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L’Unione europea si prepara a un nuovo e significativo passaggio nel confronto strategico con Pechino. La proposta è un pacchetto di sanzioni atteso dopo agosto e che potrebbe colpire direttamente aziende cinesi accusate di sostenere – in modo diretto o indiretto – l’apparato militare-industriale russo, impegnato nell’aggressione all’Ucraina.

Secondo quanto rivelato da un diplomatico europeo al quotidiano Politico, Bruxelles è al lavoro su misure restrittive mirate a contenere il supporto cinese a Mosca, in particolare quello che passa attraverso forniture di motori. “Dopo agosto, faremo pressione per le sanzioni. Vogliamo dialogo, ma anche azione”, ha dichiarato la fonte.

A sostegno di queste preoccupazioni sono due inchieste dell’agenzia Reuters, pubblicate a settembre 2024 e aggiornate lo scorso luglio. I documenti esaminati mostrano spedizioni di componenti cinesi – in particolare motori – destinate a società di comodo di droni russi. Le forniture risultavano etichettate come “unità di refrigerazione industriale”, un chiaro tentativo di eludere i controlli sulle esportazioni.

Tra queste, spicca la Iemz Kupol, il produttore del drone Garpiya-A1, uno dei modelli a lungo raggio utilizzati da Mosca per colpire in profondità il territorio ucraino. A confermare l’intenzione di aumentare la capacità produttiva è il contratto firmato tra l’azienda e il ministero della Difesa russo, che fissa per il 2025 un obiettivo superiore alle 6mila unità, a fronte delle circa 2mila realizzate nel 2024. Lo stesso report è stato commentato dal diplomatico europeo confermando che “il rapporto è accurato e mostra che la Cina sta intensificando il suo ruolo, sia quantitativamente che qualitativamente. È giusto dire – ha aggiunto – che senza il supporto cinese, la guerra avrebbe un aspetto molto diverso in questo momento”.

Nonostante Pechino continui a dichiararsi estranea ai fatti, l’allarme a Bruxelles e Washington è stato immediato. Già dopo le prime segnalazioni, erano state imposte sanzioni mirate contro aziende cinesi coinvolte nella catena produttiva bellica russa, con l’obiettivo di interrompere i canali di approvvigionamento tecnologico verso Mosca. Nel pacchetto di sanzioni approvato lo scorso luglio, infatti, Bruxelles aveva compiuto un primo passo concreto. Accanto alle consuete misure contro personalità e settori industriali russi, l’Ue aveva incluso nell’elenco anche due istituti finanziari cinesi, ritenuti coinvolti in transazioni legate alla filiera militare russa. Una decisione che aveva provocato una reazione dura da parte di Pechino.

La visita della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in Cina delle scorse settimane aveva lanciato un messaggio chiaro a Pechino. “La Cina ha un’influenza sulla Russia, come l’Unione europea ha un’influenza sull’Ucraina, e ci aspettiamo che la Cina usi questa influenza per assicurarsi che la Russia si sieda seriamente al tavolo dei negoziati”, aveva dichiarato in conferenza stampa.

Il nuovo pacchetto – atteso dopo l’estate – potrebbe estendere il raggio d’azione, coinvolgendo nuovi soggetti e inviando un messaggio politico ancora più netto. Una mossa che ribadisce la volontà dell’Unione europea di restare al fianco dell’Ucraina non solo sul piano politico e umanitario, ma anche attraverso un controllo più stringente sulle dinamiche che alimentano l’apparato militare russo.

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Di Carlotta Cittadini

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