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Trincee, campi minati, denti di drago. Un panorama che potrebbe sembrare quello della Linea Sigfrido, ultimo baluardo di difesa nazista contro le forze alleate che nell’autunno del 1944 cercavano di entrare in territorio tedesco: invece è una fotografia del fronte di oltre 1.000 chilometri lungo il quale da quasi due anni si contrappongono le forze armate di Russia e Ucraina. Ma mentre nella Seconda Guerra Mondiale le fortificazioni tedesche non si rivelarono sufficienti a fermare l’avanzata delle truppe ango-americane, nettamente superiori per uomini e mezzi, oggi i due eserciti si ritrovano impantanati in uno stallo che perdura da mesi, dove a trionfare sono le logiche d’attrito. Non potendo mirare a uno sfondamento delle linee, entrambi i contendenti mirano alla deplezione delle riserve avversarie di uomini e mezzi.

Una situazione “affamata di proiettili”, come l’ha definita il ministro della Difesa Rustem Umerov durante una riunione dell’Artillery Coalition, il gruppo internazionale a trazione francese che si impegna a inviare rifornimenti di munizioni all’Ucraina. Kyiv si sta sforzando per aumentare la produzione domestica di proiettili (anche se le cifre non sono disponibili), ma nonostante l’impegno essa deve fare ancora conto sul sostegno degli alleati occidentali, produttori della maggior parte delle munizioni consumate al fronte. Però le quantità di munizioni inviate a Kyiv non sono sufficienti a reggere il ritmo degli scontri.

Nonostante i progressi registrati sul fronte degli aiuti di carattere prettamente bellico, sul piano militare l’azione dell’Unione Europea procede a rilento. Josep Borrell, responsabile per la politica estera dell’Unione, ha dichiarato questa settimana che a marzo 2024 l’Europa avrà inviato 524.000 proiettili all’Ucraina: quasi la metà, rispetto a quanto le istituzioni avevano promesso di inviare nel marzo del 2023. Nel frattempo, il nuovo pacchetto di aiuti promosso dall’amministrazione di Joe Biden continua a rimanere impantanato al Senato.

“Abbiamo terminato l’assistenza militare che stanziato nei confronti dell’Ucraina, e abbiamo anche visto alcune prove di ciò che significa sul campo di battaglia”, ha dichiarato lunedì il Segretario di Stato americano Antony Blinken in una conferenza stampa congiunta con il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, recatosi negli Stati Uniti nel tentativo di sbloccare la situazione di impasse al Senato.

“Non abbiamo mai avuto proiettili calibro 122 mm in quantità sufficiente […] li stiamo ricevendo direttamente dalla fabbrica” ha dichiarato a Politico (in condizione di anonimato, in quanto non autorizzato a parlare con i media) un soldato impegnato negli scontri attorno ad Avdiivka, tra i punti più caldi del fronte, teatro di alcune operazioni offensive di Mosca sul piano tattico. “In media spariamo quindici colpi al giorno. Ma ci sono stati giorni in cui abbiamo sparato più di cento colpi, o non ne abbiamo sparati affatto. Ora le azioni nemiche si sono intensificate nella nostra direzione, ma abbiamo pochi proiettili rispetto a prima”.

Questa carenza viene parzialmente coperta con l’utilizzo di droni sia militari che, seppur adattati alle necessità, commerciali. Una soluzione temporanea, che però non può durare a lungo. In questo modo le truppe ucraine affermano di essere in grado di mantenere le posizioni e di rintuzzare gli assalti russi; tuttavia, nessuna operazione di carattere offensivo è attualmente concepibile.

Lo stesso Umerov sottolinea la maggiore frequenza di fuoco dei russi, dalle cinque alle dieci volte superiore a quello delle forze ucraine, grazie ad una base militare-industriale più sviluppata e a un afflusso di proiettili da Paesi come la Corea del Nord, allineati politicamente e produttori di munizioni compatibili con le bocche di fuoco di Mosca. Al ministro della Difesa fa eco anche il ministro delle Industrie Strategiche Oleksandr Kamyshin: “Oggi abbiamo una guerra con ritmi tali che l’intera capacità del mondo libero non è sufficiente a sostenere il nostro consumo. Non possiamo assolutamente farcela senza aiuto”.

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