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Lets get it all. Ora i Verdi tedeschi possono davvero puntare in alto. Dopo il successo alle elezioni regionali in Baden-Württemberg e Renania-Palatinato, che hanno visto un crollo verticale della Cdu, i “Grünen” guardano al voto per il cancellierato a settembre e si immaginano traghettatori del dopo-Merkel, dice a Formiche.net Ska Keller, co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento Ue. “Il nostro obiettivo ora è ottenere tutti i voti possibili e governare a settembre con chi voglia sostenere la nostra agenda verde. Vogliamo vincere quelle elezioni”.

Candidata alla presidenza della Commissione Ue nel 2014 e nel 2019, Keller è, insieme al francese Philippe Lamberts, la timoniera del gruppo di 73 eurodeputati che ha sempre più voce in capitolo a Strasburgo ora che di verde si è tinta l’agenda Ue per la ripresa post-Covid.

Sa bene che un’onda verde a Berlino alle elezioni di settembre può innescare un maremoto in Europa. Il voto locale fa ben sperare e manda in frantumi il tabù di una Cdu inamovibile e insostituibile.

I Verdi governeranno con o senza la Cdu, con o senza Merkel, spiega Keller, aprendo anzi all’ipotesi di una soluzione alternativa, la coalizione “semaforo” con socialdemocratici e liberali. “Molto dipende dai numeri che otterremo, ma è indubbio che siamo più vicini come sensibilità ai socialdemocratici che ai conservatori, lo dimostrano i programmi. Anche se è difficile che ci siano i numeri per formare una maggioranza insieme”.

Se il vento continuerà a gonfiare le vele del partito, non è escluso che alla storica cancelliera della Cdu possa succedere un’altra donna, sussurra Keller. A Berlino prende quota il nome di Annalena Baerbock, co-leader dei Grünen. La collega a Bruxelles non si sbilancia, “una donna in un’alta posizione è un’ottima notizia, ma conta molto la persona e ancora di più l’agenda”.

In Ue la “coalizione semaforo” è ancora una chimera. Quando si tratta di economia, coesione e soprattutto politiche ambientali il tabellone dell’emiciclo a Bruxelles vede Verdi e Socialisti europei su fronti opposti. E pure il tema dovrà porsi, prima o poi. Perché dall’altra parte, nell’area sovranista, c’è chi, come Matteo Salvini e Viktor Orban, pensa a un unico gruppo euroscettico fra Id (Identità e democrazia) e i Conservatori guidati da Giorgia Meloni. “Per ora sono solo rumors – chiosa Keller – è un ossimoro che i nazionalisti formino alleanze fra di loro. Se così fosse, rafforzeremo l’alleanza con quei gruppi Ue che si oppongono al fascino autoritario di alcuni fra questi partiti”.

In Italia l’onda verde tedesca si riduce a un rivolo. Perché l’ambientalismo qui non decolla? “Difficile rispondere – sospira Keller – in tanti altri Paesi Ue facciamo fatica, ma in Italia vedo uno spiraglio, c’è un movimento che inizia a prendere forma. Penso all’ottima notizia dell’adesione di Beppe Sala, sindaco di Milano. Sarebbe un peccato se un Paese fondatore come l’Italia non avesse un forte movimento verde”.

C’è un altro Movimento, le facciamo notare, che già dieci anni fa ha fatto dell’ambientalismo una bandiera e oggi governa con Mario Draghi. “Ci capita di lavorare con i Cinque Stelle in Europa, non mi danno l’impressione di voler trasformarsi in un movimento verde”, risponde la leader del gruppo in Ue. Che da settembre ha accolto fra le sue braccia quattro eurodeputati grillini in protesta con la dirigenza del partito. E gli altri? “Possiamo collaborare sui singoli temi, abbiamo avuto una lunga discussione interna su questo. Diciamo che troviamo difficile accettare e capire la loro idea di politica e il loro modo di scegliere cosa fare e cosa no. Qui le distanze sono davvero incolmabili”.

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