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Impresa non da poco, spiegare questa strana crisi di nervi e di governo all’Europa. Che infatti strabuzza gli occhi e osserva un po’ stordita le manovre grilline e la nave del governo Draghi schiantata contro l’iceberg Giuseppe Conte. Neanche il tempo di digerire il tracollo di Boris Johnson a Downing Street e tirare le fila della disastrosa tornata elettorale che ha lasciato spalle al muro il presidente francese Emmanuel Macron che un’altra pedina dello scacchiere europeo rischia di venire giù. Con tanti saluti all’Ucraina e alla compattezza del fronte euro-atlantico di fronte alla guerra di Vladimir Putin.

In attesa di capire se la moral suasion del Colle basterà a salvare il salvabile, i corrispondenti esteri a Roma cercano il bandolo della matassa. Hannah Roberts, firma di Politico EU inviata nello Stivale, la mette giù così: “Se Draghi lasciasse il suo posto ora, ci sarebbero riverberi che vanno ben al di là dell’Italia e l’Europa ne uscirebbe destabilizzata”. Draghi “è più centrale che mai per il destino europeo” e “ha un enorme lavoro da finire – dalla riforma delle regole fiscali europee alle proposte sull’energia, incluso il tetto al prezzo del gas”. Tutto rimandato, tutto sospeso nel limbo del Papeete bis, versione via di Campo Marzio (sede del M5S), innescato dall’uscita dall’aula dei senatori grillini durante il voto di fiducia sul dl Aiuti.

Uno schianto politico che ora si rifletterà sugli equilibri europei, dice Chiara Albanese, cronista di Bloomberg in Italia. “Se la crisi del governo diventerà reale, quindi se Draghi non avrà un ruolo centrale nella politica italiana nelle prossime settimane e mesi, l’impatto sugli equilibri internazionali sarà davvero elevato”. A partire da un vecchio stigma europeo che tornerà a bussare a Palazzo Chigi: “L’Italia sarebbe nuovamente al centro dell’attenzione come tallone d’Achille nella zona euro, e ci sarebbero dubbi sulla sostenibilità del debito del Paese, anche a causa di un aumento dello spread che sarebbe una conseguenza prevedibile”.

Senza contare la prova del Next Generation Eu e alla tranche in arrivo il prossimo autunno. Dice Roberts: “L’Italia è il più grande beneficiario del piano e potrebbe ora non riuscire a rispettare i suoi obiettivi entro la fine del 2022, mancando dunque lo stanziamento allocato. Ci sono ancora le riforme della concorrenza e della giustizia da completare, Draghi è l’unico che può riuscire a condurle in porto”.

Poi c’è il piano internazionale. Dalle sanzioni contro la Russia all’adesione di Kiev all’Ue, da mesi Draghi ha indossato la pettorina di alfiere europeo della causa Ucraina. Anche su questo fronte, un capitombolo del governo non resterà senza conseguenze. “Draghi è stato al centro dei negoziati su energia e guerra russa in Ucraina – riflette Albanese – è riconosciuto come esperto nella gestione dell’inflazione. Cambierebbe il ruolo centrale dell’Italia a livello internazionale”.

Una buona notizia a Mosca, una pessima notizia a Washington DC, rincara Roberts: “Draghi è dichiaratamente pro-Nato e pro-Ue, ha sfoderato la retorica più forte sull’Ucraina e l’aggressione di Putin, è tra i più fidati alleati di Joe Biden. Se sarà rimpiazzato da un altro leader l’ambiguità avrebbe la meglio e ne nascerebbe un problema per la compattezza occidentale”.

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