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La scelta sulle nomine dei membri del Cda Rai ha mandato su tutte le furie Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. D’altra parte c’è da capirla: l’unico partito all’opposizione scompare dalla governance della tv statale. Infatti, non c’è posto per FdI neanche nella commissione di vigilanza. Circostanza assai inconsueta visto che, tradizionalmente, gli scranni della vigilanza spettano all’opposizione. “È una situazione inaudita, uno smacco istituzionale. Qui la politica non centra niente”. A dirlo è Guido Crosetto, già fondatore e coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia ma da anni tornato a fare l’imprenditore.

Lega e Forza Italia hanno optato per De Biasio e Agnes. Rossi, il nome caldeggiato da Fratelli d’Italia, Giampaolo Rossi, è rimasto fuori. Siamo sicuri che la politica non centri?
Il problema è ben più profondo. Qui sono in gioco i fondamenti della democrazia: cioè il ruolo dell’opposizione, che va sempre garantito e soprattutto i delicati meccanismi di pesi e contrappesi che sostengono le nazioni libere. Il fatto che, oggi, la tutela dell’opposizione e del suo ruolo siano diventati fatti secondari è un problema grosso. Tanto più che crea un precedente. Non è politica, è uno sgarbo istituzionale. Ed è singolare il silenzio di tanti che si stanno dimenticando che, prima o poi, passeranno per forza dall’altra parte della barricata. Non è grava che sia stato escluso Fratelli d’Italia. E’ grave il fatto che sia stata estromessa l’opposizione dagli strumenti di governance della tv di Stato.

Giorgia Meloni ha scritto su Twitter che “L’idea di utilizzare il green pass per poter partecipare alla vita sociale è raggelante, è l’ultimo passo verso la realizzazione di una società orwelliana. Una follia anticostituzionale che Fratelli d’Italia respinge con forza”. Nel 2018, tuttavia, Meloni si dichiarava favorevole all’obbligo vaccinale. Un dietrofront?
In questo caso entra in ballo il tema della tutela delle libertà personali. Il fatto di dover obbligare le persone che non vogliono a sottoporsi alla vaccinazione, limitandone di fatto alcuni diritti individuali, dovrebbe farci riflettere. Ma al netto del covid. E’ una discussione che si muove su un livello diverso rispetto al momento contingente.

In una intervista a Formiche.net lei aveva detto che il nome migliore per la successione al Colle dopo Sergio Mattarella sarebbe stato Mario Draghi. E’ ancora dello stesso parere? E, soprattutto, è una soluzione percorribile?
Credo che Draghi sia il nome più spendibile, dando per scontato che Mattarella non voglia proseguire nel suo incarico come peraltro ha ribadito a più riprese. La prospettiva è auspicabile ma difficile da realizzare. Per un motivo molto semplice: a votare sono i parlamentari. Sostenendo la corsa di Draghi al Colle, molti sono consapevoli che sancirebbero la loro fine politica. Ovviamente la partita quirinalizia per il premier significherebbe la fine della legislatura.

Il Movimento 5 Stelle in questo periodo è piuttosto dinamico. Fra coup de théâtre e riappacificazioni. Il redivivo Conte ha aperto il fuoco contro la proposta di riforma elaborata dalla guardasigilli Cartabia. Come interpreta questa contrarietà?
Non mi stupisce. Sta di fatto che chiunque voglia mantenere lo status quo sulla Giustizia vuole distruggere il Paese, muovendosi a favore della lobby più forte che esiste in Italia, che è quella dei magistrati. Una casta che detiene ancora un potere da regime. Molti magistrati continuano ad agire impunemente, giocando con la vita delle persone senza poi essere perseguiti. Chi si presta a tutto questo, non ha a cuore il bene neanche dei propri elettori.

A proposito di terremoti giudiziari. Anche sul leader di Iv, per la conferenza che ha tenuto ad Abu Dhabi, è caduta una tegola non da poco. Che idea si è fatto?
E’ una vergogna. E’ molto più grave di un’operazione di sputtanamento. E’ la dimostrazione del fatto che i magistrati possano disporre della vita delle persone. E’ un tentativo di affossare politicamente lui e il suo partito, in nome di una lotta politica che mira all’eliminazione del nemico. Non chiamatela giustizia.

Sulla Rai si gioca la democrazia. Crosetto su Meloni e vaccini, Cartabia e Renzi

Dopo le nomine in cda che hanno escluso Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni è andata su tutte le furie. “È un precedente che mina i principi democratici”, dice Guido Crosetto. Draghi al Quirinale sempre più difficile. Contro Renzi un tentativo di affossare lui e il suo partito

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