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Nella notte fra lunedì e martedì, un avviso ha raggiunto gli ufficiali statunitensi in tutto il mondo: i sistemi informatici del President’s emergency plan for Aids relief (Pepfar) sarebbero stati chiusi alle 18:00 ora di Washington. Il programma, lanciato dal presidente George W. Bush nel 2003, per due decenni ha rappresentato il pilastro dell’impegno statunitense contro l’Hiv. Oggi si trova, invece, al centro di un’inversione di rotta senza precedenti. Gli Stati Uniti, storicamente il principale finanziatore internazionale nella lotta all’Aids – attraverso il Pepfar e il Fondo globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria – stanno infatti assistendo a una profonda frattura sul tema. Lo scorso anno, il Congresso, che da sempre ha garantito un sostegno bipartisan al programma, non è riuscito a rinnovarne l’autorizzazione per un periodo pluriennale, optando invece per una breve proroga, con scadenza fissata a marzo 2025. Questa decisione ha lasciato all’attuale amministrazione il compito di gestire un futuro incerto per quello che è considerato uno dei più longevi e riusciti programmi statunitensi. La direttiva rientra in un più ampio blocco degli aiuti esteri avviato la scorsa settimana dal presidente Donald Trump, intenzionato a riaffermare una visione “America first”.

L’ORDINE ESECUTIVO

“L’industria e la burocrazia degli aiuti esteri degli Stati Uniti non sono allineate con gli interessi americani e, in molti casi, risultano antitetiche ai valori americani. Esse contribuiscono a destabilizzare la pace mondiale promuovendo idee nei paesi stranieri che sono in netto contrasto con relazioni armoniose e stabili all’interno e tra le nazioni”, si legge nell’ordine esecutivo firmato il 20 gennaio.

GLI EFFETTI IMMEDIATI

Sebbene il Pepfar non fosse esplicitamente menzionato all’interno del documento, gli effetti della misura lasciano pochi dubbi. Oltre al blocco dei finanziamenti, l’amministrazione Trump ha ordinato alle organizzazioni attive all’estero di interrompere la distribuzione dei farmaci antiretrovirali acquistati con fondi statunitensi, anche nel caso in cui le scorte siano già state ricevute dalle cliniche locali. Il programma, salvo contrordini, sarà soggetto a 90 giorni di revisione da parte della nuova amministrazione, che punta a attuare un profondo esame e riassetto delle politiche federali in questo arco di tempo, in linea con gli obiettivi annunciati dal tycoon.

AGENZIE IN STAND-BY

Già la scorsa settimana, le agenzie sanitarie federali avevano ricevuto indicazione di sospendere temporaneamente le comunicazioni esterne, comprese le pubblicazioni scientifiche periodiche, gli aggiornamenti ai siti web e gli avvisi sanitari, secondo fonti interne alle stesse agenzie. Le indicazioni iniziali sono state ricevute dal personale del dipartimento della Salute e dei servizi umani, coinvolgendo enti come la Food and drug administration (Fda), i Centers for disease control and prevention (Cdc) e i National institutes of health (Nih). La misura si inserisce nella fase di transizione amministrativa e revisione delle politiche di comunicazione. “Mentre la nuova amministrazione valuta il proprio piano per la gestione delle politiche federali e dei processi di comunicazione pubblica, è importante che i funzionari nominati dal Presidente abbiano l’opportunità di esaminare e approvare qualsiasi regolamento, documento di orientamento e altra comunicazione pubblica”, ha scritto Dorothy Fink, segretario alla Salute ad interim, in un memo ufficiale a cui ha avuto accesso la Cnn. L’amministrazione ha chiarito in una nota che la sospensione dei finanziamenti non costituisce un impoundment – ossia un atto del Presidente degli Stati Uniti volto a non spendere fondi già stanziati dal Congresso – ma piuttosto una “pausa temporanea” in linea con provvedimenti adottati da precedenti presidenti.

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