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Salvare il rublo, costi quel che costi. Al Cremlino un agosto così se lo ricordano in pochi. La valuta russa è in caduta libera, dall’inizio dell’anno ha perso il 25% del suo valore. E non è ancora finita. Sì, la Banca centrale russa, come raccontato da Formiche.net, ci ha messo una pezza, alzando i tassi dall’8,5 al 12%, nella vana speranza di ridare un minimo di linfa al rublo. Il problema non è certo risolto, visto che il collasso della valuta dell’ex Urss è figlio di problemi ben più strutturali di quanto si creda.

Tanto per cominciare, l’industria russa, sotto sanzioni da un anno e mezzo, non riesce a soddisfare la domanda di tecnologie, macchinari e materiale bellico finanziata in deficit dal Cremlino. Con il prezzo del petrolio russo profondamente a sconto sulle quotazioni mondiali, la Russia esporta sempre meno e importa sempre di più. Tutto questo genera un deflusso di rubli e una forte domanda per valute estere. Punto secondo, la perdita di fiducia verso l’economia della Federazione. Dall’inizio del 2022 al maggio scorso i russi hanno aumentato i loro depositi bancari all’estero di 43 miliardi di dollari. Soprattutto gli esportatori non riportano il denaro in patria, dopo aver incassato le loro fatture nel resto del mondo.

Ora, non è dunque un caso se Vladimir Putin sia andato su tutte le furie e abbia convocato in queste ore una serie di riunioni d’emergenza per fare il punto della situazione. E capire, soprattutto, come impedire che il rublo venga declassata a moneta di serie B. Il capo del Cremlino avrebbe nel dettaglio incontrato, oltre al ministro dell’Economia, anche i rappresentanti dei governi locali, sparsi per l’immenso territorio russo. Ed è proprio in questa occasione che l’ex funzionario del Kgb che da oltre due decenni governa la Russia ha calato l’asso: una moneta formato digitale con la quale aggirare il campo minato delle sanzioni.

Attenzione, non è la prima volta che se ne parla, la Russia lavora da tempo alla creazione di una valuta virtuale emessa dallo Stato. Ma la presa di coscienza della crisi del rublo sembra aver dato la spinta finale. E così, in questi giorni Vtb, una delle maggiori banche russe, è diventato il primo istituto a testare con successo transazioni con rubli digitali nella sua applicazione mobile. In totale, anche altre dodici banche e 600 persone sono interessate da questa fase di prova, dettagliata la scorsa settimana dalla stessa Banca centrale russa.

In questa fase potranno effettuare pagamenti presso 30 punti vendita dislocati in 11 città del Paese. Alla fine, le operazioni saranno gratuite per i cittadini e con una commissione minima per le imprese. Ma, obiettivo dichiarato di Mosca è rendere più ermetico il proprio sistema finanziario e limitare l’impatto delle restrizioni internazionali. Una cosa però appare certa. Le altre economie non staranno a girarsi i pollici mentre Mosca si cuce su misura una moneta a prova di sanzioni. Anche l’Europa ha preso la sua rincorsa verso un euro formato virtuale, grazie anche alla spinta del futuro governatore di Bankitalia e attuale membro del board della Bce, Fabio Panetta.

Con la Russia in piena fase avanzata, non c’è un minuto da perdere. E l’Europa sta finalmente compiendo quel passo in avanti da tempo atteso: una moneta virtuale ma con pieno corso legale, che andrà ad affiancare quella più tradizionale, con l’obiettivo non dichiarato ma sotteso di rispondere alla sfida dello yuan digitale, il vero antagonista più che il rublo.

Regista dell’operazione che ha portato alla stesura del primo  quadro normativo per l’emissione di una moneta unica digitale, come detto, Panetta, che in questi ultimi due anni ha guidato e coordinato proprio quel team di lavoro e studio, presso la Bce, che ha prodotto una regolamentazione piuttosto dettagliata dell’euro digitale. In autunno Francoforte completerà l’indagine in corso sulle caratteristiche tecniche e sulle modalità di distribuzione dell’euro digitale; deciderà quindi se avviare una fase di preparazione, al fine di sviluppare e sperimentare la nuova moneta.

D’altronde la crescente dematerializzazione dei pagamenti, in particolare con l’ascesa dell’e-commerce, richiede da tempo la creazione di un euro elettronico, per rendere la moneta unica in grado di competere con le criptovalute o versioni digitali di valute estere. Per questo l’Eurotower ha avviato una fase di studio nel luglio 2021 per fornire le sue monete e banconote in formato elettronico dal 2027 o 2028. A questo punto, il progetto di testo verrà sottoposto ai Paesi membri, sperando in una pronta approvazione.

La Russia gioca la carta del rublo digitale per salvarsi

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