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In Europa e soprattutto in Italia la Tunisia è tornata al centro del dibattito politico. La crisi economica che sta colpendo il paese potrebbe trasformarsi per noi in una nuova crisi migratoria.

Il premier Giorgia Meloni ha posto per prima il tema della Tunisia. Ha spiegato al termine del Consiglio Europeo del 24 marzo che “forse non tutti sono consapevoli dei rischi che si stanno correndo rispetto alla vicenda tunisina. C’è la necessità di sostenere la stabilità di una nazione che ha forti problemi finanziari e se non dovessimo affrontare quei problemi rischia di scatenare un’ondata migratoria senza precedenti”.

Per i tunisini il futuro non sembra roseo. La Tunisia potrebbe non ottenere un prestito dal Fondo monetario internazionale (Fmi) necessario a salvarsi. Prima ancora la Banca mondiale ha sospeso, fino a nuovo avviso, le discussioni di partenariato e futura cooperazione per il periodo tra il 2023 e il 2027. Questo dopo le dichiarazioni del presidente Kais Saied considerate razziste nei confronti degli immigrati irregolari provenienti dai paesi dell’Africa sub-sahariana.

Ciò che non si sa però in Europa è che, mentre l’Italia conduce un lavoro diplomatico con l’Fmi per trovare un accordo e salvare l’economia tunisina, la popolazione del paese Nord africano è alle prese con un’altra crisi altrettanto grave e che i cui riflessi ugualmente si vedranno da noi sotto forma di nuovi flussi migratori.

Si tratta della siccità. Si registra una crisi idrica senza precedenti che sta colpendo la Tunisia. A dare l’allarme è il deputato tunisino eletto ad Hammamet, Yassine Mami, il quale a Formiche.net ha confermato l’avvio di piani di razionamento dell’acqua in vaste aree del suo Paese già da cinque giorni.

In particolare l’acqua potabile è stata tagliata in zone turistiche famose, come la sua Hammamet, ma anche nelle aree rurali dell’entroterra, come quella di Nabeul.

Mami ha detto di aver contattato i funzionari della compagnia idrica nazionale per informarsi sulla questione. Gli addetti gli hanno assicurato che il motivo dell’interruzione non era dovuto a lavori o problemi nella distribuzione. Il problema è alla fonte perché è l’azienda stessa che ha dovuto avviare il razionamento per la mancanza di acqua.

La Tunisia è infatti minacciata dalla siccità che si fa sentire già in questo periodo primaverile e che non può che peggiorare in vista dell’estate.

Senza l’intervento di questo politico la popolazione oltre ad essere stata lasciata senza acqua era stata tenuta anche all’oscuro delle cause di questa crisi idrica. Al termine della sua indagine, il deputato ha denunciato la mancata informazione ai residenti di quanto stava accadendo. La mancata spiegazione dei motivi e della durata dell’interruzione di acqua risiede nella gravità della situazione.

Yassine Mami

“Molte strutture di base non possono svolgere le loro attività senza l’acqua potabile. Nonostante questo non ci vengono date informazioni”, ha denunciato il parlamentare.

I rapporti ufficiali indicano che la riserva idrica nelle dighe tunisine non ha superato, fino al mese di marzo 2023, i 734 milioni di metri cubi, ovvero un tasso di pienezza che non supera il 31 per cento di tutte le dighe del Paese. Questo in un momento in cui la media nazionale dell’acqua è stata negli ultimi tre anni di 1.263 milioni di metri cubi. Si registra quindi una carenza di riserve idriche di circa 529 milioni di metri cubi.

La quantità di acqua disponibile oggi nelle dighe del nord della Tunisia, che rappresenta la spina dorsale dell’acqua in Tunisia, è di 671 milioni di metri cubi, che rappresenta un tasso di riempimento che non supera il 37 per cento.

Secondo la classificazione delle Nazioni Unite, i Paesi in cui la quota pro capite di acqua è inferiore a 1.000 metri cubi annui sono Paesi che soffrono di scarsità di risorse idriche, mentre quelli in cui la quota pro capite è inferiore a 500 metri cubi all’anno sono paesi al di sotto della soglia di povertà idrica.

Per il sesto anno consecutivo la Tunisia sta assistendo a una siccità senza precedenti. A cui si aggiungono un aumento significativo delle temperature e un forte calo delle precipitazioni. Cosa che ha ormai messo le dighe in una situazione disastrosa.

Il problema non riguarda però solo la Tunisia ma anche gli altri paesi arabi. La Lega araba ha rinnovato il suo appello a fare più attenzione sulla situazione idrica araba, i cui indicatori stanno assistendo a un allarmante deterioramento. In un comunicato diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, ha affermato che quasi 370 milioni di cittadini arabi soffrono ancora di scarsità d’acqua.

In Tunisia la crisi idrica precede quella economica

Mentre in Europa e in Italia è alta la preoccupazione per un crollo dell’economia tunisina, nel paese nordafricano da giorni intere zone sono senza acqua. L’allarme a Formiche.net del deputato tunisino eletto ad Hammamet, Yassine Mami

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