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Da parecchi mesi Washington e Mosca si scambiano comunicazioni private sulle conseguenze che seguirebbero all’uso di un’arma nucleare da parte russa. Secondo funzionari del Dipartimento di Stato, come riporta il Washington Post, i messaggi sottolineano ciò che il presidente Biden ha espresso pubblicamente. L’amministrazione statunitense ha deciso di mantenere vaghi gli avvertimenti sulle conseguenze di un attacco per far sì che la Federazione Russa si preoccupi di quale potrebbe essere la risposta, secondo il principio dell’“ambiguità strategica”.

La questione si inserisce nel quadro drammatico della guerra in Ucraina nel quale Mosca sembra tentare di consolidare le posizioni raggiunte fin qui salvando il salvabile dopo la disastrosa fuga di fronte all’avanzata di Kiev. A questo scopo il Cremlino sta sventolando più del solito lo spauracchio nucleare, anche se non è mai chiaro quanto questo sia solamente un’arma negoziale.

Giovedì il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo Dmitry Medvedev ha affermato che i territori dell’Ucraina orientale saranno inglobati in Russia, una volta completati i referendum. Per difendere quelle terre da un eventuale attacco la Russia sarebbe in grado di utilizzare non solo le forze recentemente mobilitate, ma “qualsiasi arma, comprese quelle nucleari strategiche e quelle che utilizzano nuovi principi tecnologici”, riferendosi alle armi ipersoniche.

Il commento ha fatto da seguito al precedente discorso di Putin alla nazione in cui il capo del Cremlino aveva affermato che la Russia avrebbe incorporato ufficialmente le regioni che considera parte del proprio territorio nazionale. I funzionari statunitensi hanno sottolineato che questa non è la prima minaccia di usare armi nucleari dall’inizio della guerra. Tuttavia, hanno precisato che non vi è alcuna indicazione che Mosca stia spostando le sue armi nucleari in preparazione di un attacco imminente.

Mentre le precedenti dichiarazioni del Cremlino sembravano avere lo scopo di mettere in guardia gli Stati Uniti e i loro alleati dall’andare troppo oltre nell’aiutare l’Ucraina, i timori derivano dal fatto che le dichiarazioni della leadership russa sono più precise rispetto alle minacce precedenti, e arrivano in un momento di difficoltà sul campo di battaglia.

Per Daryl Kimball, direttore della Arms Control Association, i commenti più recenti di Putin ci dicono che la Russia sta considerando l’uso di un’arma nucleare sul campo di battaglia per congelare i risultati ottenuti e metter Kiev e i suoi sostenitori di fronte al fatto compiuto. “Ciò di cui dobbiamo renderci conto è che questo è l’episodio più grave di minaccia di uso da decenni” ha proseguito Kimball. “Le conseguenze di una cosiddetta ‘guerra nucleare limitata’ sarebbero assolutamente catastrofiche“.

CBS News ha mandato in onda un’intervista al presidente Biden, durante la quale egli non ha voluto rispondere alle domande sulle modalità di risposta degli Stati Uniti a un attacco russo, limitandosi a dire che la reazione sarebbe “consequenziale”. Il problema è più sottile di quanto non sembri. L’Ucraina non è un alleato formale di Washington, e una risposta militare diretta degli Usa contro la Russia rischierebbe di allargare il conflitto a uno scontro tra le due maggiori potenze nucleari, cosa che l’amministrazione Biden ha cercato di evitare fin da febbraio.

Un’opzione avanzata da alcuni analisti, come ad esempio Matthew Kroenig dell’Atlantic Council (che ha parlato con Formiche.net nei giorni scorsi), è che di fronte all’uso di armi nucleari tattiche sul campo, gli Stati Uniti reagiscano con attacchi di forze convenzionali contro le singole basi russe che hanno lanciato quelle testate. Secondo Kroenig, questa sarebbe una risposta calibrata, per dare il messaggio di un’azione limitata. Ma anche questa proposta vedrebbe l’opposizione di quanti a Washington si oppongono al rischio di una guerra su larga scala con la Federazione Russa.

Il Cremlino usa la minaccia nucleare come leva negoziale, e i leader coinvolti nel conflitto non cercano certo soluzioni estreme. Questi scenari apocalittici sono una partita che si sta giocando sulla pelle del popolo ucraino, e potrebbero compromettere il futuro del resto d’Europa domani.

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Intervistato sul tema il presidente Biden ha scelto l’ambiguità strategica. La situazione è delicata, ma fino a che punto Mosca è disposta a usare l’arsenale atomico come leva negoziale? E se usasse le testate nucleari tattiche, quale reazione sarebbe “consequenziale” e “proporzionata”?

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