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Come la sicurezza nel continente africano può essere garantita da un concerto di forze e strategie? Impedire altre tensioni, come ad esempio in Sudan, e quindi investire per una stagione di pace, è possibile grazie a strumenti di soft power come il Piano Mattei? E ancora, in che modo l’Europa deve ricalibrare positivamente la propria visione dell’Africa evitando che altri super players possano prendere il sopravvento, come accaduto con Cina e brigata Wagner? Di questo e di altro hanno discusso con Martha Ama Akyaa Pobee, vicesegretario generale dell’Onu con delega proprio all’Africa e alle politiche per il mantenimento della pace, i componenti della delegazione parlamentare italiana, guidata dal vicepresidente della commissione esteri/difesa del Senato Roberto Menia, in questi giorni a New York per presenziare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un’occasione significativa per mettere a fuoco i dossier più importanti e garantire l’impegno italiano in un continente sempre più nevralgico anche per le dinamiche euromediterranee.

Piano Mattei e Italia globale

Pace e sviluppo procedono parallelamente, spiega a Formiche.net il senatore Menia raggiunto telefonicamente a New York. La vicesegretaria ha prima illustrato alla delegazione le aree di crisi interessate da guerre e conflitti, per poi fare una serie di apprezzamenti per lo storico impegno italiano di peacekeeping a cui si somma lo sforzo profuso con le politiche del Piano Mattei. “È stato un incontro altamente produttivo nella doppia ottica rappresentata dal punto di caduta delle politiche messe in atto dal governo Meloni: ovvero il Piano Mattei e il quadro complessivo di un’Italia globale. L’ultimo rapporto redatto dal Most Neglected Crises sulle emergenze umanitarie più invisibili al mondo al primo posto cita proprio le nazioni africane. Mi chiedo come mai alcune di queste crisi mondiali siano sottovalutate, mentre altre no. Spetta dunque alla politica trovare il filo geopolitico delle azioni da intraprendere e l’Italia tramite le molteplici iniziative messe in campo con il Piano Mattei sta recitando un ruolo primario. Penso alle collaborazioni avviate con i primi Paesi-obiettivo sulle tracce che rappresentano la spina dorsale del Piano, ovvero acqua, formazione, agricoltura, energia, infrastrutture, salute. Ma penso anche ai nuovi paesi che sono entrati di diritto nel cono di interesse del governo italiano e che hanno fatto lievitare a 14 il numero delle Nazioni interessate”.

E aggiunge: “La strategia italiana nel settore euromediterraneo e in modo particolare in Africa sta raccogliendo sempre più interesse a livello internazionale e non solo dai Paesi del continente coinvolti. Mi riferisco agli intrecci con il progetto europeo Global Gateway, alle analisi di istituzioni mondiali come il G7, il Fmi, la Bce, l’Ue, l’Unione Africana e la Banca africana di Sviluppo. Ma anche a partnesrhip mirate con soggetti di primaria rilevanza mondiale come gli Emirati Arabi Uniti. Lo ha ben evidenziato Giorgia Meloni nel suo intervento al Palazzo di Vetro che a differenza di altri attori, l’Italia non nutre secondi fini in Africa, ovvero non mira a sfruttare il Continente africano per le ricchissime materie prime che possiede. Piuttosto auspica che l’Africa prosperi in maniera autonoma così dando una prospettiva ai suoi cittadini anche grazie a governi stabili”.

Il ruolo di Pobee

In modo particolare spicca la situazione in Sud Sudan, dove secondo l’Onu sono in grave aumento le esecuzioni sommarie da parte di tutte le parti in conflitto. Da menzionare tra i più gravi, così come ha ricordato la vicesegretaria Pobee, l’attacco portato lo scorso aprile da parte delle Rsf contro l’assedio di El Fasher e altrove nel Darfur settentrionale, che ha causato almeno 527 morti. La sua opinione è che la situazione umanitaria e di sicurezza del Sud Sudan è notevolmente peggiorata e che i precedenti progressi nel processo di pace sono stati ampiamente erosi da marzo, richiamando così l’attenzione della comunità internazionale impegnata in questa fase su Ucraina e Medio Oriente.

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