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Sono ore concitate. Il premier e il suo predecessore, Giuseppe Conte, si sono incontrati e il leader 5 Stelle ha presentato un documento con 9 richieste al governo, da cui al momento non intende uscire. Dal Pd si rumoreggia, perché l’alleato del campo largo oltre a perdere terreno è diventato inaffidabile per la stabilità del governo. Per fare un po’ di chiarezza, abbiamo chiesto al senatore Pd Andrea Marcucci. 

Dal ministro Franceschini è arrivato un aut aut al Movimento 5 Stelle. I rapporti fra Pd e grillini, in questa fase, sono compromessi?

Il ministro Franceschini ha detto una cosa ovvia, che condivido. Ho vissuto la stagione dell’Unione del 2006, so per esperienza che le alleanze devono essere fatte condividendo un programma. Quello del Pd non può che partire dall’europeismo e dall’agenda del Governo. Anche dopo le elezioni del ‘23, l’esperienza e l’affidabilità internazionale di Mario Draghi torneranno utili.

Cosa si aspettava dall’esito dell’incontro Draghi-Conte?

Conte non potrà continuare a lungo a tirare a campare. Dovrà prendere una decisione e conosce perfettamente il programma del Pd. Non ci sono veti ad hoc per lui, al M5S chiediamo solo chiarezza sul percorso. È naturale che il Pd condivida l’esigenza di fare tutto il possibile per aiutare cittadini ed imprese alle prese con aumenti delle spese veramente insopportabile. Draghi è al lavoro anche su questi fronti.

Secondo lei il Movimento staccherà la spina al governo?

La vera dead line immagino sia tra ottobre/novembre, in vista della legge di bilancio. Conte, entro quella data, deciderà il suo futuro. Il Pd non potrà farsi trovare impreparato, consiglio di iniziare a parlare concretamente con Calenda, Renzi, l’ottimo sindaco di Milano Sala, l’ottimo sindaco di Bergamo Gori, il ministro degli Esteri Di Maio. Letta dovrà superare la sterile politica dei veti contrapposti, che sono inutili e dannosi. Si discuta piuttosto delle cose da fare per l’Italia dei prossimi anni.

Anche la permanenza della Lega nell’esecutivo è stata più volte messa in discussione. Anche sullo Ius Scholae hanno promesso barricate in aula e fuori. Che idea si è fatto?

Un bruttissimo gioco allo sfascio, che vede in campo irresponsabili di ogni colore. Il governo Draghi ha bisogno di lavorare fino all’ultimo giorno possibile della legislatura. C’è una guerra in corso, una situazione economica particolarmente tesa, il Pnrr da limare, mettere in difficoltà Draghi in questo periodo è una cosa da matti. Quanto allo Ius Scholae, provvedimento che condivido in pieno, ne parleremo la prossima legislatura.

Questa tensione con il Movimento 5 Stelle ha favorito un riavvicinamento tra gli altri partner del campo moderato?

Dico questa cosa da tempo, da quando ero il solo a pensarlo. L’alleanza va stretta intanto con i più simili, le forze moderate ed innovative.

Conte non può tirare a campare per sempre. E il Pd guardi ai moderati. Parla Marcucci

Il senatore del Pd: “Il Partito democratico non potrà farsi trovare impreparato, consiglio di iniziare a parlare concretamente con Calenda, Renzi, l’ottimo sindaco di Milano Sala, il primo cittadino di Bergamo Gori e il ministro degli Esteri Di Maio”

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