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La Banca d’Inghilterra ancora non sa cosa fare con le 31 tonnellate d’oro del Venezuela che sono nel loro deposito. Un tribunale deve decidere se dare l’accesso al governo di Nicolás Maduro o al governo ad interim di Juan Guaidó, riconosciuto a livello internazionale da una cinquantina di Paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Regno Unito.

Il regime di Maduro però non aspetta il verdetto sul ricorso che ha presentato alle autorità britanniche e ha montato un piano di triangolazione per incassare il denaro della vendita delle riserve auree del Venezuela, aggirando le sanzioni internazionali. A svelarlo in un comunicato è stato un rappresentante del governo ad interim di Guaidó, Julio Borges, incaricato per gli Affari esteri.

Sarebbe in atto, secondo l’opposizione venezuelana, una cospirazione per finanziare il regime con più di 1 miliardo di dollari nel 2020. Ad aiutare Maduro alcune società di Russia, Emirati Arabi Uniti e Mali.

L’inchiesta è durata più di un anno e ha messo in evidenza le azioni dell’impresa finanziaria Noor Capital degli Emirati. Il documento spiega che grandi quantità di denaro partivano dagli EAU verso il Venezuela per essere scambiati con l’oro venezuelano, usando come intermediarie istituzioni finanziarie del Paese arabo. Il francese Olivier Couriol, ex impiegato di Noor Capital, appare come intermediario in molte operazioni in Africa.

Ma l’itinerario del commercio illegale di oro include anche l’alleata Russia. Il report del governo di Guaidó sostiene che da Mosca partiva quasi sempre un aereo charter Boeing 757-200 dell’impresa Eurofei, collegata alla flotta del Cremlino, in direzione all’aeroporto di Bamako in Mali.

“In maniera sincronizzata – si legge sul sito Infobae – un aereo degli EAU carico di denaro partiva per Bamako e trasferiva il denaro al 757-200 di Eurofei”.  Dal Mali, l’aereo russo volava all’Aeroporto Internazionale di Maiquetía, vicino a Caracas, dove scaricava il denaro e prendeva le riserve di oro venezuelano, insieme ad un gruppo di passeggeri. Quest’operazione è sempre stata ripetuta di notte.

A quel punto il 757 ritornava a Bamako, dove scambiava la merce con l’aereo degli EAU, per riportare l’oro al Paese arabo. O in altre occasioni verso Libia o Svizzera. “In totale sono stati rintracciati otto viaggi con queste modalità nel 2020 – aggiunge il comunicato -. In uno di questi viaggi l’aereo degli EAU consegnò ai russi 28 valige con 51 milioni di euro in contanti in Venezuela”.

“Questa settimana ho fornito molti indizi della nostra inchiesta al Congresso degli Stati Uniti, all’Ufficio di controllo dei beni stranieri del Tesoro e al Dipartimento di Stato – ha dichiarato Borges – e ho chiesto di indagare a tutte le persone coinvolte, per prendere le misure necessarie. Condivideremo questa informazione anche con le autorità europee. Se sono state violate le sanzioni contro il regime di Maduro, le persone coinvolte devono essere punite”.

Infine, Borges ha concluso che il regime venezuelano è stato capace di sopravvivere grazie a individui e compagnie senza scrupoli di vari paesi del mondo, “che con il consenso del proprio governo nazionale, stanno aiutando a finanziare la repressione e la miseria dei venezuelani. Cerchiano di responsabilizzare chi facilita la corruzione del regime di Maduro”.

El Dorado di Maduro. L'itinerario (illegale) per vendere l’oro del Venezuela

Grazie all’intermediazione di soggetti con base in Russia, Emirati Arabi Uniti e Mali il governo venezuelano riesce ad aggirare le sanzioni americane e ricevere 1 miliardo di dollari svendendo le riserve auree del Paese. Nuove indagini in Europa

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