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Il mondo è cambiato, e con esso l’Italia. Ma forse poteva andare molto peggio. Ignazio Visco è alle sue seconde Considerazioni finali dell’era pandemica (qui la relazione del 2020), le none da quando è sullo scranno più alto di Palazzo Koch. Ma la differenza, rispetto a un anno fa, c’è e si sente. Quaranta pagine spalmate su un’ora e quindici minuti di lettura, intrise di ottimismo e di un senso di rinascita nazionale, dopo l’abisso di una pandemia che ha devastato le economie globali. La speranza, nelle parole del governatore di Bankitalia, c’è. Così come c’è anche un riconoscimento all’operato del premier e suo predecessore a Via Nazionale, Mario Draghi, per aver impresso alla campagna vaccinale un’accelerazione che si è dimostrata provvidenziale. Era già successo negli anni Novanta, con la relazione dell’allora governatore Antonio Fazio che passava in rassegna meriti e demeriti del premier ed ex governatore, Carlo Azeglio Ciampi.

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Anche in Italia, “dopo la gravissima caduta dell’attività produttiva e dei redditi dello scorso anno si registrano ora segnali, in alcuni casi importanti, di ripresa congiunturale”, è la premessa del governatore di Bankitalia. “L’attività produttiva si sta ora rafforzando. Nel corso dei prossimi mesi, con il prosieguo della campagna vaccinale, vi potrà essere un’accelerazione della ripresa dice. Secondo le nostre indagini più recenti le imprese già pianificano un deciso aumento degli investimenti, le famiglie appaiono più caute, ma con la normalizzazione della situazione sanitaria e la riduzione dell`incertezza l`elevato risparmio accumulato potrebbe gradualmente tradursi in maggiori consumi”.

Di qui, una previsione. Secondo Bankitalia “nella media dell’anno l’espansione del Pil potrebbe superare il 4%. In alcuni paesi vi sono previsioni di un’espansione sostenuta dei consumi, dopo il freno dovuto alle misure restrittive dell`attività economica e i timori di contagio. In Italia, ad attese più prudenti da parte delle famiglie si associano piani di investimento delle imprese in sostanziale recupero. Una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è quindi possibile”.ù

UN PAESE CHE CAMBIA

Il filo rosso delle riflessioni di Visco è comunque il grande cambiamento socio-economico innescato dalla pandemia. Non ancora terminato, in realtà. “Bisogna essere preparati ai cambiamenti di cui abbiamo contezza e pronti per rispondere agli eventi e agli sviluppi inattesi, come dolorosamente ci insegna l`epidemia che ci ha tutti colpito”, ha affermato Visco.  “Cesseranno il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti. E andrà, gradualmente ma con continuità, ridotto il fardello del debito pubblico sull’economia Come scrisse Alessandro Manzoni a proposito degli eventi connessi con la terribile peste del Seicento: spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non veder la cosa che non piace, ma non per veder quella che si desidera”.

A detta del governatore, “dovrà certamente evolvere il ruolo dello Stato, nell’offerta di servizi per lo sviluppo dell’economia e la salute e sicurezza dei cittadini, nonché nell’azione volta a ridurre le disuguaglianze, accrescere le opportunità, salvaguardare i più deboli. E sempre più la sua azione dovrà essere complementare, non contrapposta, a quella delle imprese che operano nel mercato. Queste dovranno, nel loro stesso interesse, rafforzarsi sul piano dimensionale e su quello patrimoniale; sono necessari investimenti innovativi anche per una rapida sostituzione del capitale che l`accelerazione della transizione digitale e le necessità di sostenibilità ambientale rendono vieppiù obsoleto. Sarà in tal modo possibile offrire nuove opportunità ai giovani che più credono nella loro formazione. Non deve mancare l’impegno delle famiglie: superata questa difficile crisi, la risposta all’eccezionale numero di giovani ai margini del mercato del lavoro non può che risiedere nell`investimento in istruzione, formazione continua, cultura e conoscenza”.

UN’AGENDA PER IL GOVERNO

Non potevano mancare le indicazioni per il governo, presente e futuro. In cima alla lista, il Recovery Plan, che vale poco meno di 250 miliardi di euro. “Il programma NgEu ci offre la possibilità di migliorare il funzionamento dell’apparato pubblico e di stimolare l’iniziativa privata, di modernizzare l’economia. Senza eccesso di enfasi, si può concordare con la tesi che dal successo delle riforme e degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che dà attuazione al programma nel nostro paese dipenderanno le opportunità che l’Italia potrà offrire alle nuove generazioni”.

Visco ha ricordato come “l’analisi delle debolezze strutturali del nostro sistema economico e istituzionale contenuta nel Piano è ampiamente condivisa. Gli obiettivi e le missioni in cui è articolato affrontano le sfide poste dal cambiamento climatico e alcuni dei più evidenti ritardi del Paese: l’innovazione la digitalizzazione, l’istruzione e la ricerca, le infrastrutture di rete e di trasporto. Si prevedono misure per rafforzare le politiche del lavoro, il sistema di protezione sociale e quello sanitario”.

“Il Pnrr include interventi per oltre 235 miliardi lungo un arco di sei anni: un piano imponente da tradurre rapidamente in progetti esecutivi, gare di appalto e opere pubbliche. La sfida progettuale e l’impegno necessario per la sua concreta realizzazione sono notevoli. L’erogazione dei fondi europei è subordinata alla disponibilità di evidenze sullo stato di avanzamento degli interventi e sugli obiettivi raggiunti, frutto di un monitoraggio continuo. La disciplina così imposta alle amministrazioni, accompagnata dall’assunzione di personale specializzato, potrà avere ricadute positive e durature sul loro funzionamento e sulle capacità progettuali e operative”.

GRAZIE, DRAGHI

Il numero uno di Bankitalia, ha poi riconosciuto l’efficacia del governo Draghi e, in parte, anche di quello precedente. “Gli interventi del governo hanno permesso di contenere le ripercussioni della pandemia sulle famiglie e sul sistema produttivo. L’impatto sui livelli di occupazione è stato attenuato dall’estensione della Cassa integrazione guadagni a tutte le categorie di impresa e dalle restrizioni, temporanee, ai licenziamenti. A fronte di un calo del prodotto di quasi il 9%, i trasferimenti pubblici hanno limitato la caduta del reddito disponibile delle famiglie nel 2020 al 2,6 per cento in termini reali. Le garanzie pubbliche sui nuovi prestiti, le moratorie sui debiti in essere e le più favorevoli condizioni di finanziamento delle banche presso l’Eurosistema hanno consentito di soddisfare il fabbisogno di liquidità delle imprese”.

VADE RETRO STATO (NELL’ECONOMIA)

Se c’è però un errore che lo Stato non deve commettere è quello di avanzare troppo nell’industria. “La grave recessione generata dalla pandemia ha ridato centralità all’azione dello Stato sia negli interventi di emergenza a favore di famiglie e imprese, sia nel disegno e nell’attuazione di una strategia per la ripresa e il rilancio dello sviluppo. L’ampiezza della risposta alla crisi ha rinnovato il dibattito sul ruolo del settore pubblico nell’economia. Non bisogna però confondere la necessità di uno Stato più efficace nello svolgere le funzioni che già ora gli sono affidate con quella di estenderne i compiti. L’esperienza storica suggerisce che la produzione pubblica di beni e di servizi di mercato porta con sé rischi non trascurabili di fallimento dello Stato, soprattutto se l’impresa pubblica viene sottratta alla disciplina dei meccanismi concorrenziali o se non è accompagnata da regole e presidi istituzionali che ne garantiscano responsabilità e autonomia di gestione”.

SUSSIDI, ANCHE BASTA

Ma attenzione. Meno Stato vuol dire anche meno sussidi. “Non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici. Ci vorrà tempo per comprendere quali saranno, dopo la pandemia e nella transizione digitale e ambientale, i nuovi ‘equilibri’ di vita sociale e di sviluppo economico; siamo tutti chiamati a far sì che cresca e sia diffuso il benessere, siano adeguatamente protetti coloro che più saranno colpiti, chiari i costi da sopportare e progressivamente ridurre. È certo però che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali”.

MESSAGGIO A LAGARDE

Da Via Nazionale è poi partito un messaggio alla Banca centrale europea. Come a dire, guai a porre fine alla politica accomodante sui tassi. “Nell’area dell’euro l’orientamento della politica monetaria dovrà restare ampiamente accomodante, nella consapevolezza che siamo ancora lontani da tassi di inflazione congruenti, nel medio periodo, con l`obiettivo della stabilità dei prezzi. Il mantenimento, per un prolungato periodo di tempo, di favorevoli condizioni di finanziamento dell`economia è necessario per consolidare il miglioramento in corso del clima di fiducia di imprese e famiglie. L’incertezza sui tempi e sull`intensità della ripresa richiede che le condizioni di finanziamento restino a lungo accomodanti: aumenti ampi e persistenti dei tassi di interesse non sono giustificati dalle attuali prospettive economiche e andranno contrastati, anche con il pieno utilizzo dei programmi di acquisto di titoli già definiti”.

TRA BITCOIN ED EURO DIGITALE

E tra le quaranta pagine di Considerazioni hanno fatto infine capolino anche le criptomonete, alias Bitcoin, anzi più precisamente le stablecoins (criptovalute il cui prezzo è progettato per essere ancorato a una criptovaluta o materie prime negoziate in borsa).  “Con riferimento ai pagamenti transnazionali è stata predisposta una tabella di marcia per il loro sviluppo, con l’obiettivo di renderli meno costosi e più veloci, trasparenti e inclusivi. Il percorso prevede la definizione di obiettivi quantitativi a livello globale sulle modalità di ampliamento dei collegamenti tra sistemi di pagamento locali, sull’attenuazione di frizioni regolamentari e operative e sulle tecnologie innovative.

Rientrano in tale ambito l’analisi delle implicazioni normative e di vigilanza concernenti le cosiddette global stablecoins o criptovalute e approfondimenti sull’uso di valute digitali e la loro possibile emissione da parte delle banche centrali. A questo riguardo la Banca d’Italia è impegnata nell’Eurosistema nelle attività di analisi e sperimentazione di possibili soluzioni per l’introduzione di un euro digitale. È uno sviluppo, questo, da definire con cura tanto nei tempi quanto nelle modalità, anche sulla base delle indicazioni provenienti dalla consultazione pubblica appena conclusa. L’utilizzo della piattaforma Tips predisposta dalla Banca per conto dell’Eurosistema per il regolamento dei pagamenti istantanei nell’area dell’euro potrebbe costituirne un fondamentale elemento”.

La tempesta è (quasi) finita. Ora lo Stato non sbagli. Il monito di Visco

Le seconde Considerazioni finali dell’era Covid passano in rassegna l’operato del premier, già governatore a Palazzo Koch. Il Pil nel 2021 potrebbe crescere del 4%, fondamentale improntare il Pnrr sui giovani. Guai a costruire la ripresa sui sussidi e la Bce si mantenga accomodante sui tassi. E sulle criptomonete…

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