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Le Nazioni Unite garanti della sicurezza della centrale atomica di Zaporizhzhia; Mosca pronta, secondo la Cnn, a un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky. La situazione è in movimento e a quasi sei mesi dall’invasione da parte della Russia dell’Ucraina per la prima volta le speranze prevalgono sui timori.

I corrispondenti dalla Turchia della Cnn, citando fonti del governo di Ankara, affermano che il Cremlino avrebbe cambiato posizione ed ammorbidito le condizioni in merito a un incontro tra i due leader.

Artefice della possibile svolta del conflitto, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che ha incontrato a Leopoli il segretario generale delle Nazioni Unite, Antònio Guterres, e il presidente Volodymyr Zelensky e oltre ad incardinare verso controlli e garanzie internazionali la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia, avrebbe posto le basi per un difficilissimo avvio di trattative fra Mosca e Kiev, come già fatto in precedenza per lo sblocco del grano ucraino.

Da astuto protagonista dei rapporti fra Putin, l’Onu, l’Europa, la Nato e il Medio Oriente, Erdogan sta tesaurizzando il ruolo di mediatore unico mediatore fra le posizioni contrapposte e dopo avere incassato illimitate forniture energetiche russe, che stanno risollevando la critica situazione economica della Turchia, ha cominciato a sfruttare militarmente le posizioni di forza e a mettere in sicurezza i confini meridionali e col tacito assenso di Mosca sta procedendo ad un ampio allargamento territoriale occupando parte dei territori curdi della Siria.

Nonostante il riserbo, la rapida evoluzione del contesto internazionale del conflitto russo – ucraino sarebbe stato concordato nell’incontro del 5 agosto a Sochi fra Putin ed Erdogan. Un eventuale successo della mediazione turca rappresenterebbe un enorme successo per Erdogan e sancirebbe la centralità del suo ruolo fra l’Europa, la Russia, il nord Africa e il Medio Oriente.

Fra le varie ipotesi, gli analisti includono anche quella della constatazione al Cremlino della insostenibilità complessiva, militare ed economica, per la Russia di una guerra di lunga durata all’Ucraina. Un conflitto aggravato dalla continua guerriglia alle spalle delle truppe russe che hanno occupato il Donbass e le altre regioni ucraine.

Scenario aggravato anche dalla perdita di influenza di Mosca nelle repubbliche centrasiatiche post-sovietiche: Kirghizstan Tagikistan e Uzbekistan. Che assieme alla Mongolia e al Pakistan partecipano alle inedite e clamorose esercitazioni militari congiunte con le forze armate degli Stati Uniti. Un accerchiamento strategico che il Cremlino tenta di mimetizzare organizzando analoghe esercitazioni con la Cina.

Con il compromesso sul grano e quello probabile sulla neutralità della centrale di Zaporizhzhia, Mosca sancirebbe di fatto una tregua non dichiarata imponendo lo status quo militare in modo di riorganizzare l’armata e procedere alle annessioni forzate delle regioni occupate. Scenari che non tengono conto dell’orgoglio e del coraggio del popolo ucraino. Sul lungo fronte di guerra fra il Donbass e Charkiv si assiste infatti ad un crescente effetto rimbalzo, più che una vera e propria controffensiva, che moltiplica gli sforzi della strategia difensiva della resistenza ucraina all’invasione russa.

Un rimbalzo determinato da una maggiore efficienza delle truppe di Kiev nella risposta agli attacchi dei reparti corazzati di Mosca e nella sistematica capacità di distruggere gli arsenali russi nelle retrovie della Crimea.

Attacchi che hanno provocato l’immediata sostituzione da parte del Cremlino del comandante della flotta russa del Mar Nero, Igor Osipov con l’ammiraglio Viktor Sokolov.

Già ora, in attesa di verificare le speranze degli ultimi sviluppi della mediazione turca, la capacità di contrasto della resistenza ucraina nei confronti di un esercito decine di volte più potente, viene studiata per la sua efficacia dagli esperti di strategia militare e lo sarà ancor di più dagli storici al termine del conflitto. Con un paragone niente affatto esagerato con l’altra battaglia di civiltà dell’eroica resistenza dei 300 spartani di Leonida alle Termopili.

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