Skip to main content

Mai come in Ucraina i bilanci dei primi tre mesi di invasione russa vengono delineati con tanta precisione dalla matematica. Assieme al computo del massacro di soldati di entrambi gli eserciti e dei civili ucraini, che finora si aggira complessivamente sulle 70 mila vittime, e ai danni incalcolabili di città e infrastrutture, molte delle quali rase al suolo, la scienza dei numeri fornisce anche le proiezioni sugli sviluppi di un conflitto che, mutando la cifra iniziale o il numero degli zeri può prolungarsi da 300 ad oltre mille giorni.

Gli spietati algoritmi della guerra prefigurano quella che nel rugby viene definita una mischia chiusa, una serie di scontri di posizione con continui tentativi di aggiramento con reparti corazzati e bombardamenti d’artiglieria e di missili. Piccole e grandi battaglie che hanno come obiettivo quello di impedire la progressione territoriale e la conquista di posizioni di forza da parte del nemico.

In altri termini una guerra di posizione e di logoramento fra il Donbass, Slovyansk, Kramatorsk ed il Dnpr, che impegnerà l’armata russa già al massimo della spinta offensiva e le forze ucraine continuamente rifornite dall’Occidente di armamenti sofisticati e batterie missilistiche a corto raggio in grado di arginare un’avanzata moscovita diventata sempre più onerosa e difficile da sostenere per le perdite esponenziali di soldati e di mezzi.
L’intelligence militare britannica conferma infatti che la Russia ha attenuto un consolidamento tattico delle posizioni in Donbass “pagando un prezzo significativo in termini di risorse” e “dovrà continuare a investire massicciamente nelle risorse umane e materiali e ciò richiederà probabilmente altro tempo”.

Un’ulteriore conferma dell’evoluzione del conflitto in guerra di posizione viene da una notizia dal Cremlino e dall’analisi dell’intelligence americana citata dal Washington Post.

La notizia riguarda la clamorosa e soprattutto misteriosa sostituzione, (a causa del ferimento o di una faida fra vertici militari?) dopo appena due mesi dall’insediamento del generale Aleksandr Dvornikov, acclamato come uno dei più spietati strateghi dei massacri in Siria, dal Comando delle truppe d’invasione in Ucraina. Al suo posto sarebbe stato nominato il generale Gennady Zhidko, ex comandante del distretto militare orientale e viceministro della difesa di Mosca, neanche a dirlo fedelissimo di Putin.

L’analisi dell’intelligence riportata dal quotidiano della capitale Usa riferisce che il Presidente russo è convinto che l’Occidente “si esaurirà” nella lunga guerra di attrito in Ucraina. L’esitazione di alcuni Paesi, in particolare dell’Ungheria, è considerata dal Cremlino come una indicazione della prossima perdita di unità dell’Europa per contrastare l’invasione russa dell’Ucraina, a causa dell’aumento globale dei prezzi dell’energia. Anche se non si comprende cosa se ne farà Mosca dei territori conquistati ma totalmente distrutti e inagibili, è un’analisi perfida, ma esatta. Tanto è vero che per scongiurare un aumento incontrollato del prezzo del petrolio, la Casa Bianca ha messo da parte l’anatema sui diritti umani scagliato contro il Principe ereditario Mohammed bin Salman ritenuto il mandante del barbaro assassinio nel 2018 del giornalista Jamal Khashoggi.

Entro giugno il Presidente americano Joe Biden si recherà dunque nella capitale saudita e tratterà personalmente un congruo aumento della produzione di greggio per sopperire le richieste dei mercati in seguito all’embargo del petrolio russo ed evitare uno shock energetico e insieme finanziario.

Assieme all’azzeramento dei piani internazionali d’intervento ambientale per scongiurare i catastrofici effetti del cambiamento climatico, dopo il venezuelano Maduro, l’erede di Chavez autoproclamatosi il continuatore dell’antiamericanismo di Fidel Castro, bin Salman è il secondo signore del petrolio che viene “graziato” per i terribili e comprovati crimini commessi. Oltre a quelli compiuti direttamente in Ucraina, e alla deriva del clima, la guerra contro Kiev scatenata dalla Russia, insomma, sta entrando nel fiore dei peggiori danni collaterali…

Ucraina, la lunga guerra moltiplica i danni collaterali

A tre mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina i primi bilanci del conflitto evidenziano anche le crescenti conseguenze dei danni collaterali, a cominciare dall’emergenza energetica. Gianfranco D’Anna sottolinea anche le evoluzioni dei rapporti internazionali determinati dall’impatto dell’embargo del petrolio russo

Mosca cieca. Un abbaglio (elettorale) di Salvini

Nessun dubbio: in Italia esiste una Russian connection. Ma è meno forte di quanto pensi Salvini. Un consiglio al leader della Lega: alle urne la strategia potrebbe non pagare. Il commento di Joseph La Palombara (Yale)

Francesco, la sua riforma e la Chiesa in uscita

L’armonia delle diversità rimanda all’idea della Chiesa di Bergoglio: non è un’armonia che uniforma, ma esattamente il contrario. Ecco perché l’omelia di Pentecoste pronunciata questa mattina fa capire il punto fondamentale della riforma ecclesiale, relativa alla Curia Romana, che da oggi entra in vigore e nelle prossime ore vedrà annunciate importanti novità. La riflessione di Riccardo Cristiano

Putin vs generali. Rebus a Mosca sulla fase tre della guerra

Di Lorenzo Riggi

La tenaglia nel Donbas, l’obiettivo Odessa, la controffensiva ucraina e i guai sul campo, da entrambe le parti. Come va la guerra a Vladimir Putin? Non così bene. E a Mosca i generali hanno altre idee. L’analisi di Lorenzo Riggi (Geopolitica.info)

Separare le carriere dei magistrati, nel nome di Falcone e Tortora. Parla Scopelliti

La compagna del giornalista vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari italiani: “Occorre votare sì ai referendum. È una battaglia per la libertà, e per svincolare la politica e l’informazione dal potere di influenza della magistratura”

Fake news e come (non) fabbricarle. I consigli di Paganini (Competere)

Le fake news sono purtroppo diffuse anche da chi le vuole combattere a parole. Ecco alcuni esempi di manipolazione dell’informazione e diversi suggerimenti per aiutare il consumatore a farsi un’opinione

Libia e Isis. Cronistoria di una guerra mai finita

Di Dario Cristiani

Non c’è solo la crisi politica e lo spettro di una divisione del Paese a tormentare il sonno della Libia. A Sud l’armata di Haftar reincontra e fronteggia una vecchia conoscenza: l’Isis c’è e non se ne è mai andato. L’analisi di Dario Cristiani, Iai/Gmf fellow

Kim ricambia la fiducia di Russia e Cina. Otto missili balistici verso il Giappone

Test missilistico “senza precedenti” per la Corea del Nord, lanci multipli da postazioni multiple, mentre Russia e Cina hanno messo il veto su sanzioni Onu di condanna contro Kim

Il Mediterraneo e le sfide (positive) per l’Italia. L'analisi di Melcangi

Il Mediterraneo allargato è pieno di instabilità e sensibilità, ma è anche un bacino vitale ricco di sfide positive in cui l’Italia può avere un ruolo più che centrale. Un quadro sul bacino in una conversazione con Alessia Melcangi, docente di Storia contemporanea del Nord Africa e del Medio Oriente alla Sapienza di Roma e non-resident fellow dell’Atlantic Council

Salvini e Conte, due personaggi in cerca di posizione

L’estate è alle porte, la scuola è quasi finita, a breve le dinamiche create dai due leader dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) sopirsi nella calura agostana. Intanto, una cosa è certa: tanto Conte quanto Salvini sono rimandati a settembre per l’esame di riparazione in leadership. L’analisi di Martina Carone, YouTrend e Università di Padova

×

Iscriviti alla newsletter