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Ha il piglio determinato della gente del Nord. Trevigiano di nascita, Carlo Nordio è il nuovo ministro della Giustizia. Nato nel 1947, è entrato in magistratura nel 1977. Gli anni in cui in Italia infuriavano scontri politici a suon di piombo. È stato procuratore aggiunto a Venezia e si occupò dello scandalo legato al Mose. La sua carriera è stata consacrata negli anni ‘80. Agli atti rimangono le sue inchieste legate al terrorismo rosso e ai sequestri di persona. Anche nell’ambito dell’inchiesta Mani Pulite, si distinse occupandosi del troncone legato alle cooperative Rosse.

Magistrato senz’altro controcorrente. Anzi, le correnti del sistema giudiziario, proprio non le digerisce. Idem dicasi per le logiche che da questo sistema traggono origine. Tant’è che, in occasione dei referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali, si fece promotore del comitato del sì. Va ricordato che, tra i quesiti referendari, c’era anche quello legato alla separazione delle carriere. Tema, quest’ultimo, piuttosto pruriginoso per la categoria e profondamente avversato in particolare dall’Anm. La sua produzione letteraria è piuttosto vasta. Ha scritto infatti otto libri, tutti legati alla sua professione e ai problemi della giustizia in Italia. L’ultimo, in ordine di tempo, è “Giustizia. Ultimo atto. Da Tangentopoli al crollo della magistratura” (Guerini e Associati).

Ma arriviamo all’impegno politico. All’inizio dei Duemila, Nordio è stato consulente della Commissione Parlamentare per il terrorismo e le stragi e presidente della Commissione per la riforma del codice penale e, dal 2018, è componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Einaudi. Volto e voce cara in particolare a Fratelli d’Italia, molto probabilmente per le sua battaglie sul versante della Giustizia, Nordio è stato inserito, proprio dai meloniani, come candidato alla presidenza della Repubblica. Candidato nel collegio trevigiano alla Camera, è stato eletto proprio tra le file di Fratelli d’Italia.

L’assegnazione a Nordio del dicastero della Giustizia, fin da quando è stata ventilata, ha fatto discutere. Eppure, stando a quanto riferito dal quotidiano il Dubbio, “l’approccio della magistratura è stato dialogante e pacato”. “Il fatto che, dopo aver accennato alla reintroduzione dell’immunità, abbia precisato che non è parte del suo programma – spiega un magistrato al quotidiano del Consiglio nazionale forense – dimostra che le riforme saranno una sintesi fra le sue idee e quelle di Fratelli d’Italia”.

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