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A poche ore da un viaggio in Africa, che gli uomini di affari turchi guardano con molto interesse, il presidente Receyp Tayyip Erdogan rilascia una dichiarazione che si inserisce come un macigno nelle relazioni con gli Usa, non fosse altro perché giunge pochi giorni dopo il nuovo accordo in materia di difesa tra Washington e Atene. Ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno proposto la vendita di caccia F-16 alla Turchia in cambio del suo investimento nel programma F-35, dal quale Ankara è stata rimossa dopo aver acquistato il sistemi di difesa S-400 dalla Russia. Appare evidente che dopo gli acquisti greci effettuati dalla Francia (ovvero 24 caccia Rafale, 3 corvette e 2 fregate Bellharra) la tensione è destinata a salire nel Mediterraneo orientale.

QUI ANKARA

Si apre una settimana densa per la politica estera di Ankara. Il prossimo viaggio in Africa del presidente porterà nelle intenzioni grosse opportunità di investimento nel continente. Erdoğan visiterà la Nigeria, il Togo e l’Angola, dove interverrà al forum del Foreign Economic Relations Board (DEIK) della Turchia (lunedì in Angola e mercoledì in Nigeria). Ma accanto alla crescente presenza della Turchia in Africa, ecco stagliarsi il dossier relativo alla difesa e alle relazioni internazionali.

“C’è il pagamento di 1,4 miliardi di dollari che abbiamo effettuato per gli F-35 e gli Stati Uniti avevano una proposta del genere in cambio di questi pagamenti – ha detto Erdogan – E riguardo a questo, abbiamo detto di fare tutte le misure necessarie per soddisfare le esigenze di difesa del nostro Paese. Stiamo lavorando per sviluppare ulteriormente la nostra flotta dalla modernizzazione degli F-16 in nostro possesso a nuovi ulteriori acquisti di F-16″.

Inoltre secondo Reuters la Turchia ha presentato una richiesta agli Stati Uniti per l’acquisto di 40 caccia F-16 prodotti dalla Lockheed Martin e quasi 80 kit di modernizzazione per i suoi aerei da guerra esistenti.

Da un lato ecco che Ankara ricorda a tutti, alleati e non, di aver ordinato 100 F-35, commessa andata in fumo per le concomitanti relazioni commerciali con Mosca alla voce S-400. Dall’altro Erdogan ha più volte sottolineato che Ankara intende ancora acquistare un secondo lotto di S-400 dalla Russia: si tratta di una mossa che se apparentemente potrebbe approfondire la frattura con Washington, nei fatti apre ad un ping pong geopolitico che si intreccia con le mosse di Parigi e della stessa Washington nella macro area dell’Egeo.

QUI EGEO

Pochi giorni fa Usa e Grecia hanno raggiunto un accordo nel settore della Difesa per l’uso di nuove basi in terra ellenica e per il principio di mutuo soccorso. Il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha firmato giovedì a Washington con il segretario di Stato americano Antony Blinken l’accordo che proteggerà la Grecia dall’aggressione di altri Paesi. Nell’occasione hanno dato vita al terzo Dialogo Strategico Grecia-Stati Uniti che includeva rappresentanza di interagenzie di entrambi i Paesi.

La scelta di concentrarsi sulla città portuale di Alexandroupolis segnala il desiderio americano di aumentare la sicurezza nell’Europa sudorientale aggirando i Dardanelli. La parte americana conferma la protezione della sovranità territoriale della Grecia. La parte greca bussa alla porta d’oltreoceano e francese viste le difficoltà a ragionare con la Nato sugli stessi termini, per via della posizione ibrida della Turchia, membro dell’alleanza e principale avversario di due altri membri come Grecia e Cipro.

SCENARI

Si sta dando il via ad una corsa agli armamenti nel Mediterraneo orientale? In primis va registrata una pressione bipartisan del Congresso degli Stati Uniti per spingere l’amministrazione Biden a calmierare Ankara per due ragioni di fondo: la sua relazione, geopolitica e militare, con Mosca e i mancati progressi nell’atavico dossier legati alle libertà e ai diritti umani, sfociati negli arresti e nelle persecuzioni successive al golpe del 2016.

In modo particolare il senatore repubblicano Bob Menendez si è distinto per numerose iniziative a difesa della sovranità di Grecia e Cipro, messa a repentaglio dalle richieste di Erdogan, che punta al gas nelle zone economiche esclusive dei due paesi. Erdogan nel frattempo ha trasformato Santa Sophia in Moschea e ha ritirato il paese dalla convenzione di Istanbul. Due mosse che di fatto lo pongono in antitesi con i valori occidentali.

Il tutto mentre si è consumata la visita di commiato ad Ankara della cancelliera Merkel: “Ho sempre detto che la nostra collaborazione è stata molto buona negli anni in cui ho lavorato con il signor Erdoğan – ha detto Merkel dopo l’incontro a porte chiuse – ho criticato la Turchia sulla questione dei diritti umani e delle libertà individuali. Abbiamo cercato soluzioni. Potevamo avere differenze, ma dipendevamo gli uni dagli altri”. Attenzione infine a quella voce di cui abbiamo dato conto su queste colonne in passato relativa all’interesse greco per gli F35.

@FDepalo

erdogan

Corsa al riarmo nel Mediterraneo. Turchia e Grecia si rifanno il look

Secondo il Presidente turco gli Stati Uniti hanno proposto la vendita di F-16 in cambio del loro investimento negli F-35, dopo che Atene ha acquistato dalla Francia 24 caccia Rafale, 3 corvette e 2 fregate Bellharra

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