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Gli Stati Uniti corrono veloci verso le nuove valute. L’approvazione del Genius Act, che ha portato in dote la prima legislazione federale per le stablecoin, monete virtuali ma ancorate al dollaro, ha di fatto aperto una prateria, oltre a permettere a interi settori della finanza tradizionale di riposizionarsi su investimenti legati a nuovi strumenti di pagamento e risparmio. A monte di tutto, però, c’è stato il lavoro certosino del gruppo di esperti messo in piedi dalla Casa Bianca, con l’obiettivo di creare le condizioni per un provvedimento normativo di ampio respiro. Un pool, istituito nel gennaio del 2025, non appena Donald Trump ha rimesso piede alla Casa Bianca, che ha recentemente pubblicato il suo primo rapporto.

Ebbene, molti esperti hanno avuto reazioni positive al voluminoso documento, non mancando di dare preziosi contributi. C’è chi, per esempio, suggerisce la necessità di “sollecitare un trattamento neutrale per il settore delle criptovalute nella regolamentazione bancaria, raccomandando alle agenzie di adottare ulteriori misure per promuovere la chiarezza sul processo di ottenimento delle licenze e dei conti master della Fed”. Un messaggio in chiara ottica trasparenza, dal momento che saranno le stesse banche a dover emettere e gestire i nuovi strumenti. E poi c’è il tema della regolamentazione.

Una legge federale non basta, perché poi le stablecoin andranno, nella pratica quotidiana, equiparate a tutti gli altri prodotti e asset tradizionali in circolazione. Anche da un punto di vista fiscale. E dunque, anche qui, diversi esperti sottolineano come “il gruppo di lavoro comprende chiaramente e rispetta l’importanza della privacy e chiede che le attività digitali siano trattate come una nuova classe di attività e quindi vengano pienamente incorporate nel codice fiscale. Gli stessi enti regolatori statali potrebbero contribuire a migliorare la certezza normativa e sviluppare un mercato più solido per l’assicurazione delle attività digitali”.

Non poteva, poi, mancare un riferimento alla Cina, che da tempo immemore lavora a una versione digitale dello yuan. E questo per gli Usa è un problema. “Lo yuan digitale è un rischio per la sovranità degli Stati Uniti e del mondo libero”, scrivono gli esperti. Di contro, “l’euro digitale è progettato per essere meno incisivo, al punto da non soppiantare nemmeno le stablecoin private. Tuttavia si tratta di “un buon passo, ma: il suo successo dipenderà dall’azione legislativa bipartisan, dall’esecuzione delle normative e dal modo in cui bilancia libertà, innovazione e integrità finanziaria”.

Conclusione. Le raccomandazioni del gruppo di lavoro rappresentano un punto di riferimento importante nella politica americana in materia di asset digitali. “Dopo anni di linee guida frammentate e approcci incentrati sull’applicazione delle norme, il governo degli Stati Uniti sembra ora impegnato a realizzare un quadro normativo completo che promuova la crescita tutelando al contempo gli investitori”.

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