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Si dice comunemente che l’estate dovrebbe portare un po’ di tranquillità. Finito l’attivismo del mese di luglio, quasi tutti praticamente si riposano almeno qualche giorno, hanno tempo per se stessi, magari riflettono e si calmano. Niente affatto! Vana speranza.

L’abitudine in Italia è ormai da decenni quella di utilizzare la pausa agostana per far uscire le peggiori cattiverie e falsità, forse a causa di una serenità che evidentemente non si sa più dov’è e non si riesce certo a trovare nelle mura di casa o in villeggiatura. O forse semplicemente perché vi sono molti problemi politici che restano irrisolti e che non è con pochi giorni di riposo che si riesca a far traslocare nella ragionevolezza.

Ebbene, al di là dei singoli scandali veri, finti o presunti su cui è meglio sorvolare, quanto emerso dalla stampa di sinistra nelle ultime settimane è una brutta piega. Da un lato l’acrimonia con cui viene gestito, specialmente dal Pd, il fondamentale ruolo di opposizione al governo, ma, dall’altro, lo spauracchio di un autunno caldo che edifica barricate sulle questioni sociali e sulle vertenze del lavoro, temi agganciati soprattutto ad un movimentismo illogico che nulla prepara di positivo per tutti noi.

A inquietare non è tanto lo sforzo dell’opposizione di edulcorare unità, nascondendo divisioni insormontabili, tra finti e poco larghi campi di alleanza, ma i temi stessi che vengono rubricati in agenda. Contestare va bene, l’opposizione deve farlo, ma bisogna saper scegliere i giusti bersagli, altrimenti si rischia di impallinare se stessi e gli altri.

Continuare a muovere accuse fanatiche e preconcette, senza il minimo di strategia, incalzando la maggioranza su ciò in cui non è criticabile – aumento della produzione, diminuzione della disoccupazione, crollo dell’immigrazione clandestina, tagli di spesa, ricezione delle rate del Pnrr – non ha molto senso. È inutile fare una guerra che è già persa dall’inizio, senza neanche dover assecondare strani maestri orientali comunque poco ascoltati.

Insomma che l’opposizione sia, ma anche che sia un tantino più utile ai cittadini: questo è il primo punto.

D’altronde, in politica ciascuno deve fare le proprie scelte e si ha l’incontrovertibile diritto di sbagliare come si vuole, essendo in definitiva poi gli elettori a dare il giudizio finale.

Cosa ben diversa invece è quando, con gradi diversi di responsabilità e di consapevolezza, si comincia ad incitare, a legittimare e talvolta perfino ad esortare azioni illegali individuali e collettive. Questo no, proprio non è concesso a nessuno.

Dire, come accade sempre più spesso dall’estrema e dalla moderata sinistra, che occupare case sia compiere atti illegali che però non sarebbero tali per il fine nobile che si vorrebbe ottenere, affermare che la mancanza di alloggi popolari o le disfunzioni amministrative per avere equamente una dimora giustifichino l’occupazione della proprietà privata, contemplata come pilastro giuridico dalla Costituzione e dall’intera civiltà occidentale… costituisce un fatto pericolosissimo da non trascurare affatto.

Ma come, dopo vent’anni di lotta al pericoloso fuorilegge Berlusconi, dopo ottant’anni che si grida allo scandalo di una destra pericolosa ed eversiva, ecco che adesso ritorna l’idea del fine che giustifica i mezzi, della direzione illuminata della storia che detterebbe le condizioni a qualcuno per spingersi come un profeta fuori dalla legalità con esiti arrischiati e banditeschi.

Diciamolo con chiarezza: occupare case è vietato dalla legge; esasperare gli scioperi violenti senza autorizzazioni è un atto delinquenziale, spingere per ragioni pseudo-umanitarie all’immigrazione clandestina è un sostegno alla schiavitù. Punto.

Tutto si poteva sperare di scongiurare nel presente meno la presenza di una sinistra che, dopo essere stata al potere per decenni con la sola missione di comandare, pavoneggiandosi a paladina dello Stato democratico e delle istituzioni repubblicane, adesso, pur di trovare un ruolo che non riesce ad avere, spingesse le masse a contrapporsi allo Stato e alla legge, perché il destino storico dell’umanità lo darebbe proprio a loro, affidando magari proprio all’attuale classe dirigente progressista la missione di essere i nuovi baluardi illuministi di un futuro migliore.

Ma via! Non è questione di regole: esse possono essere seguite, ed è meglio, o non seguite, ed è peggio; è questione di legge, e con la legge non si scherza. La proprietà privata e la tutela dell’integrità del territorio nazionale sono principi fondativi della legalità naturale e costituzionale dei popoli. Perciò non si deve verbalmente incitare o giustificare per nessuno scopo, immaginato o sognato, alla loro trasgressione.

L’Italia non ha bisogno di caricarsi sulle spalle strane fatalità ispirate da novelli interpreti post-marxisti del materialismo dialettico, ma di garantire legge, ordine, disciplina, produttività, lavoro per il progresso personale, famigliare e comunitario della nostra vita civile.

La verità è che, dopo anni di finzioni istituzionali, la sinistra è tornata alle origini rivoluzionarie di sempre, che tante ferite hanno inferto alla nostra memoria storica collettiva, senza produrre altro che odio, violenza e barbarie.

E forse in casi di tale gravità anche il Quirinale, sempre assiduo garante assoluto della legalità costituzionale, potrebbe farsi sentire.

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La proprietà privata e la tutela dell’integrità del territorio nazionale sono principi fondativi della legalità naturale e costituzionale dei popoli. Perciò non si deve verbalmente incitare o giustificare per nessuno scopo, immaginato o sognato, alla loro trasgressione. L’opinione di Benedetto Ippolito

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