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Il Global Combat Air Programme, progetto annunciato a inizio mese dai governi di Giappone, Italia e Regno Unito per lo sviluppo dell’aereo da caccia di nuova generazione entro il 2035, “unirà” i vantaggi tecnologici accumulati dai tre Paesi e “condividerà i rischi e i costi di sviluppo”, spiega il ministero della Difesa giapponese interpellato da Formiche.net.

Il Giappone ha accumulato competenze tecnologiche attraverso lo sviluppo di caccia F-2 e X-2 di e del motore XF-9, per citare alcuni esempi. Il Regno e l’Italia l’hanno fatto con lo sviluppo congiunto dell’Eurofighter Typhoon e con la partecipazione all’F-35 Joint Strike Fighter a guida statunitense. Progetti in cui hanno avuto un ruolo centrale la giapponese Mitsubishi Heavy Industries, l’italiana Leonardo e la britannica BAE Systems. La fusione tra le ricerche condotte dal Giappone sul jet F-X e da Italia e Regno Unito sul Tempest (assieme alla Svezia, che però almeno per ora non partecipa al programma recentemente annunciato) è una quelle questioni centrale del progetto. “I tre Paesi hanno concordato di sviluppare una piattaforma comune basata sui risultati dell’analisi congiunta sul grado di comunanza dei velivoli”, spiega il ministero della Difesa giapponese. “I dettagli delle specifiche saranno decisi man mano che il lavoro di progettazione procederà tra i tre Paesi. In ogni caso, la piattaforma comune sarà sviluppata mettendo insieme i vantaggi tecnologici di ciascun Paese e condividendo il più possibile i costi e i rischi di sviluppo”, aggiunge.

Il programma Gcap “è stato progettato tenendo i nostri alleati e partner al centro della nostra attenzione”, si leggeva nella dichiarazione di inizio dicembre. “La futura interoperabilità con gli Stati Uniti, con la Nato e con i nostri partner in Europa, nell’Indo-Pacifico e a livello globale si riflette nel nome che abbiamo scelto per il nostro programma. Questo concetto sarà al centro del suo sviluppo. Condividiamo l’ambizione di rendere questo velivolo il fulcro di un più ampio sistema di combattimento aereo che opererà in molteplici ambiti”, concludeva la nota.

“Riteniamo che i vantaggi dello sviluppo congiunto internazionale, come l’aumento del numero di velivoli prodotti rispetto allo sviluppo indipendente, contribuiranno a mantenere e rafforzare la produzione e le basi tecnologiche della difesa giapponese”, spiega ancora il ministro rispondendo a una domanda sul coinvolgimento nel progetto di due Paesi europei e uno asiatico. D’altronde, ormai è chiaro che “la sicurezza dell’Euro-Atlantico e dell’Indo-Pacifico sono indivisibili”, come ha dichiarato il premier britannico Rishi Sunak presentando il progetto.

La nuova Strategia di sicurezza nazionale presentata a metà mese dal governo giapponese tocca un aspetto cruciale: le norme sul trasferimento di attrezzature e tecnologie per la difesa, come i “Tre principi sul trasferimento di attrezzature e tecnologie per la difesa” e le relative “Linee guida per l’attuazione”. Il governo ha annunciato che sarà presa in considerazione la revisione di tali norme al fine di promuovere un trasferimento agevole di attrezzature e tecnologie per la difesa e lo sviluppo congiunto internazionale in un’ampia gamma di settori. “Anche se al momento ci asteniamo dal pronunciarci sul contenuto specifico di questa considerazione”, il ministro della Difesa giapponese “lavorerà fermamente in questa direzione insieme ai ministeri competenti”, conclude il dipartimento da Formiche.net.

Verso il jet di nuova generazione. Il Gcap secondo la Difesa giapponese

Il piano “unirà” i vantaggi tecnologici accumulati anche da Regno Unito e Italia per convivere rischi e costi, spiega il dipartimento interpellato da Formiche.net. Ecco perché l’intesa è anche politica

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