Skip to main content

Come da pronostici, ancor più dei pronostici: Roberto Gualtieri è il nuovo sindaco di Roma. Il candidato di centrosinistra ha nettamente prevalso su Enrico Michetti in una competizione il cui esito, per la verità, era apparso scontato già dalla fine del primo turno quando la distanza tra i due si era limitata a soli tre punti percentuali.

Sensazione confermata anche dalle prime parole pronunciate dal neo sindaco della capitale, protagonista di un discorso pragmatico che ha lasciato bene poco spazio alle emozioni. Come se in fondo non ci fosse nulla di inaspettato nei risultati di questo ballottaggio, se non la distanza tra i due candidati alla fine ancora più rilevante delle attese, con Michetti distante venti punti percentuali e oltre.

D’altronde, raccontano i ben informati in casa centrosinistra, pare che Gualtieri abbia passato il week-end appena trascorso a lavorare sui nomi della giunta comunale che nei prossimi giorni proporrà alla sua maggioranza e alla città. Le certezze in questo senso sono ancora poche: il nuovo primo cittadino della capitale dovrà trovare la quadra innanzitutto tra le varie anime del Pd romano e poi all’interno della coalizione che lo ha sostenuto.

Di sicuro comunque, come ha confermato lo stesso ex ministro dell’Economia, non ci saranno né i cinquestelle di Virginia Raggi né Azione di Carlo Calenda mentre il ruolo di vicesindaco dovrebbe essere appannaggio di una donna. Tre le ipotesi di cui da questo punto di vista si parla con maggiore insistenza: l’esponente Pd ed ex presidente del primo municipio Sabrina Alfonsi, che al primo turno ha macinato oltre 4.000 preferenze, la consigliera regionale dem Michela Di Biase e in quota sinistra Marta Bonafoni, che alla Pisana guida il gruppo che porta il nome di Nicola Zingaretti. Certamente un peso rilevante lo avrà anche il coordinatore della civica di Gualtieri Alessandro Onorato, tra i vincitori di questa consultazione elettorale con il 5,4% dei consensi raccolto al primo turno. Non è ancora chiaro però se il consigliere comunale uscente entrerà personalmente in giunta oppure se indicherà uno o più rappresentanti della sua lista.

Dalle parti del centrodestra, invece, è scattato il momento delle analisi impietose e inevitabilmente anche dei rimpianti, a maggior ragione considerati i sondaggi di partenza a livello nazionale, ma anche cittadino. La candidatura di Michetti, com’è evidente che sia, non è mai decollata. La sua campagna elettorale è apparsa in salita fin dall’inizio e a poco sono valsi i tentativi di rimettere in carreggiata una corsa iniziata male e finita peggio. Molto semplicemente, occorre riconoscerlo, il centrodestra ha sbagliato a scegliere il candidato dopo un interminabile girandola di nomi che nei mesi antecedenti aveva coinvolto personalità molto diverse tra loro, tra cui i giornalisti Massimo Giletti e Nicola Porro, il manager Flavio Cattaneo e l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso.

Una scarsa performance destinata a pesare soprattutto sulle spalle di Giorgia Meloni, che Michetti lo ha scelto e lo ha difeso a spada tratta insieme al suo più stretto inner circle guidato dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Francesco Lollobrigida. La conferma, peraltro, dell’errore di metodo commesso da tutta la coalizione di centrodestra nel preparare questa tornata di amministrative, per le quali nei mesi scorsi si era deciso a tavolino di andare sempre e comunque con candidati esterni ai partiti poi risultati ovunque nettamente perdenti.

Tradotto, la società civile ha davvero senso in politica solo là dove si tratti eccellenze riconosciute o quasi, più o meno note all’elettorato. Altrimenti, come questo voto insegna, è probabilmente meglio affidarsi all’usato sicuro, come in fondo ha fatto il centrosinistra. Da questo punto di vista nel centrodestra si era ad esempio parlato delle possibili candidature di Maurizio Gasparri e soprattutto Fabio Rampelli ai quali però alla fine, per dinamiche concorrenziali interne alla coalizione e agli stessi partiti, è stato preferito Michetti con l’esito che abbiamo visto in queste ore.

Un voto, quello romano, da leggere anche in prospettiva, alla luce delle elezioni regionali del 2023. E qui non si può non menzionare il risultato di Latina dove il sindaco civico uscente, Damiano Coletta, è stato protagonista di un vero miracolo contro il candidato del centrodestra Vincenzo Zaccheo. Quest’ultimo al primo turno aveva ottenuto oltre il 48% dei consensi ma al ballottaggio il risultato è stato completamente ribaltato dal candidato di centrosinistra, che ha vinto largamente. Per Fratelli d’Italia e Lega in particolare l’ennesimo campanello d’allarme, che suona in una città tradizionalmente favorevole al centrodestra.

E intanto dall’altra parte, nel centrosinistra, già scaldano i motori i possibili sostituti di Zingaretti: su tutti, il vicepresidente della Regione Daniele Leodori e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato. Ma è presto, c’è ancora molto tempo per pensarci. Oggi è il giorno di Gualtieri.

Gualtieri

Gualtieri vince a Roma. E il voto avrà un peso sulle regionali

Il candidato di centrosinistra ha nettamente prevalso su Enrico Michetti in una competizione il cui esito, per la verità, era apparso scontato già dalla fine del primo turno quando la distanza tra i due si era limitata a soli tre punti percentuali. Grande attesa per i nomi che andranno a comporre la nuova giunta capitolina. Nel centrodestra, invece, è il tempo dei rimpianti e delle analisi impietose. Con un occhio anche alle regionali del 2023

Foxtron Model C

Foxconn e Stellantis lanciate verso l’elettrico. Mappa delle "gigafactories"

Il titano taiwanese presenta i suoi primi modelli e punta a diventare un leader nell’industria degli EV. Stellantis e LG Energy costruiranno una nuova gigafactory negli Usa. Tra accordi, annunci e acquisizioni si preannuncia una competizione caldissima. Con l’Europa che rincorre

Confindustria e Intesa in campo per le imprese con 150 miliardi

Siglato l’accordo per mettere 150 miliardi di euro a disposizione delle imprese italiane per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo in un percorso congiunto basato sui 3 driver: competitività, innovazione, sostenibilità

Nato-Russia, una tendenza al ribasso difficile da invertire. Parla Tafuro Ambrosetti (Ispi)

Rapporti ai minimi storici dopo che Mosca ha sospeso la sua missione alla Nato in risposta all’espulsione di otto suoi diplomatici ritenuti agenti dei servizi segreti dall’Alleanza Atlantica: “La tendenza è questa da ormai molti anni e sembra difficile da invertire”, spiega l’esperta

Più flessibilità, meno Fornero. La ricetta anti-scalone di Damiano

Intervista all’ex ministro del Lavoro: guai a non trovare una misura che possa sostituire Quota 100. Il problema è che intervenire in profondità costa tanto, altrimenti sono solo ritocchi. La proposta Tridico è seria ma quella mia può costare meno allo Stato e garantire il medesimo risultato

Crisi climatica e sicurezza. A Torino gli incontri dell’Aeronautica

Il Servizio meteorologico dell’Aeronautica militare ha organizzato, al Salone del libro di Torino, due tavole rotonde per parlare di come sta cambiando il clima nel nostro pianeta e di come poter affrontare la crisi con consapevolezza

Sconfitta senza appello. La destra dopo il voto nella bussola di Ocone

Nelle cinque città principali ove si votava la sconfitta del centrodestra è suonata senza possibilità di appello. Ma se Salvini e Meloni (e Berlusconi ovviamente) faranno tesoro di ciò che hanno insegnato queste elezioni, se sapranno risintonizzarsi con gli umori e i bisogni dell’italiano medio, tutto è ancora per loro possibile. La rubrica di Corrado Ocone

La Cina è già una sfida per la Nato. Il punto di Stoltenberg

Per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, intervistato dal Financial Times, contenere la sfida cinese è una necessità per l’Alleanza Atlantica, la cui sicurezza è già minacciata dall’assertività di Pechino. Il nuovo Concetto strategico sarà la base per ripensare gli impegni della Nato

C'è una via d'uscita per Salvini e Meloni. E passa dal Quirinale

Ammettere la sconfitta senza se e senza ma. E inviare dritto Draghi al Quirinale, per avere una protezione sul colle più alto. Consigli non richiesti a Salvini e Meloni dopo la batosta (record) alle amministrative. Il corsivo di Roberto Arditti

Stasera Meloni dorme peggio di Salvini. Parla Feltrin

I ballottaggi sono una dura batosta per il centrodestra. Giorgia Meloni, dice il politologo Paolo Feltrin, è la vera sconfitta. Salvini mastica amaro ma non ha sfidanti credibili nel partito. Draghi? Altro che tecnico, ha vinto una rischiosa scommessa politica

×

Iscriviti alla newsletter