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Si terrà oggi presso la base aerea di Ramstein, nella regione tedesca della Renania-Palatinato, il nuovo vertice dell’Ukrainian Defense Contact Group (solito svolgere proprio in questa base i suoi meeting, al punto da essere divenuto noto come “Ramstein Group”), a quattro mesi di distanza dall’ultimo incontro svoltosi lo scorso settembre. L’edizione odierna del vertice sarà l’ultima a cui Lloyd James Austin III, promotore di quest’iniziativa avviata nella primavera del 2022, prenderà parte in qualità di Segretario alla Difesa degli Stati Uniti d’America, prima che l’amministrazione guidata da Joe Biden di cui Lloyd Austin è un esponente venga sostituita il prossimo 20 gennaio da quella di Donald Trump (che in base alle informazioni disponibili vorrebbe nominare Pete Hegseth come successore di Austin). E proprio in previsione di questo avvicendamento la riunione odierna sembra puntare a blindare il sostegno al Paese in guerra con Mosca per i prossimi anni. In molti, dai funzionari ucraini a quelli dei Paesi del fianco orientale della Nato e a molti altri attori più meno interessati alla questione, sono preoccupati che il presidente entrante possa spingere per il raggiungimento di un cessate il fuoco (suo obiettivo dichiarato di lunga data), anche a scapito dell’Ucraina e dei Paesi dell’alleanza vicini alla Russia.

Proprio per questo i rappresentanti dei Paesi del Contact Group dovranno “approvare tabelle di marcia che illustrino le esigenze e gli obiettivi dell’Ucraina in materia di aeronautica, blindatura, artiglieria, sminamento, droni, difesa aerea e missilistica integrata, tecnologia dell’informazione e sicurezza marittima (dimensioni di cui si occupano le otto capability coalitions in cui si ripartisce il Contact Group ndr) fino al 2027. Queste tabelle di marcia devono consentire ai donatori di pianificare e sostenere l’Ucraina in modo sostenibile nel futuro”, secondo quanto affermato da un alto funzionario del Pentagono poche ore prima dell’avvio del vertice. Lo stesso funzionario ha aggiunto che arriverà “l’annuncio molto sostanziale di un’altra tranche di aiuti” sotto forma di armi e attrezzature militari statunitensi effettuate grazie alla presidential drawdown authority, e che il Comando dei trasporti degli Stati Uniti si sta impegnando per far arrivare a Kyiv gli aiuti promessi nel corso delle prossime settimane.

Gli ucraini “continuano a sopravvivere, ma lo fanno con il sostegno degli Stati Uniti e di altri Paesi alleati e coalizioni attraverso l’Ukrainian Defense Contact Group. E credo sia abbastanza chiaro che l’Ukrainian Defense Contact Group è più di una semplice intesa. È una causa comune”, ha detto mercoledì 8 gennaio la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh. Fino ad oggi i cinquanta Paesi che compongono il gruppo hanno inviato all’Ucraina più di 126 miliardi di dollari in sotto forma di security assistance, di cui circa 66 miliardi provenienti dai soli Stati Uniti. Ad oggi è difficile dire con esattezza come l’insediamento di Trump alla Casa Bianca andrà a impattare su questo trend. Alcuni individui vicini al neo-eletto presidente hanno riferito poche settimane fa al Financial Times che, nonostante le promesse elettorali, il Tycoon non è intenzionato a tagliare il sostegno Usa a Kyiv. Ma la situazione rimane tutt’altro che definita.

Obiettivo 2027. Cosa aspettarsi dal vertice del Ramstein Group

L’Ukrainian Defense Contact Group si riunisce per blindare il sostegno all’Ucraina con obiettivi di portata triennale e nuove tranche di aiuti. Nell’ultima sessione a cui partecipa il suo fautore Lloyd Austin

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