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La variante delta è già dominante in diversi Paesi sviluppati e porta in dote (assieme alla contagiosità più elevata) la preoccupazione che i vaccini impiegati finora siano meno validi, nonostante i dati attestino la loro efficacia nel prevenire ospedalizzazioni e decessi anche a fronte dell’aumento di contagi tra i vaccinati. Perciò è in crescita l’interesse pubblico per una possibile terza dose di vaccino, un booster, magari ottimizzato per delta, cosicchè i cittadini siano ancora più al sicuro.

Questa settimana Israele ha iniziato a inoculare la terza dose di vaccino Pfizer/BioNTech a tutti gli over 60 con l’obiettivo di immunizzare ulteriormente 1 milione di persone entro fine mese. La Francia ha deciso di offrire il booster, a partire da settembre, agli over 75, a tutti gli inquilini delle case di cura e tutti i soggetti più vulnerabili. La Germania ha adottato criteri simili. La Gran Bretagna non ha ancora deciso, ma ha messo in preavviso il servizio sanitario nazionale. Idem la Cina, che però non crede nella necessità del richiamo entro l’anno dalla somministrazione, sebbene altri Paesi che si sono affidati ai vaccini cinesi – tra cui Bahrain, Emirati Arabi e Indonesia – offriranno una terza dose di vaccino a mRNA a coloro che si sono immunizzati con Sinopharm e Sinovac.

C’è da dire che diverse autorità sanitarie, tra cui quelle dell’Ue (Ema) e degli Usa (Fda), non credono ci sia bisogno di una terza dose, almeno per il momento. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato, dati alla mano, di non averne ancora riscontrato il bisogno. Anzi. Mercoledì il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha invocato una moratoria sulle terze dosi, almeno fino a fine settembre, sostenendo che sia più urgente vaccinare i Paesi in via di sviluppo e con accesso limitato ai vaccini. “Capisco la preoccupazione di tutti i governi di proteggere la propria gente dalla variante delta”, ha detto, “ma non possiamo accettare che Paesi che hanno già utilizzato la maggior parte della fornitura globale di vaccini ne utilizzino ancora di più”.

Il ragionamento di Ghebreyesus non viaggia solo sulla direttrice umanitaria. I virus mutano di più, com’è normale, quando hanno più opportunità di diffondersi; la stessa variante delta ha avuto origine in India, dove solo una piccola minoranza della popolazione è stata immunizzata. Perciò ha più senso ridurre il rischio dell’emergere di nuove mutazioni più pericolose piuttosto che inseguire quelle già in circolazione, peraltro ri-immunizzando coloro che sono già al riparo dagli effetti più gravi del Covid. Un concetto espresso a Reuters da Elin Hoffmann Dahl, consulente medico per le malattie infettive della campagna di accesso di Medici Senza Frontiere: “[vaccinare] adulti sani con una dose di richiamo […] è un modo di pensare miope. Con l’emergere di nuove varianti, se continuiamo a lasciare la maggior parte del mondo non vaccinata, avremo sicuramente bisogno di vaccini adeguati in futuro”.

Il tempo e l’emergere di nuovi dati potrebbero portare anche queste organizzazioni a rivalutare la necessità di un booster. Comunque, le aziende farmaceutiche Pfizer e Moderna si stanno preparando: entrambe stanno già sviluppando soluzioni per fronteggiare ancor meglio delta, annunciato che la terza dose dei rispettivi vaccini sarà necessaria e, come riporta l’Economist, si sono già lanciate in una campagna di lobbying con i governi per ottenere la relativa autorizzazione. Recentemente hanno anche alzato i prezzi dei vaccini; Pfizer ha appena rivisto al rialzo le proprie proiezioni di guadagno, a $33,5 miliardi di dollari.

Probabilmente la Fda autorizzerà la terza dose di Pfizer già a settembre, quando dovrebbe anche considerare il vaccino approvato definitivamente e non più in via urgente, anche se ciò non significa che il governo esorterà la popolazione a sottoporsi al richiamo. Per l’Oms la priorità globale dovrebbe essere distribuire le prime dosi, non le terze. Finora il programma di vaccinazione globale Covax ha ricevuto solo il 3% delle dosi prenotate. Se le esperienze passate insegnano qualcosa, è che non conviene giocare a dadi con un virus così insidioso, contagioso e mutevole.

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