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Ben 753 miliardi di dollari per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. È quanto chiesto dall’amministrazione di Joe Biden al Congresso per il 2022, in linea con le previsioni degli esperti, e con qualche sorpresa per i più pessimisti. Per il Pentagono ci sono 715 miliardi, undici in più rispetto all’anno in corso, sette in meno rispetto alle previsioni formulate da Donald Trump. L’aumento annuale è dell’1,6%, pressoché pari all’inflazione, con un aggiustamento che trova l’apprezzamento dei primi commenti degli esperti oltreoceano. Per ora si parla del budget “top-line”, non particolarmente dettagliato, senza le voci di spesa, in attesa della richiesta completa tra maggio e giugno, così da lasciare la palla al complesso iter interno a Capitol Hill.

LA PARTITA POLITICA

Al Congresso si giocherà il match determinante. Difficilmente i repubblicani si riterranno soddisfatti della richiesta dell’amministrazione, desiderosi di vedere gli aumenti (per almeno il 3% su base annuale) previsti dalla precedente amministrazione. Probabilmente per questo Biden ha avanzato una richiesta maggiorata rispetto alle attese. D’altra parte, per mantenere il consenso dei democratici, ci sono i primi dettagli su come le risorse verranno indirizzate. Un funzionario dell’amministrazione ha spiegato a Defense News che ci sarà un focus maggiore sul Personale (aumento di stipendi su tutti), pur mantenendo l’assicurazione “che il dipartimento della Difesa possa continuare i suoi obiettivi strategici nel confronto con la Cina”.

IL FOCUS

In linea con i vari documenti strategici che sanciscono la competizione strategica con Pechino, da anni il budget del Pentagono si è ri-orientato verso le esigenze di “great power competition”. Tale focus, quantomeno strategico, non verrà meno con l’amministrazione Biden, che per la Difesa di Lloyd Austin ha promesso un accento più forte alla corsa tecnologica, nonché una strutturazione più rilevante delle tante iniziative improntante all’innovazione e alle tecnologie disruptive. Riguarda anche il campo del procurement, alla prese con una riforma dei processi di acquisizione per adattare le pratiche burocratiche alla rapidità dell’innovazione. Nella sua prima visita al Pentagono, un paio di mesi fa, Joe Biden ha annunciato la creazione della “task force China”, affidata a Ely Ratner per studiare un approccio comprensivo all’ascesa del Dragone.

IL CONFRONTO CON LA CINA

Anche per la prima richiesta di Biden, la Cina resta “top challenge”. Per questo, si attende conferma delle dotazioni della “Pacific Deterrence Initiative”, che nel budget relativo al 2021 vale 6,9 miliardi per due anni, addirittura rimpolpata nel percorso al Congresso rispetto alla richiesta iniziale avanzata dal Pentagono. Per quanto riguarda i programmi, tra le priorità figura il potenziamento navale, in linea con un quadro di rafforzamento della presenza nell’Indo-pacifico. L’attesa in tal senso riguarda i numeri, considerando che anche Trump era sceso rispetto alle iniziali dichiarazioni. La richiesta di Biden parla di “investimenti responsabili”, nonché di “ricapitalizzazione” della flotta di sottomarini dotati di missili balistici e di “investire” in nuovi sistemi autonomi e nel programma per il nuovo sommergibile d’attacco.

LE NOVITÀ

Tra le novità del budget per il 2022 ci sarà la scomparsa delle “overseas contingency operations”, voce dedicata alle operazioni fuori area, usata spesso dalle amministrazioni per aumentare le risorse disponibili oltre il budget di base, altro elemento che cercherà così di frenare gli animi dei dem più combattivi, quelli che chiedevano tagli al budget militare pari al 10%. Tra i pochi dettagli presenti nella richiesta ci sono i fondi per potenziare i sistemi di sicurezza informatica: 550 milioni di dollari per il Technology Modernization Fund; ulteriori 110 milioni per la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency; 750 milioni come riserva per le altre agenzie federali impegnate sul tema.

IL TEMA NUCLEARE

Un grosso punto interrogativo riguarda il programma nucleare, a lungo osteggiato dai democratici negli scorsi anni. C’è in ballo il futuro del programma di Ground-Based Strategic Deterrent (Gbsd), nel cui sviluppo sono state impegnate realtà importanti come Boeing e Northrop Grumman. Nella richiesta di Biden, si spiega che “l’amministrazione sta rivedendo la posizione nucleare degli Stati Uniti”, ma anche che c’è il supporto per “i programmi di modernizzazione nucleare in corso, garantendo nel contempo che questi sforzi siano sostenibili”.

Sicurezza e difesa, Biden non taglia (e rilancia). Ecco come e perché

La Cina resta “top challenge” anche nella prima richiesta di budget militare di Joe Biden. Per il Pentagono sono stati richiesti 715 miliardi di dollari, undici in più rispetto allo scorso anno. Focus su innovazione tecnologica e navale, con qualche punto interrogativo sul programma nucleare. La partita si sposta al Congresso, dove non sarà facile trovare l’intesa

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