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Lo sganciamento degli Stati Uniti dall’architettura di sicurezza europea sembra procedere in modo costante. Washington ha infatti informato gli alleati della Nato che le sue forze armate non parteciperanno alle future esercitazioni militari in Europa, ad eccezione di quelle già pianificate per il 2025 che invece verranno condotte come già stabilito. La notizia, riportata dalla testata svedese Expressen, rappresenta un ulteriore segnale della volontà dell’amministrazione Trump di ridefinire il ruolo di Washington all’interno dell’alleanza atlantica. Secondo Expressen, la decisione statunitense potrebbe essere legata all’intenzione di ridurre la spesa militare in Europa, per poter riallocare così risorse verso l’Indo-Pacifico per contrastare l’influenza della Cina.

Ma questa non è l’unica Parallelamente, il quotidiano britannico The Telegraph ha riferito che il presidente Trump sta valutando il riposizionamento delle truppe americane dalla Germania all’Ungheria. Attualmente, la Germania ospita circa 35.000 militari statunitensi, che costituiscono una componente significativa della presenza statunitense in Europa. Inoltre, l’inquilino della Casa Bianca sembra essere molto propenso a ridisegnare l’impegno nella Nato in modo da favorire i Paesi membri con spese di difesa più elevate, ad esempio valutando la possibilità di dare priorità alle esercitazioni militari con i Paesi membri che spendono la percentuale stabilita del Pil.

Inoltre, venerdì Trump ha ribadito nuovamente (come aveva già fatto in passato) che gli Stati Uniti potrebbero non difendere gli alleati della Nato che non rispettano l’obiettivo di spesa. “Quando sono arrivato alla Nato, al mio primo incontro, ho notato che le persone non stavano pagando i loro conti, e ho detto che avrei dovuto aspettare fino al mio secondo incontro. E l’ho fatto. Ho sollevato la questione e ho detto: ‘Se non pagate le bollette, non parteciperemo. Non vi proteggeremo’. E quando l’ho detto, non appena l’hanno detto, è stato incredibile come i soldi siano arrivati, i soldi siano arrivati, e ora hanno i soldi. Ma anche adesso non è abbastanza. Dovrebbero pagare di più” sono le parole pronunciate dal presidente Usa.

La questione tuttavia non si limita al puro aspetto economico: dietro le “spiegazioni” di carattere finanziario c’è anche una forte componente politica. In seguito all’insediamento dell’amministrazione Trump, si è aperta una nuova fase nel rapporto tra gli Stati Uniti ed i suoi partner europei (Ucraina compresa), dove la distanza tra le due sponde dell’Atlantico sembra essersi accresciuta, tanto sul piano economico che su quello politico e securitario. L’orientamento dell’attuale leadership americana ha infatti destato preoccupazione tra gli alleati europei, molti dei quali hanno iniziato a prepararsi per un futuro in cui la sicurezza continentale dipenda meno dagli Stati Uniti. L’Unione Europea ha già approvato un piano di spesa per la difesa che potrebbe ammontare a 800 miliardi di euro, segnando un importante passo verso una maggiore autonomia strategica.

Se gli alleati degli Stati Uniti diventano convinti di non poter più fare affidamento su Washington, si affretteranno a colmare questo vuoto, aveva scritto l’anno scorso Moritz Graefrath, post-doctoral fellow in sicurezza e politica estera presso il Global Research Institute di William & Mary, in un articolo su War on the Rocks. Un simile sviluppo non sembra essere così irrealizzabile: secondo diversi analisti le potenze europee avrebbero tutte le capacità economico-organizzative necessarie a sopperire ad un eventuale sganciamento americano. Ad essere decisiva sarebbe, casomai, la volontà politica necessaria per portare avanti un simile processo, che nella sua realizzazione sarebbe tutt’altro che semplice. Ma gli sviluppi registrati negli ultimi giorni sembrano suggerire che l’Europa potrebbe essere pronta a compiere questo “passo storico”.

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