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Sul dossier Tunisia gli Stati Uniti condividono la preoccupazione di Italia e Ue, al contempo apprezzano il lavoro svolto fino a questo momento da Giorgia Meloni. Le parole del segretario di Stato Usa Antony Blinken, impegnato nel vertice con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, offrono una spinta al viaggio strutturato di domenica scorsa a Tunisi e aggiungono un altro elemento al dibattito in seno al Fondo monetario internazionale per la concessione della tranche di prestiti che impedisca il default del Paese.

Sul punto Blinken è stato chiaro, quando ha spiegato che “il varo delle riforme chieste dall’Fmi per sbloccare il prestito di 1,9 miliardi di dollari è una decisione sovrana” della Tunisia, confermando ulteriormente come dopo il lavoro preparatorio dell’occidente, a questo punto sia necessaria una presa di coscienza di Saied. Accanto a ciò, spicca la considerazione che lo sforzo di Roma e Bruxelles rappresenta un “primo passo”.

Un primo passo a cui il governo di Roma farà seguire una costate attenzione, materializzatasi nella strategia pragmatica, come osservato dallo stesso Tajani in riferimento all’accordo tra le autorità di Tunisi e il Fmi. “Dobbiamo essere pragmatici e avviare una interlocuzione con le autorità tunisine per raggiungere un accordo per il quale anche la posizione degli Stati Uniti è molto importante. Lavoreremo con i nostri partner europei e statunitensi per raggiungere questo risultato, combattendo contro le immigrazioni illegali e il terrorismo”, ha concluso il vicepremier (che ha modificato il suo programma di visite negli Usa per rientrare in tempo per i funerali di Stato di Silvio Berlusconi).

Passaggio ribadito, poche ore prima, dall’ambasciatore dell’Unione europea Marcus Cornaro, quando ha osservato che la missione di von der Leyen, Meloni e Rutte “conferma sostegno al più alto livello”. Il riferimento è, evidentemente, alla cosiddetta road map che inglobi al proprio interno i cinque macro punti di azione: ovvero interventi nei settori economico, commerciale, infrastrutturale, degli investimenti e della creazione di posti di lavoro. Il tutto sotto l’ombrello rappresentato dal dossier energetico che, grazie all’interconnessione elettrica di Elmed, può offrire un gancio oggettivo alla ripresa del Paese. Il nodo, a questo punto, verte la ricerca della formula migliore per ridurre i debiti interni, per cui si torna nuovamente al tipo di risposta che offrirà Saied.

L’Italia nel primo semestre 2022 è diventato il primo partner commerciale della Tunisia, scavalcando la Francia, anche per questa ragione si registra l’appello di alcune aziende italiane del settore dei minerali contro alcune decisioni definite anticoncorrenziali, come un dazio da 30 euro per ogni tonnellata di sabbia, che comportano il rischio di licenziamento per mille dipendenti, senza sottacere il coinvolgimento di intere filiere produttive del che vanno dal vetro alla ceramica. Un’altra partita, parallela, che andrà giocata con la medesima attenzione posta nella visita strutturata di domenica scorsa, quando per la prima volta si è verificata non una generica presa di coscienza del problema, come in passato, ma la plastica raffigurazione di un asse preciso tra Bruxelles e Roma.

Blinken condivide la linea di Roma e Bruxelles sulla Tunisia. Ma ora tocca a Saied

Il segretario di stato americano dopo il vertice con Tajani: “Il varo delle riforme chieste dal Fmi per sbloccare il prestito di 1,9 miliardi di dollari è una decisione sovrana. Il lavoro di Meloni? Apprezzato”. Tajani: “Serve pragmatismo”

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