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La Federazione Russa e la Repubblica Islamica dell’Iran stanno proseguendo con i piani di costruire una fabbrica di droni in territorio russo. La notizia, riportata dal Wall Street Journal, mostra la crescente e sempre più stretta collaborazione militare, e non solo, tra i due Paesi sottoposti a rigide sanzioni internazionali.

Teheran ha già fornito alla Russia centinaia di droni che Mosca ha utilizzato in Ucraina. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di veicoli suicidi senza pilota contenenti piccole quantità di esplosivo che detona al momento dell’impatto sull’obiettivo, come nel caso dello Shahed-136. Dal lato russo, le forze armate di Mosca stanno addestrando piloti iraniani all’utilizzo di jet russi, secondo la Casa Bianca, con l’intenzione di inviare questi aerei nel prossimo futuro.

Al momento i due Paesi starebbero lavorando a un drone più veloce che possa bucare più facilmente le difese aeree ucraine. Lo Shahed-136 è un drone lento e rumoroso e pertanto relativamente facile da individuare e abbattere. L’Ucraina ne avrebbe abbattuti circa 550 dall’inizio della guerra, secondo le forze armate di Kiev. Mosca e Teheran vorrebbero dunque sviluppare un modello più veloce dotato di maggiore autonomia.

A inizio gennaio una delegazione iraniana ha visitato un potenziale sito industriale vicino a Elabuga, nel Tatarstan, nell’ottica di costruire una linea di produzione che possa sfornare almeno seimila droni nel 2024. La delegazione sarebbe stata composta da figure già oggetto di sanzioni statunitensi, come il capo della Forza Aerospaziale delle Guardie della Rivoluzione Islamica, generale Abdollah Mehrabi, e il ceo della Quds Aviation Industry, Ghassem Damavandiand. Entrambi sono considerati due soggetti chiave nella cooperazione sui droni tra Iran e Russia.

I due Paesi continuano ad approfondire i rapporti su vari fronti. Oltre ai droni esiste la possibilità, per ora non verificatasi, che Teheran fornisca a Mosca missili balistici. Invece sul lato economico, come raccontato da Formiche.net, Russia e Iran hanno recentemente connesso i propri sistemi di messaggistica e di pagamento bancari consentendo ai prestatori russi di condurre transazioni con gli iraniani. Entrambi i Paesi sono stati estromessi dal sistema di pagamenti internazionale Swift, Mosca nel 2022 e Teheran nel 2012.

Nel frattempo l’Ucraina teme una nuova offensiva russa nelle prossime settimane che abbia l’obiettivo di conquistare il territorio rimanente del Donbass. Diversi analisti fanno notare che la Federazione ha ora avuto modo di addestrare centinaia di migliaia di soldati che potrebbero rivelarsi molto più efficaci delle reclute riversate sul fronte in fretta e furia lo scorso anno. Inoltre l’attacco avverrebbe molto prima che l’equipaggiamento occidentale di cui si è molto parlato nelle ultime settimane – i carri Leopard ma non solo – possa essere efficacemente dispiegato sul campo di battaglia.

Dunque un aiuto occidentale tempestivo è necessario all’Ucraina per sopravvivere. A questo si lega il fatto che la Repubblica Popolare Cinese sta di fatto aiutando Mosca a proseguire il conflitto. Un’indagine condotta dal Wall Street Journal sui registri doganali della Federazione ha mostrato come le aziende cinesi del settore difesa stanno inviando alle controparti russe oggetto di sanzioni una varietà di materiale bellico. Da apparecchiature di navigazione a tecnologia di disturbo delle comunicazioni, fino a componenti di aerei. Queste sono solo alcune delle decine di migliaia di spedizioni di componenti dual use che la Russia è riuscita a importare dopo l’invasione.

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Prosegue l’abbraccio sempre più stretto tra Mosca e Teheran, fra progetti di droni iraniani costruiti su territorio russo e unione dei sistemi di pagamento alternativi allo Swift. Le armi occidentali all’Ucraina più urgenti che mai e il sostegno cinese allo sforzo bellico del Cremlino

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