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Facile accanirsi contro la Germania matrigna, rea di rompere le righe quando è il momento di restare uniti. Le cose, però, stanno diversamente, l’Italia dovrebbe smetterla di piangersi addosso e dare sempre la colpa a Berlino. Sì, il tetto al prezzo del gas è ancora latitante nonostante il pressing di Roma in sponda con una Commissione più flessibile. E sì, l’emissione di debito comune per finanziare il contrasto ai rincari delle bollette potrebbe funzionare.

Però, dice non senza sarcasmo a Formiche.net Stefano Micossi, economista per 23 anni alla guida di Assonime (l’associazione delle spa italiane), è proprio l’impostazione che non funziona: come a dire, basta scaricare sulla Germania i mali e le frustrazioni italiane. L’agognato price cap forse vedrà la luce, un accordo si troverà, forse al ribasso, ma nel mentre non è possibile caricare delle proprie croci altri Paesi.

“Chiariamo un punto, il tetto al prezzo del gas è la soluzione più semplice, perché non costa, ma è difficilissimo farlo. E l’Italia non sa come farlo. Questo crea tensione interna, la quale si scarica all’estero, magari prendendosela con i tedeschi. L’accordo alla fine si farà, ma non porterà in dote un prezzo fisso al gas. Perché questo vorrebbe dire fare del razionamento, dire chi consuma e quanto consuma ed eventualmente distribuire delle quote”, spiega Micossi. “Provo fastidio per questa campagna contro la Germania, la quale sta facendo esattamente quello che facciamo noi. Vorrei ricordare che abbiamo messo tre punti di Pil per il sostegno alle famiglie e le imprese. Loro hanno una situazione molto più severa della nostra e per questo di punti di Pil ne hanno messi cinque. Non mi pare, in tutta franchezza, una differenza enorme”.

Micossi va oltre. “La vuol sapere poi una cosa? All’Italia conviene che l’industria tedesca non collassi, perché la nostra manifattura dipende dall’industria della Germania. Il compromesso che l’Italia sogna non è il Sacro Graal, semmai si potrà trovare un accordo su delle quantità minime di gas e sul relativo prezzo. Io dico, stiamo calmi e non spariamo sempre a zero sull’Europa e la Germania”. E che dire di un altro niet teutonico, stavolta in merito all’emissione di debito comunitario per fronteggiare la crisi energetica? Micossi non si discosta dalla sua idea. “Il meccanismo è poco chiaro, detto questo a Berlino hanno paura per la situazione delle finanze pubbliche italiane, non lo scopriamo oggi. Paolo Gentiloni e Thierry Btreton hanno avuto un’idea intelligente, quello di uno strumento simile al Sure (il veicolo pandemico per sostenere le imprese e pagare la Cig ai lavoratori, ndr). Non è impossibile da realizzare, ma come ho detto, pagare i sostegni con debiti comune è difficile. I tedeschi temono che gli venga scaricato addosso il debito italiano”.

L’economista, già membro del board di Unicredit, dice la sua sulla recente presa di posizione di Confindustria contro parte del programma economico del centrodestra, tra flat tax e pensioni. “Bonomi ha detto bene, una delle più belle uscite di sempre. Non mi pare il caso di fare interventi per tornare indietro sulla Fornero o che disarticolano il sistema fiscale”. E i mercati, finora tutto sommato benevoli con l’Italia? “Finché la Meloni rimarrà rassicurante e istituzionale allora ci sarà comprensione. Ma occhio alla casella del ministero dell’Economia, sarà fondamentale azzeccare la scelta, serve una figura credibile e autorevole, questo è certo. L’umore dei mercati dipenderà da quello”.

Basta con l'ossessione della Germania, l'Italia resti calma sul gas. Parla Micossi

Intervista all’economista, già direttore generale di Assonime. L’Italia deve smetterla di scaricare le sue frustrazioni su Berlino, il governo Scholz ha fatto esattamente quello che abbiamo fatto noi. E poi non è un mistero che i tedeschi temono la condivisione del debito. L’attacco di Confindustria al programma fiscale e pensionistico del centrodestra? Le imprese hanno ragione

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