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C’è la volontà di alcuni regimi tra loro alleati di disarticolare l’attuale ordine mondiale, non usando soltanto il potere economico come per esempio fa la Cina, ma anche usando la violenza e la guerra come nel caso della Russia. Lo dice a Formiche.net l’eurodeputato di Ecr/FdI Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori, a proposito dell’evoluzione del dossier Ucraina, dove accanto alle intenzioni diplomatiche e ai termini di un eventuale accordo che comprenda terre rare, confini e ricostruzione, si staglia la presenza cinese come alleato fondamentale per Mosca. Il vertice Sco lo dimostra ampiamente.

Al di là dei vertici e dei volenterosi, sull’Ucraina gioca un ruolo primario il sostegno cinese alla Russia. Come fermarlo?

Purtroppo l’intesa sino-russa poggia su una base comune che è la scomposizione dell’ordine internazionale dopo la caduta del muro di Berlino e questo naturalmente rende difficile disarticolare tale rapporto. Ci avevamo sperato nel momento in cui la Russia aveva intrapreso un percorso di democratizzazione. Quel percorso è stato parallelo ad un avvicinamento all’Occidente della Russia e quindi ad un allontanamento dalla Cina. Ma quando quel percorso si è fermato, si è tornati per l’appunto ad una situazione pre-1989.

Che fare dunque?

Noi possiamo oggi difendere le nostre idee, i nostri valori, i nostri principi: né più né meno quello che ci ha portato a vincere la cosiddetta guerra fredda. Abbiamo rappresentato un modello attrattivo sul piano ideale ed economico e dobbiamo farlo di nuovo. Per questo secondo me dovremmo rivedere anche alcuni errori compiuti, sia di qua che di là dell’Oceano Atlantico.

Ovvero?

In Europa ci siamo auto-danneggiati sul piano della competitività economica mentre dall’altra parte dell’Oceano Atlantico la politica dei dazi, applicata senza avere ben chiaro chi sono gli amici e chi sono i nemici, è un errore. Per cui ci troviamo in uno scenario nuovo in cui è necessario prendere coscienza di quello che sta accadendo, perché ho la sensazione che tanta parte dell’opinione pubblica e della politica occidentale non l’abbia fatto. C’è la volontà di alcuni regimi tra loro alleati di disarticolare l’attuale ordine mondiale, non usando soltanto il potere economico, come per esempio fa la Cina, ma anche usando la violenza e la guerra come nel caso della Russia.

Oggi una portavoce della Commissione europea durante il briefing quotidiano ha detto che “il sostegno cinese alla Russia influenza negativamente le nostre relazioni”. Come le relazioni con Pechino degli stati membri (si prenda la Francia) possono intrecciarsi con il ruolo che Xi sta giocando negli equilibri bellici?

Bisogna avere relazioni con tutti perché è sempre utile avere un atteggiamento pragmatico e lucido. Però non possiamo far finta di non vedere che esiste un asse formato dalla Cina, dalla Russia, ma anche dalla Corea del Nord e dall’Iran, il cosiddetto quartetto del caos, che ha un atteggiamento estremamente ostile nei nostri confronti. Credo che non si possa far finta che non sia così, non serve a nulla chiudere gli occhi o dar loro le spalle, non può essere quella la soluzione. Piuttosto va affrontata con lucidità la situazione senza inutili derive propagandistiche o demagogiche, ma avendo consapevolezza di uno scenario che è molto delicato.

Il possibile consenso sulle garanzie sicurezza come emerso dall’incontro tra Vladimir Putin e Robert Fico, è la strada maestra?

Sì, è nei fatti la proposta italiana e credo sia l’unico spiraglio possibile in questo momento per arrivare alla fine del conflitto, ma dobbiamo anche essere realisti su un altro punto.

Quale?

La sensazione è che Putin cerchi ancora di spostare sempre più in là la fine di quella che lui chiama operazione militare: in qualche modo prende tempo perché evidentemente i suoi obiettivi militari li ritiene ancora non raggiunti. È un’amara constatazione, dopo che la Corea del Nord lo ha aiutato fisicamente con migliaia di suoi soldati. La Russia è sostenuta da altri partner perché questo conflitto russo ucraino, evidentemente, viene ritenuto funzionale al sovvertimento dell’ordine mondiale.

Le sanzioni hanno senso quando il 99% del mondo le prende”, ha detto il ministro della difesa Guido Crosetto. Come convincere chi non le applica a cambiare registro?

I rapporti diplomatici e geopolitici sono sempre l’incontro di interessi diversi, quindi va creato un ecosistema favorevole. Io ritengo che abbia senso il cosiddetto friendshoring di cui si parlava fino a pochi anni fa. Ovvero privilegiare rapporti economici, diplomatici, culturali e geopolitici in generale fra nazioni che condividono gli stessi valori, gli stessi principi. Ciò farebbe compiere il primo passo, cioè compattare. Di contro mi auguro che venga valorizzata l’alleanza con un soggetto estremamente interessante come l’India. Oltre che per un fatto demografico, è attualmente la nazione più popolosa del mondo, è anche una democrazia, per quanto diversa dalla nostra con un sistema culturale religioso diverso dal nostro, ma che ha dimostrato di essere facilmente dialogante con il nostro. Quel rapporto andrebbe favorito, migliorato e curato con maggiore attenzione anziché boicottarlo in maniera poco intelligente.

È la Cina la chiave del puzzle ucraino. Procaccini spiega perché

“Non possiamo far finta di non vedere che esiste un asse formato dalla Cina, dalla Russia, ma anche dalla Corea del Nord e dall’Iran, il cosiddetto quartetto del caos, che ha un atteggiamento estremamente ostile nei confronti dell’Occidente”. Conversazione con il co-presidente del gruppo dei Conservatori di Ecr, Nicola Procaccini

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