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Era il 1986 quando il governo della Repubblica istituì il Ministero dell’Ambiente, tuttavia quel ministero non fu la manifestazione di una nuova coscienza ambientale. Anzi, dimostrò da subito l’incapacità della politica di farsi carico del problema: ben presto è diventato il “ministero dell’impossibile”, guidato da figure così diverse da offrire uno spaccato della storia recente della politica italiana: da Francesco De Lorenzo a Altero Matteoli, da Stefania Prestigiacomo ad Alfonso Pecoraro Scanio.

Scorrendo la lista dei politici che hanno indossato la maglia di ministro dell’Ambiente, scopriamo che per quasi tutti divenire ministro dell’Ambiente è stata una parentesi – più o meno desiderata – del proprio percorso politico. Un’esperienza da ricordare con orgoglio solo per i politici che con questo incarico hanno toccato il vertice della propria carriera. Una pagina da dimenticare in fretta per coloro i quali hanno inteso il tempo trascorso al Ministero dell’Ambiente come una tappa intermedia nel viaggio verso nuovi e più prestigiosi ruoli istituzionali.

Un ministero di retroguardia da assegnare a partiti minori, alle seconde fasce o agli ambientalisti, tanto per avere un’idea sulla rilevanza che l’ambiente ha avuto nella politica nel nostro paese.  Ma come si giustifica il ruolo marginale delle politiche ambientali in Italia di fronte all’urgenza assoluta delle questioni di cui dovrebbe occuparsi? Perché l’ambiente continua a essere la cenerentola della politica italiana, nonostante i richiami internazionali, i risultati della ricerca scientifica, i periodici disastri che dimostrano con ogni possibile chiarezza la necessità di intervenire sulla qualità e la manutenzione del territorio?

La necessità e l’urgenza di abbandonare il ruolo minoritario al quale il ministero dell’Ambiente è stato relegato fin dalla sua creazione, è stata ribadita con la proposta dapprima lanciata dalla deputata ecologista di LeU Rossella Muroni, e poi da Beppe Grillo in un suo post: creare un ministero per la transizione ecologica per gestire i fondi del Recovery Fund.

Beppe Grillo propone di fondere gli attuali ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, in un unico super ministero green, proprio come è stato fatto in Francia, Spagna e in altri Paesi.

In Francia il presidente Macron ha istituito un Ministero della transizione ecologica e ne ha fatto uno dei due ministeri più importanti, i due soli diretti da un Ministre d’Etat, una sorte di vice primo ministro.  L’altro Ministre d’Etat è quello dell’interno, questo per dimostrare come un Paese afflitto dal terrorismo, consideri l’emergenza ecologica importante come quella securitaria.

E se anche in Italia fosse arrivato il momento di istituire un ministero per la transizione ecologica? Quando se non ora che la maggior parte dei fondi del Recovery Fund sono proprio destinati a trasformare l’economia del nostro paese in modo green? Come è possibile che ancora oggi, nel nostro paese, il tema dell’ambiente venga considerato in modo avulso dagli scenari economici e dalle dinamiche dello sviluppo? Provare a rispondere a queste domande potrebbe essere anche un modo per uscire dall’impasse in cui la politica italiana si è trovata negli ultimi anni.

Anche in Italia è arrivato il momento di un ministero per la transizione ecologica

Beppe Grillo propone di fondere gli attuali ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, in un unico super ministero green, come è stato fatto in Francia, Spagna e in altri Paesi. Dopo anni da cenerentola, è ora di un salto anche da noi?

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