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“Laura Boldrini e Roberto Fico hanno continuato, da presidenti della Camera, a portare avanti le loro convinzioni personali. Che non corrispondevano a quelle di larga parte degli italiani. Scandalizzarsi per l’elezione di Lorenzo Fontana è davvero un’assurdità inaccettabile”. Suona come una sentenza senza appello. Le parole di Calogero Mannino, ex ministro e punta di diamante della Democrazia Cristiana, sono scandite con la lucidità di chi solca il mare della politica con lucido spirito critico. “Maggioranza e opposizione hanno problemi grossi al loro interno, ma qui siamo di fronte a qualcosa che ha un rilievo costituzionale”.

Mannino, che Fontana fosse un personaggio divisivo era abbastanza evidente. 

Sì, ma Fontana ha tutto il diritto di sedere sullo scranno della terza carica dello Stato. Senz’altro è un cattolico integralista ma questo non giustifica gli attacchi che sta ricevendo. Lui, ora, rappresenta le istituzioni. La XIX legislatura si è aperta con un caos generalizzato tra le forze politiche ma non è ammissibile che il confronto – talora aspro tra due punti di vista opposti – ceda il passo alla delegittimazione reciproca.

C’è già chi agita, dopo la consacrazione di Fontana e La Russa alla carica di presidente del Senato, l’allarme democratico. 

Un’altra pazzia. Questa legislatura è la rappresentazione, dopo anni, della volontà popolare. Non si può parlare di allarme per la democrazia. Non solo: se l’opposizione vuole, legittimamente, mettere in difficoltà la maggioranza, lo deve fare sui temi programmatici e politici (Ucraina, recessione e politiche energetiche). Non agitando spettri che non ci sono. Dopo le elezioni dei due presidenti di Camera e Senato è come se avessimo assistito a una Santa Inquisizione, con tanto di striscioni in aula.

La maggioranza, tuttavia, non sembra molto compatta. Che idea si è fatto dello scontro tra Berlusconi e Meloni?

Era naturale che accadesse. D’altra parte, in questo nuovo centrodestra, è venuto meno il ruolo politico che Berlusconi ha esercitato da trent’anni a questa parte. Ma al di là di questo inizio burrascoso, prevedo che i problemi per questa maggioranza si registreranno più che altro a livello europeo e in politica estera. Il conflitto in Ucraina ha profondamente inciso sui rapporti tra Meloni e Berlusconi.

In che termini?

Salvini, ad esempio, deve prendere atto che non può continuare a rimanere esterno al perimetro del partito popolare europeo. E, in una certa misura, i sui elettori glie l’hanno fatto capire il 25 settembre scorso, facendolo rovinare sotto il 10%. Sono finiti i tempi del partito di lotta e di governo. Anche perché, uno dei suoi, dovrà andare a Bruxelles e negoziare gli interessi degli italiani.

E Giorgia Meloni?

La sua è stata una mossa molto più prudente e furba. Essere a capo dei conservatori europei, ora, le conferisce un’opportunità anche a livello internazionale: può dare un contributo notevole all’alleanza con liberali e popolari.

Anche il Pd non naviga propriamente in buone acque. 

Sono meravigliato da come Letta ha condotto la campagna elettorale: è riuscito a dissipare il patrimonio e la credibilità che il partito era riuscito a riavere, sostenendo convintamente il governo Draghi.

Perché il Pd non riesce a trovare la rotta?

Perché è ancora schiavo dell’eterno braccio di ferro tra ex comunisti ed ex democristiani. Questo peraltro impedisce al Pd di fare quella sana opposizione che serve in un paese democratico. Penso che non sia uno scandalo che dopo tanti anni il Pd vada all’opposizione. Anzi, penso sia salutare.

Lo scontro con Berlusconi fisiologico. Ora Meloni ha un'occasione (europea). Parla Mannino

“In questo nuovo centrodestra è venuto meno il ruolo politico che il leader di Forza Italia ha esercitato da trent’anni a questa parte. Ma al di là di questo inizio burrascoso, prevedo che i problemi per questa maggioranza si registreranno più che altro a livello europeo”. Intervista all’ex ministro Dc Calogero Mannino

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