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“L’Italia si è dimostrata, ancora una volta, un’alleata affidabile. E certamente Giorgia Meloni si è rivelata una solida roccia nel sostegno all’Ucraina”. A parlare è Jack Markell, nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia (qui il suo ritratto), nella prima intervista a un quotidiano da quando si è insediato e ha presentato le lettere credenziali, pubblicata dal Corriere della Sera all’indomani della telefonata tra leader, convocata dal presidente statunitense Joe Biden, al quale ha preso parte anche la presidente del Consiglio. Che “ha superato la prova del budino”: un anno fa la vittoria del centrodestra in Italia aveva suscitato preoccupazioni, oggi “i fatti abbiano dimostrato” quanto la relazione tra Washington e Roma sia rimasta “forte”. Lunedì era stato Larry Fink, numero uno di BlackRock, a promuovere l’esecutivo.

IL SOSTEGNO ALL’UCRAINA

Durante il colloquio di ieri Meloni, ha spiegato Palazzo Chigi, “ha confermato il continuo e convinto supporto” del governo italiano all’Ucraina “in ogni ambito finché sarà necessario e con l’obiettivo di raggiungere una pace giusta, duratura e complessiva”. E proprio dall’Ucraina parte Markell: “Italia e Stati Uniti condividono un impegno molto chiaro per chiedere conto delle loro azioni a [Vladimir] Putin e alla Russia, per essere sicuri che l’Ucraina abbia quello che occorre per difendersi. Tutto ciò è di straordinaria importanza perché se Putin dovesse avere successo, sarebbe incoraggiato, insieme ad altri leader, ad agire in violazione della Carta fondamentale dell’Onu e quindi a occupare, senza alcun diritto, territori di altri Stati”, ha dichiarato.

LA VITTORIA DI FICO

La Slovacchia, dove le elezioni sono state vinte dal populista di sinistra Robert Fico con slogan contro i migranti e contro gli aiuti a Kyiv, “è stata finora un importante alleato della Nato e noi crediamo che continueremo a lavorare insieme”, ha continuato. “Ma quando pensiamo alla Slovacchia o ad altri Paesi, dobbiamo ricordare che il presidente Biden ha messo insieme una coalizione molto forte. Inoltre ha appena dichiarato che noi staremo con l’Ucraina per tutto il tempo necessario. E la maggioranza dei parlamentari, compresa la leadership di democratici e repubblicani, ha affermato la stessa cosa”, ha aggiunto. Il presidente Biden è stato “molto netto e non saprei dirlo meglio di quanto abbia fatto il vostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, l’altro giorno a Kiev: non ci può essere pace, senza giustizia”, ha detto ancora.

LA VIA DELLA SETA

Quanto alla Via della Seta, altro dossier cruciali per gli Stati Uniti, Markell promette: “Sarà l’Italia a decidere che cosa fare di quel Memorandum”. Poi, però, prosegue sottolineando gli stessi dubbi espressi dal governo Meloni, deciso a non rinnovare quell’accordo e a rilanciare piuttosto il partenariato strategico globale con la Cina: “Osservo solo che le statistiche mostrano che non ha funzionato per niente. Anzi altri Paesi europei, nel frattempo, hanno registrato maggiori incrementi nel commercio con Pechino”.

IL DE-RISKING

Poi si è detto convinto che Paesi europei e gli Stati Uniti “siano d’accordo sulla necessità di diversificare alcune catene di approvvigionamento strategico”, sottolineando l’approccio transatlantico. “Per quanto ci riguarda”, ha spiegato, “osservo che persino nel documento sulla Strategia della Sicurezza nazionale sono indicate aree in cui si deve collaborare con la Cina. Dal cambiamento climatico alle pandemie. Problemi che nessuno può risolvere da solo. Poi esistono settori in cui siamo più competitivi”.

IL MEDITERRANEO

“Gli Stati Uniti capiscono molto bene la sfida sull’immigrazione che deve fronteggiare l’Italia”, ha risposto a una domanda sul Mediterraneo. “Ce l’abbiamo anche noi al confine meridionale. In realtà ci consultiamo ripetutamente con il vostro governo sia per quanto riguarda la Libia che la Tunisia. Condividiamo la ricerca di un percorso per risolvere la crisi in Libia. E abbiamo preso nota e siamo rimasti favorevolmente colpiti dall’energia che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sta mettendo in campo per coinvolgere i Paesi del Nord Africa e convincere il resto d’Europa che il tema dell’immigrazione non può ricadere sulle spalle di un solo Stato”, ha concluso.

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