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Maretta sul fronte Sputnik V. La Slovacchia fa marcia indietro sull’adozione del vaccino russo per problemi di sicurezza e mancata trasparenza, accusando la Russia di aver spedito un vaccino diverso da quello sponsorizzato. Oggi invece sono emerse indiscrezioni da un whistleblower russo, che ha fornito documenti dell’autorità russa RosPotrebNadzor secondo i quali quattro persone sarebbero morte (e sei avrebbero avuto complicazioni) poco dopo l’inoculazione del vaccino.

L’istituto di certificazione slovacco (SUKL) ha rilevato che il dosaggio dei vaccini ricevuti dalla Russia differisce da quello della versione del vaccino esaminato dalla rivista Lancet e attualmente sotto la lente dell’EMA, l’agenzia europea del farmaco. SUKL ha concluso che non può determinare i costi e i benefici di Sputnik anche per via della mancata fornitura di 80% dei dati necessari da parte dei russi.

La reazione da parte russa è stata dura; il fondo sovrano di investimento russo (RDIF) che sponsorizza Sputnik V ha parlato di “fake news”, di “violazioni di contratti esistenti” e di un “atto di sabotaggio”, accusando la Slovacchia di non aver esaminato il vaccino il laboratori certificati. Nel frattempo Mosca ha ingiunto a Bratislava di restituire le dosi consegnate finora. Ma nonostante gli sforzi del RDIF per delegittimare l’evento, lo schiaffo alla diplomazia del vaccino russa si è sentito da lontano.

Sputnik è al centro della crisi politica in Slovacchia. Il primo ministro Igor Matovič ha dovuto dimettersi settimana scorsa dopo aver agito alle spalle dei suoi alleati politici per ordinarne 2 milioni di dosi, nella speranza di accelerare la campagna di vaccinazione diventando il secondo Paese europeo a vaccinare i suoi cittadini col siero russo.

Al momento diversi Paesi europei (tra cui l’Italia) sono in fase di contrattazione con RDIF, ma solo uno – l’Ungheria – ha proceduto ad acquistare e utilizzare Sputnik nonostante la mancata approvazione dell’EMA. Le accuse slovacche riflettono da vicino i problemi riscontrati dall’ente europeo, che ha lamentato l’opacità da parte russa nel fornire i dati necessari per la corretta revisione del vaccino.

L’EMA ha annunciato di aver ricevuto i documenti RosPotrebNadzor via fonte anonima e ha voluto assicurare che “tutti i rapporti sono trattati seriamente e valutati direttamente”. L’autenticità di uno dei documenti è stata garantita da Denis Logunov, ricercatore dell’istituto Gamaleya di Mosca (che ha creato e produce Sputnik) e coautore dello studio su Lancet riguardo alla validità e all’efficacia del vaccino su cui è imperniata la sua campagna pubblicitaria.

“Il caso è stato investigato e non si è riscontrata nessuna associazione [tra le quattro morti e] la vaccinazione” ha detto Logunov a EUObserver. Uno dei casi non fatali è stato riportato anche dal giornale locale russo PLN Pskov, che ha tratto le stesse conclusioni di Logunov.

Le autorità competenti non hanno commentato l’avvenimento, mentre la linea difensiva dei media vicini al Cremlino, esemplificata da questo articolo dell’agenzia stampa Tass e ripreso da fonti come Sputnik, RT e il profilo Twitter del vaccino russo, teorizza un complotto di disinformazione occidentale (con l’intramontabile George Soros) ai danni di Sputnik V. Che, incidentalmente, è esattamente quello che fa la Russia con i vaccini occidentali. Difatti fa strano vedere come le testate di cui sopra, così pronte a pubblicizzare Sputnik V e amplificare qualsiasi tipo di contenuto negativo sui vaccini occidentali, siano silenti riguardo ai documenti (verificati dal Gamaleya) trapelati da RosPotrebNadzor.

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