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Se si guarda ai titoli dei giornali, sembra che nel nostro mondo politico ci sia ogni giorno un terremoto; se si guarda alla sostanza, si constata che si tratta solo di oscillazioni molto meno catastrofiche ma non per questo rasserenanti.

Sia i due maggiori partiti di destra (Lega e Fratelli d’Italia), sia i due partiti di sinistra (Pd e 5 Stelle), hanno visto calare i consensi. Un paio d’anni fa, nel settembre 2019, Lega e Fratelli d’Italia, messi insieme, erano al 41% nei sondaggi e oggi sono al 38,8%: appena un punto di differenza. Un poco più mobile è stato l’elettorato potenziale del PD e dei 5 Stelle che, messi insieme, erano al 42% due anni fa e oggi sono al 36,9%: cinque punti di differenza. Due anni fa la distanza tra i due blocchi era di 2 punti, a favore delle sinistre; ora è di 4 punti, a favore delle destre. I due partiti di destra possono fare qualche affidamento su Forza Italia che oscilla intorno al 6%; i due partiti di sinistra possono fare qualche affidamento su Italia Viva, La Sinistra e Articolo 1 che, messi insieme, oscillano anch’essi intorno al 6%.

All’interno del blocco di destra vi è stato un rovesciamento delle forze: due anni fa la Lega era al 34% e Fratelli d’Italia era al 7%; oggi Fratelli d’Italia supera la Lega di 1 punto. All’interno del blocco di sinistra, invece, il PD è calato dal 21,5 al 20,5 nonostante l’arrivo di Letta; il Movimento 5 Stelle è calato di 4 punti (era al 20,5 e ora è al 16,4%) nonostante l’arrivo di Conte.

In questi anni la politica economica neo-liberista ha acuito le distanze tra ricchi e poveri, la pandemia ha fatto il resto. Dunque, in base alla composizione sociale, non ci sarebbe spazio per il centrismo e sarebbe il momento ideale per il dualismo e la radicalità. Infatti lo schieramento di destra prevale perché è chiaramente di destra e usa un linguaggio radicale; al suo interno Meloni ha la meglio perché, oltre a usare un linguaggio radicale, rifiuta ogni commistione con l’ammucchiata governativa.

La destra non ha bisogno di darsi un paradigma politico-economico ben definito: le basta lasciarsi portare dalla corrente neoliberista che trascina tutto l’Occidente. Invece alla sinistra servirebbe un solido paradigma, antagonista di questa corrente, ma il PD, abbandonata l’ideologia socialista e infiltrato di neo liberisti, si accontenta di un vago riformismo mentre i 5 Stelle non sentono l’esigenza di un paradigma né sono essi stessi convinti di militare a sinistra.

In Italia la ripartizione della ricchezza è fin troppo chiara: già prima della pandemia il livello di povertà era molto alto (10%) e il livello di occupazione era molto basso (59%); poi il Covid e il lockdown vi hanno aggiunto la lunga inattività delle imprese e i fallimenti delle più fragili. Oggi abbiamo 5 milioni di poveri assoluti e 7 milioni di poveri relativi. Una massa inquietante di sottoproletari, proletari, partite Iva e appartenenti alla classe media vivono in uno stato di crescente precarietà. Neppure più i liberalisti negano che questa situazione dipenda dalle politiche economiche neoliberiste. Sarebbe dunque il momento più propizio alle sinistre se esse cogliessero la disperazione di tanti elettori svantaggiati facendosene portavoce e difensori, come fece il Pci fino alla morte di Berlinguer (1984).

Invece il Pd non riesce a concretizzare neppure la sua proposta di aiuto ai giovani e il Movimento 5 Stelle non riesce neppure a difendere il Reddito di cittadinanza dalle incursioni corsare della destra, astutamente spalleggiate da Draghi.

Il nuovo libro del politico conservatore Daniele Capezzone ha come titolo “Per una nuova destra” e reca come sottotitolo “Dalla parte dei dimenticati dalla sinistra”. Mai uno schiaffo verbale poteva essere meglio assestato al PD e ai 5 Stelle. Infatti una parte notevole dell’elettorato Lega e Fratelli d’Italia è composta da operai, contadini e poveri disoccupati cui la destra offre almeno un linguaggio rancoroso mentre la sinistra dovrebbe fornire una coscienza di classe e una seria organizzazione antagonistica.

Un’altra parte del proletariato confuso e inerme, priva di punti di riferimento partitici, è andata a gonfiare la vasta area dell’astensionismo nella quale, se le destre vincessero le elezioni e fossero tentate – Dio non voglia – da avventure fascistoidi, troverebbero tutto l’esercito di riserva necessario per una presa violenta del potere.

Destra e sinistra. Le oscillazioni della politica secondo De Masi

Di Domenico De Masi

In questi anni la politica economica neo-liberista ha acuito le distanze tra ricchi e poveri, la pandemia ha fatto il resto. In base alla composizione sociale non ci sarebbe spazio per il centrismo e sarebbe il momento ideale per il dualismo e la radicalità. Ecco come si presentano oggi i partiti italiani e perché il clima non è rasserenante secondo il sociologo Domenico De Masi

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