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Tra i lavori preparatori del disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025″ compare il documento C.643 – Tab.14 – Stato di previsione del ministero della Cultura per l’anno finanziario 2023 e per il triennio 2023-2025 Disegno di legge presentato il 29 novembre 2022.

Come ogni stato di previsione, il documento citato esprime, nel linguaggio universale dei “costi”, gli andamenti attesi, per il triennio 2023 – 2025, del funzionamento ministeriale per il prossimo triennio.

Si tratta, pertanto, di un documento che, pur presentando una dimensione più prettamente contabile, riflette in ogni caso una dimensione che è di natura più propriamente politica e, almeno in parte, le dimensioni che acquisiscono un carattere prioritario per il prossimo triennio.

Raccontare nel dettaglio quanto indicato nel documento esula dagli intenti di questa riflessione che, invece, si concentra piuttosto su dimensioni di natura più generica e, in un certo senso, macroscopica.

Adottando questo approccio, la riflessione non può che esordire con quanto riportato alla Sezione 2 – Priorità di Intervento dell’Amministrazione e, più nel dettaglio, quanto indicato alla sottosezione 2.2: Priorità politiche dell’amministrazione espresse nell’Atto di indirizzo: “L’Atto di indirizzo con il quale l’On. Ministro individua le priorità politiche da perseguire nel prossimo triennio è in fase di definizione.”

È bene sottolineare che tale annotazione non rappresenta un’eccezione assoluta, per quanto non si possa tuttavia descrivere come “prassi” (molti dicasteri, all’interno dei propri Piani, riportano le priorità politiche dettate dai rispettivi ministri).

Per quanto sia dunque possibile pubblicare un documento programmatico triennale senza che lo stesso preveda degli indirizzi di natura politica, non si può non sottolineare come tali indirizzi, in ambito culturale, acquisiscano una ancor maggiore rilevanza che rispetto ad altri dicasteri, il cui funzionamento e le cui priorità sono più propriamente dettate da esigenze di natura tecnica.

In assenza di un indirizzo politico, vengono a sostegno gli indirizzi di natura generale dell’amministrazione che, tuttavia, tendono ad essere molto simili, nella forma e nella sostanza, a generiche dichiarazioni di intenti, demandando gli aspetti più concreti alla lettura delle previsioni economiche per competenza e per cassa.

Si pensi, ad esempio, al tenore generale di queste affermazioni, riportate nella Sezione 2.1 del documento, recante Obiettivi e Indirizzi generali di interesse dell’Amministrazione: “Permane, quindi, l’obiettivo sostanziale dell’Amministrazione di perseguire il rilancio della cultura, con interventi tesi sia alla tutela del patrimonio sia alla promozione della sua fruibilità quale elemento fondante della identità nazionale, indispensabile volano economico, fonte di benessere psico-fisico per i beneficiari. Perdura il consistente intervento del Mic finalizzato al rilancio delle industrie culturali. Tutto ciò sarà possibile utilizzando in maniera efficace e virtuosa l’ammontare delle risorse disponibili, garantendo funzionalità operativa e coniugando la tutela del bene culturale con la sua conservazione, valorizzazione e fruizione, in coerenza con l’articolo 9 della Costituzione. È compito, quindi, del Mic mettere in campo tutte le azioni necessarie per sostenere i settori della cultura e delle imprese creative.”

Si pensi, ancora, ad affermazioni come quella in cui l’amministrazione, individua come “obiettivo primario per il Mic” quello di “porre il rilancio della cultura al centro della programmazione della gestione e dello sviluppo del territorio nazionale, assicurando adeguati livelli di tutela e conservazione del patrimonio e favorendo, al contempo, la crescita sociale, occupazionale ed economica.”

Andando invece ai numeri, sono due le dimensioni che attirano principalmente l’attenzione: il generale andamento decrescente delle risorse tra il 2023 e il 2025 e la composizione delle risorse tra i differenti programmi di azione del ministero.

Con riferimento al primo punto, è da notare che la maggior parte dei Programmi riporta un andamento decrescente sia nel rapporto 2024 sul 2023, sia per quello 2025 su 2024, eccezion fatta per alcune attività, che rimangono pressoché stabili nel triennio (come ad esempio il Programma di Indirizzo Politico, che passa dai 10.118.032 euro del 2023 al 10.200.907 euro del 2025.

Con riferimento invece alla composizione, spiccano i ruoli di alcuni programmi della Missione: 1 – Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici e, più nel dettaglio, il Programma: 1.1 – Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo dal vivo, e il Programma: 1.11 – Sostegno, valorizzazione e tutela del settore cinema e audiovisivo, che rappresentano i programmi più corposi per tutto il periodo considerato e che, uniti, rappresentano, rispettivamente, il 42% della Missione nel 2023, il 43% nel 2024 e il 44% nel 2025.

Così come è da notare come il Programma: 1.10 – Tutela e promozione dell’arte e dell’architettura contemporanea e delle periferie urbane, rappresenti, per ognuno degli anni considerati, circa il 7 per mille dell’intera missione.

Non è possibile, ad oggi, valutare se e in che misura, queste condizioni siano “quanto ereditato”, o quanto invece riflettano una visione politica del ministro. Né è possibile, al netto di dichiarazioni di stampo più prettamente giornalistico, comprendere se l’intento del ministero sarà quello di apportare delle modifiche allo stato dell’arte, intervenendo con più o meno incisività su alcune tematiche rispetto ad altre.

Di fatto è necessario però prendere atto che la cultura necessita, nel nostro Paese più che mai, di una visione chiara, in grado di esprimere le priorità in modo puntuale, senza ricorrere ad osservazioni generiche circa l’importanza della cultura nella nostra economia.

È importante, per tutti, comprendere se questo governo intende favorire il patrimonio o la creatività contemporanea, se intende investire nella valorizzazione degli archivi o delle biblioteche o se invece intende destinare gran parte delle proprie attività alla dimensione dello spettacolo.

Perché sulla base delle scelte del ministero varieranno, di conseguenza, anche molti comportamenti aggregati legati al mondo dell’imprenditoria attiva, direttamente ed indirettamente, nei settori di intervento del ministero.

Perché le dichiarazioni pubbliche devono avere un carattere anche concreto ed economico-contabile, così come i documenti di natura economico-contabile devono necessariamente riflettere una visione che sia anche politica.

Queste due dimensioni dovranno cooperare, integrarsi e fondersi l’una sull’altra.

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È necessario prendere atto che la cultura necessita, nel nostro Paese più che mai, di una visione chiara, in grado di esprimere le priorità in modo puntuale. Il commento di Stefano Monti, partner di Monti&Taft

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