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Nel pieno della pandemia, le immagini di papa Francesco che, solo in una piazza San Pietro deserta, si raccoglieva in preghiera per tutta l’umanità atterrita dal Covid fecero il giro del mondo. Era là, e il messaggio del pontefice divenne un simbolo di speranza rivolto a tutta l’umanità. Ora, quel messaggio è destinato a superare le barriere terrestri per raggiungere l’orbita, per diventare un messaggio rivolto all’intero pianeta. È l’obiettivo del progetto Spei Satelles, letteralmente “custode della speranza” (ma anche satellite della speranza, data la stessa origine etimologica), la missione spaziale frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale italiana e la Santa Sede che verrà lanciata entro l’estate.

La missione

“Un connubio tra fede e tecnologia per nutrire la speranza in un futuro migliore”. Così ha definito il programma il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia, raccontando i dettagli della missione. Il lancio è previsto per il 10 giugno prossimo dalla base americana di Vandenberg, da dove supererà l’atmosfera a bordo di un Falcon 9 di SpaceX, per essere poi posto in orbita da un carrier satellitare sviluppato, realizzato e gestito dall’azienda italiana D-Orbit. All’interno di un CubeSat 3U SpeiSat, progettato e costruito in tempi record dai giovani studenti del Politecnico di Torino sotto la guida della professoressa Sabrina Corpino, sarà ospitato un nanobook, una lastra di silicio delle dimensioni di due millimetri quadrati per uno spessore di 0,2 millimetri, in cui è stato inciso il testo del volume “Perché avete paura? non avete ancora fede”, nel quale nel 2021 vennero riportare le parole e le immagini più importanti dell’evento. Una edizione mini del libro è già stata depositata, nel 2022, presso lo Svalbard Seed Volt, la banca dei semi che funge come rete di sicurezza per preservare la diversità delle colture nel mondo.

La collaborazione Asi-Vaticano

A coordinare il progetto è stato il dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, guidato dal segretario, monsignor Lucio Adrian Ruiz, che ha collaborato con il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Istituto di fotonica e nanotecnologie (che si è occupato della miniaturizzazione del testo) e naturalmente l’Agenzia spaziale italiana. Come spiegato da Saccoccia, “la Santa Sede ha chiesto all’Agenzia di aiutarla ad individuare e realizzare una soluzione che consentisse alle parole di speranza del Santo Padre di oltrepassare i confini terrestri” con lo scopo di raggiungere, dallo spazio, il maggior numero di persone sul pianeta. “Per noi – ha raccontato ancora il presidente dell’Asi – abituati a vedere nello spazio il luogo privilegiato dal quale osservare il mondo e comunicare con esso senza confini, è stato semplice immaginare una soluzione per offrire ali al messaggio del Santo Padre”.

Il contributo dei giovani

Un programma, Spei Satelles, “realizzato e gestito dai giovani, i primi destinatari del messaggio di fiducia che Papa Francesco volle offrire al mondo”. Oltre al nanobook, infatti, sul satellite sarà presente anche la strumentazione di bordo necessaria per guidarlo da Terra e un trasmettitore radio, che permetterà di trasmettere a Terra frasi desunte dal Magistero Pontificio che hanno a tema la speranza e la pace. Inoltre, attraverso il sito della missione, sarà possibile, per tutti coloro che desiderano farsi rendere partecipi, iscrivere il proprio nome in un chip che verrà inserito all’interno del satellite.

L’Asi porta in orbita le parole di speranza del papa. La missione Spei Satelles

Di Giulia Missarelli

Presentata la missione Spei Satelles, realizzata dalla Santa Sede insieme all’Agenzia spaziale italiana, che porterà in orbita le immagini e le parole della Statio Orbis del 27 marzo del 2020, quanto il pontefice, raccolto in preghiera in una piazza San Pietro deserta nel pieno della pandemia, lanciò un messaggio di in tutto il mondo

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