Skip to main content

Mario Draghi ha ragione. Ma non perché quanto scritto nel suo rapporto sia qualcosa di sensazionale, semplicemente perché il suo messaggio corrisponde alla realtà dei fatti. Il giorno dopo la pubblicazione dell’atteso documento per il rilancio della competitività europea, ci si chiede se e come le idee dell’ex presidente della Bce potranno entrare nell’agenda europea. E se i governi dell’Unione avranno il coraggio e la lungimiranza di farne tesoro. Formiche.net ne ha parlato con l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto per gli affari internazionali (Iai).

Partiamo da una considerazione del rapporto. Prime impressioni?

Si tratta certamente di un lavoro ampio, organico, articolato, quasi omnicomprensivo. Ma anche di un’analisi impietosa della situazione dell’economia europea, alla luce dei due maggiori competitor, Stati Uniti e Cina. E mi pare anche un appello molto forte a chi ha la responsabilità dei governi, affinché ci si adoperi per colmare il gap accumulato rispetto ad altri contesti. Lo definirei anche un manifesto politico, con un numero molto importante di proposte, che spero possano ispirare la nuova legislatura europea.

L’humus del rapporto e anche un po’ la sua filosofia di fondo è l’unione, lo sforzo comune, la condivisione degli obiettivi. Eppure ci sono Paesi, anche fondatori, come la Germania, che già hanno preso le distanze da certe proposte di Draghi. Basti pensare al debito comune. Quasi la teoria contro la pratica. Come la mettiamo?

Draghi non lo ha detto, ma lo ha chiaramente presente che ci sono delle diversità di vedute. Ma bisogna vedere cosa effettivamente la Commissione europea farà suo di questo rapporto e quanto si tradurrà in una proposta politica da portare avanti in sede europea. E poi bisogna vedere anche l’evoluzione stessa dei governi, l’impatto delle elezioni, il sorgere di nuovi movimenti e altre variabili. Le resistenze ci sono, inutile negarlo e il quadro europeo oggi non è tra i più favorevoli per il salto di qualità teorizzato da Draghi.

Un altro caposaldo del rapporto Draghi è l’urgenza. L’Europa, ha detto nella sostanza l’ex presidente della Bce, è all’ultima spiaggia prima del baratro. Non crede che la paura di oltrepassare il punto di non ritorno possa fungere da carburante per una maggiore convergenza dei Paesi verso le proposte di Draghi?

Magari la paura aiutasse. Ma sappiamo che alla fine non è quasi mai così, emergono e vincono le differenze tra i singoli. Non sempre è presente nelle coscienze dei governi la giusta consapevolezza, senza considerare gli interessi di settore, delle industrie. Lo abbiamo visto tante volte. Le idee di Draghi sono utili e sensate e ci danno una direzione di marcia importante, ma la storia dell’Ue ci insegna una cosa.

Che cosa?

Che il meglio dell’Unione esce sempre quando ci sono crisi improvvise, impreviste. Basti pensare al Covid. O al Green new deal, un po’ la bandiera della scorsa legislatura comunitaria. Una bella strategia ma che si è scontrata con pandemia, la guerra in Ucraina e alla fine ne è uscita ridimensionata, quasi stravolta. A volte, insomma, il meglio dell’Europa viene fuori anche andando oltre le strategie.

Cambiamo argomento. Raffaele Fitto sarà il rappresentante dell’Italia in Europa, o in veste di commissario o, addirittura, di vicepresidente esecutivo. Roma avrà un peso specifico maggiore a Bruxelles?

Penso che l’Italia peserà non poco nella prossima legislatura, Fitto è un’ottima scelta, è un uomo che conosce molto bene la macchina dell’Unione e ha dimostrato di saper dialogare egregiamente con Bruxelles, dimostrandolo anche con la gestione dei fondi. Mi auguro che ci sia un sostegno bipartisan da parte di tutte le forze politiche. I segnali che arrivano da von der Leyen sono incoraggianti in tal senso e poi la nomina di Fitto permetterà all’Italia di lasciarsi alle spalle lo strappo della scorsa estate, con il mancato sostegno del governo italiano al presidente della Commissione.

Un errore?

Sì, un grosso errore. Ma ci sono le condizioni perché la ferita venga sanata, anche grazie alla nomina di Fitto.

Secondo lei l’asse franco-tedesco, evidentemente in crisi a causa delle difficoltà economiche della Germania e di quelle politiche della Francia, rappresenta uno spazio vitale per l’Italia, per aumentare il peso tricolore in Europa?

Non la vedo come un gioco a somma zero, come una competizione. Tutti i Paesi sono importanti, parliamo di tre economie strategiche. Berlino e Parigi vivono un periodo difficile, certo, ma restano pilastri dell’Unione e rimangono alleati naturali dell’Italia.

Andiamo negli Stati Uniti. A meno di due mesi dal voto, la scelta di Kamala Harris da parte dei democratici, le è parsa vincente, ancor prima che necessaria?

Vincente lo vedremo, necessaria sicuramente. Forse è arrivata un po’ tardi, costringendo la Harris ad allestire una nuova campagna elettorale in poco tempo. Se ci fosse stato un avvicendamento un po’ prima sarebbe stato meglio.

Da Draghi a Fitto, in Europa serve gioco di squadra. La versione di Nelli Feroci

Il rapporto dell’ex presidente della Bce è ricco di idee e completo, un vademecum che Bruxelles farebbe bene a fare suo. Ma rischia di impattare contro il vizio di certi Paesi di muoversi sempre in autonomia. E anche la paura di oltrepassare il punto di non ritorno può non bastare a serrare i ranghi. Fitto? Un’ottima scelta. Intervista al presidente dello Iai, Ferdinando Nelli Feroci

Diagnosi e strumenti del Rapporto Draghi. La guida di Braghini

Di Fabrizio Braghini

Per la Difesa il rapporto Draghi significa più consolidamento, governance più centralizzata, acquisizioni congiunte dagli Usa, preferenza europea, più R&D. E anche un più ampio respiro, nuovo M&A, Ipcei e innovazione

Misure e contromisure. Ecco come Cina e Usa si sfidano sui droni

Di Riccardo Leoni

Dalle due sponde del Pacifico le principali potenze si scrutano, mettendo alla prova le loro capacità di difendersi e attaccare con i droni. Mentre Pechino mette alla prova le proprie contromisure anti-Usa, gli Stati Uniti avanzano nella progettazione dei loyal wingman senza pilota

Trump vs Harris, il generale contro il particolare. L'analisi di Ippolito

Se guardata in questa ottica, Trump potrebbe, chissà, magari aver mostrato non il meglio di sé, ma sostiene comunque una politica eticamente migliore, più razionale e calcolata e maggiormente corrispondente agli interessi generali del popolo americano, mentre Harris, più efficace, forse, sul piano comunicativo, testimonia perfettamente la parzialità, il radicalismo, la pericolosità sociale, dispendiosa e irrazionale, di un certo settarismo, fintamente egualitario, della sinistra globale. L’opinione di Benedetto Ippolito

Così le forze centriste potranno collaborare tra loro. Scrive Bonanni

Le forze centriste potranno stilare un programma comune per collaborare tra loro, stipulando una unione politica federale che associa ciascuno degli aderenti e si dà regole di convivenza. Una sperimentazione sul campo della maturità necessaria per grandi obiettivi, al riparo da personalismi e furbizie, degna della cultura politica che i riformisti delle famiglie umaniste e liberali attendono da tempo. Il commento di Raffaele Bonanni

Dalla Bce nuovo ossigeno in arrivo per i conti italiani

Domani il board che deciderà un secondo taglio dei tassi, dopo la sforbiciata di giugno. Un segnale che l’era delle strette è finita, anche per la Federal Reserve e un toccasana per il costo del debito italiano

Perché al trumpiano Colby piace il rapporto Draghi sull’Ue

L’ex del Pentagono, che potrebbe diventare consigliere per la sicurezza nazionale in un’amministrazione repubblicana, rilancia le parole dell’ex premier sull’importanza per l’Europa di investire di più in difesa. Dal suo punto di vista, ciò serve a Washington per concentrarsi sulla priorità Cina

Dominio sottomarino. Come procedono Roma, Londra, Parigi e Berlino

Di Nicola V. Stellini e Riccardo Leoni

Non c’è solo l’Italia, tra i Paesi europei, a concentrarsi nel dominio sottomarino. La Royal navy ambiva a essere all’avanguardia, ma i suoi programmi stentano a decollare. Idem per l’underwater francese che, concentrato sulle mine, è in ritardo sulla tabella di marcia. Mentre gli sforzi tedeschi sono poco ambiziosi, l’Italia aspetta la legge quadro

 

Verso il 2%. I Paesi Bassi raddoppiano la spesa per la Difesa

Di Riccardo Leoni

Prosegue il processo di ammodernamento delle Forze armate olandesi. Più mezzi, più capacità, e maggiore consapevolezza delle sfide e delle minacce attuali, che trainano gli sforzi di Amsterdam per raggiungere gli impegni presi in sede Nato. Lezione preziosa anche per l’Italia, in cui gli investimenti stentano ancora a decollare

Cosa c'è dietro l'arrivo delle rompighiaccio cinesi nell'Artico

Per la prima volta Pechino ha inviato le sue navi rompighiaccio nel circolo polare artico, secondo l’analisi dei dati open-source. Nell’ultima di una serie di mosse volte a rafforzare la sua presenza nel settore
×

Iscriviti alla newsletter