie verdi e della lotta contro la crisi climatica – punti di contatti per certi versi più accessibili. Ma si concentrano anche sul de-risking, concetto battuto fortemente da Bruxelles – ossia il distanziamento su fattori critici per la sicurezza.

Baerbock ha anche menzionato la connessione tra gli standard dei diritti umani e le implicazioni per la concorrenza economica (leale), facendo riferimento alla legislazione sulla catena di fornitura (“non solo rivolta alla Cina, ma a tutto il mondo”). Ha inoltre affermato che la difesa dei diritti umani è nell’interesse economico della Germania, sottolineando che Berlino sarebbe favorevole all’implementazione del report dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite sullo Xinjiang con l’Unhcr – definendo il rispetto dei lavoratori e delle minoranze una priorità per un Paese membro del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Non è poco, vista la sensibilità che certi argomenti hanno per il Partito/Stato.

(Foto dal profilo Instagram del ministero degli Esteri tedesco) 

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