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L’idrogeno è il futuro e crescerà come l’elettrico. Eni punta forte sulla diversificazione energetica e lancia la sfida della mobilità a idrogeno per i mezzi pesanti. Snam guarda ai potenziali acquirenti, certa che il fil rouge con il Nord Africa porterà buoni frutti. I players italiani dell’energia programmano strategie e mosse, con una prospettiva di sviluppo che porterà benefici all’Italia, sia in termini economici che di indirizzi.

Ma è guardando al 2050 che il numero uno del Cane a sei zampe illustra come il panorama della produzione cambierà: assisteremo alla quadruplicazione della produzione di idrogeno (il 43% idrogeno blu e il 48% verde), per cui alla base di questi numeri c’è un piano ben definito a livello Europeo e mondiale.

QUI ENI

Il prossimo passo, come ha spiegato l’ad Claudio Descalzi in occasione del meeting “La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica” organizzato da Il Sole 24 Ore, sarà quello di approntare investimenti in funzione della domanda e “in futuro come è accaduto per l’elettrico ci sarà una crescita partendo dalla parte più pesante”.

All’orizzonte si staglia dunque la prospettiva rappresentata dalla mobilità pesante: “Si può andare sulla parte camion ma anche sulla parte navale e dove si usa il gasolio per i treni, l’idrogeno potrebbe, in modo limitato, far muovere i treni”. Importante sarà secondo Descalzi non creare contrapposizioni tra verde e blu: “Nell’industria dove c’è bisogno di energia e si vuole decarbonizzare ogni volta che si cerca una contrapposizione si rallenta il sistema. Il sistema energetico non è un sistema ideologico ma è un sistema tecnologico. Dobbiamo essere neutri e lavorare in funzione dei costi del mix e soprattutto individuare gli scopi e gli obiettivi”.

DE-CARBO

Obiettivo dell’Eni è diminuire la CO2, decarbonizzando le raffinerie, gli impianti chimici, power plant, “catturandola e quindi parliamo di un idrogeno decarbonizzato per far funzionare le nostre raffinerie che non possiamo chiudere”. In caso contrario, è il ragionamento di Descalzi, la CO2 continuerà ad essere emessa.

Nello specifico siamo in presenza di un procedimento già consolidato in Europa e negli Stati Uniti che lo stesso Descalzi ha spiegato nei dettagli: “Noi iniettiamo CO2 con Equinor da almeno 8-9 anni nei campi che condividiamo. Siamo stati selezionati dalla Gran Bretagna per i campi esausti nella baia di Liverpool per decarbonizzare la loro industria pesante. Un processo che parte anche in Olanda”. Al momento lo stoccaggio della CO2 è incentivato in tutto il mondo in quanto presenta vantaggi oggettivi circa la decarbonizzazione dei sistemi energivori primari come raffinazione, chimica, cementifici, vetro, cartiere, ammoniaca. “Tutte cose di cui abbiamo bisogno ma che devono essere decarbonizzate”, ha precisato l’ad di Eni.

QUI SNAM

Di grande opportunità per il Paese ha parlato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, a proposito dell’idrogeno, nella consapevolezza che “bisogna concentrarsi sulle tecnologie che funzionano, senza fare scelte infrastrutturali sbagliate”, aggiungendo che stella polare sarà l’Europa e al suo interno la Germania, che ha punti di contatto significativi con l’Italia quanto a tessuto industriale.

“Dobbiamo sviluppare in Italia e in Europa tutto ciò che si può e anche creare delle partnership internazionali” ha detto, mettendo l’accento sul vantaggio tutto italiano rappresentato dalle infrastrutture rappresentate dalla rete interconnessa con Algeria, Tunisia, Libia e Medio Oriente attraverso la Grecia. “Abbiamo anche un vantaggio tecnologico con aziende di eccellenza. Noi abbiamo investito in De Nora, che è leader mondiale nei componenti per gli elettrolizzatori”. E’questo uno snodo importante che consente a Snam di costruire alleanze ed influenze con il Nord Africa e diventare un hub di esportazione di idrogeno verso l’Europa. Il riferimento è al mercato tedesco, che necessita di un sostanzioso import. Come farlo? L’idrogeno sarà condotto via tubo, assicura, “è tecnicamente possibile, ci sono degli standard internazionali consolidati e costa 10 volte meno che farlo via nave”.

ALGERIA

Proprio in chiave di decarbonizzazione è di pochi giorni fa la firma di un accordo tra Eni e l’algerina Sonatrach in ambito upstream e decarbonizzazione. L’obiettivo per il colosso italiano è quello di rafforzare una partnership storica che risale al 1981 (con una produzione equity di 90 mila barili di olio equivalente al giorno) nel rispetto di una strategia condivisa di sviluppo accelerato e dell’obiettivo di neutralità carbonica.

Il primo accordo riguarda il rilancio delle attività di esplorazione nel Berkine, dove verrà creato un hub di sviluppo del gas e del greggio grazie alla sinergia con le installazioni esistenti di MLE-CAFC. Claudio Descalzi e Toufik Hakkar hanno firmato un Memorandum d’Intesa per lo sviluppo della partnership nel settore delle nuove tecnologie, con un focus sulle energie rinnovabili, i biocarburanti e l’idrogeno.

Insieme le due società collaboreranno anche nella formazione del personale, attraverso la cooperazione tra Eni Corporate University e l’Institut Algerien du Petrole.

twitter@FDepalo

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