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Si è tenuta prima di Natale la XV Conferenza degli Ambasciatori: un appuntamento ormai tradizionale, non fine a se stesso per l’intento di celebrare una classe di funzionari pubblici, ma orientato a fare il punto sulle sfide che i diplomatici devono affrontare e il continuo cambiamento subito dal loro ruolo. Il ruolo delle “feluche” è cambiato notevolmente nel corso degli ultimi anni, acquistando anche una centralità che alla fine del secolo scorso sarebbe stata inaspettata. Se negli anni Novanta si parlava di “fine della storia”, con un mondo che sembrava ormai “piatto” e avviato a relazioni internazionali sempre più pacifiche con la presenza di un’unica superpotenza, oggi la situazione è ben diversa. In particolare, gli eventi degli ultimi tre anni – dalla pandemia alla guerra in Ucraina – hanno contribuito ad aumentare la frammentazione internazionale, a livello geopolitico ed economico, e con essa le tensioni tra potenze. Ecco perché è necessario che i diplomatici acquistino nuova rilevanza in un mondo che è in continuo mutamento e dove le sfide internazionali non sono più le stesse di alcuni decenni fa.

Alcuni tratti decisivi del dinamismo e delle trasformazioni della figura dell’ambasciatore sono stati delineati durante la Conferenza dall’intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Nel suo discorso, Mantovano ha messo un accento particolare sulla questione della sicurezza, da intendere a tutto tondo: a partire certamente dagli aspetti più “tradizionali” (pensiamo ad esempio al dibattito in corso sulla necessità di una Difesa comune europea), ma estendendola anche a nuovi ambiti.

La cybersecurity senz’altro, che si sta imponendo sempre più come una “guerra combattuta con altri mezzi”; e, più di recente, la sicurezza economica che negli ultimi anni ha fatto scoppiare conflitti di natura commerciale tra le principali potenze. Non solo tra Stati Uniti e Cina rispetto alla competizione per la leadership tecnologica attraverso la produzione di semiconduttori; ma potenzialmente anche tra USA ed Unione Europea, con quest’ultima che non ha gradito la potenza di fuoco di sussidi messa in campo da Washington attraverso l’Inflation Reduction Act.

Insomma, se Papa Francesco ha parlato di una “terza guerra mondiale a pezzi” per l’aumento della conflittualità a livello globale, crescono anche i timori per una “fine della globalizzazione” con il ritorno di pratiche protezionistiche. Infine, anche il tema della diplomazia culturale sta diventando sempre più importante nel mondo di oggi per veicolare interessi nazionali attraverso il soft power che l’Italia, attraverso il proprio primato storico e artistico, non faticherebbe a imporre.

Ecco perché, sulla scia di questi trend che riportano al centro la figura dei diplomatici, in Italia potrebbero essere finalmente maturi i tempi per la creazione di un nuovo ruolo, quello del Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Tale figura, modellata sull’esempio degli Stati Uniti, potrebbe essere utile al nostro Paese ed essere ricoperta proprio da un ambasciatore per la crescente pervasività dell’ambiente internazionale e per la capacità di raccordare questa funzione con le altre che svolgono un ruolo chiave ai livelli più alti dell’amministrazione.

Il National Security Council italiano risponderebbe direttamente al Presidente del Consiglio assicurando dunque una vicinanza immediata all’esecuzione con una rapida capacità di intervento laddove richiesto. Per affrontare le nuove sfide poste dall’ambiente internazionale servono anche nuovi strumenti: questa proposta potrebbe andare nella direzione di rafforzare la proiezione e l’autorevolezza italiana a livello globale.

È il momento di un Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Scrive Castellaneta

Il sottosegretario Mantovano ha messo l’accento sulla sicurezza da concepire a tutto tondo, dagli aspetti più “tradizionali” alla cybersecurity, fino alla sicurezza economica che fa scoppiare conflitti di natura commerciale. Ecco perché in Italia sono finalmente maturi i tempi per la creazione di un National Security Council, che risponda direttamente al Presidente del Consiglio, idealmente guidato da un ambasciatore. La proposta di Giovanni Castellaneta

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