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La Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, un tempo il “re di Gaza”, è “sostanzialmente esclusa dal conflitto a Gaza”, dice Özgür Ünlühisarcıklı, direttore dell’ufficio di Ankara del German Marshall Fund, a Formiche.net nel giorno dell’incontro tra il presidente turco e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, a Istanbul, per affrontare diversi dossier, dalle tensioni in Medioriente alla situazione in Nord Africa, dalla guerra in Ucraina alla questione migranti.

Come mai la Turchia è fuori dai giochi nel conflitto tra Israele e Hamas?

Per svolgere un ruolo centrale un Paese deve comunicare con entrambe le parti e la Turchia non ha più alcuna comunicazione con Israele. Pertanto, in questo momento, altri Paesi, soprattutto Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, stanno svolgendo quel ruolo di mediazione. D’altra parte, però, la Turchia, nonostante una retorica molto dura contro Israele, non sta adottando alcuna azione punitiva in termini di restrizioni commerciali o azioni legali. Non sostiene nemmeno il Sudafrica nel suo ricorso alla Corte internazionale di giustizia. Inoltre, distingue tra Benjamin Netanyahu e Israele, spiegando che le relazioni bilaterali continueranno quando il primo ministro sarà uscito di scena.

Il ruolo internazionale della Turchia sta diminuendo?

Credo che sia una questione di contesto. Nell’attuale congiuntura, la Turchia non ha un ruolo importante da giocare. Può riavere il suo ruolo e la sua influenza a guerra finita o con un nuovo governo in Israele. Insomma, date le dimensioni e il potenziale, la Turchia avrà sempre la possibilità di giocare un ruolo importante.

Anche nella Nato, considerata la questione dell’adesione della Svezia?

La ratifica della Turchia dell’adesione della Svezia alla Nato è imminente. È già all’ordine del giorno del parlamento turco. È questione di settimane, se non di giorni. Dipende dai tempi del parlamento turco. Questo ovviamente eliminerà qualsiasi tensione importante tra la Turchia e gli altri alleati della nato. Inoltre, ora c’è un’intesa tra Turchia e Stati Uniti sugli aerei da combattimento F-16. Anche questo contribuirà a una certa stabilità nelle relazioni della Turchia con gli Stati Uniti e con la Nato.

In agenda nell’incontro tra Erdoğan e Meloni ci sono anche gli Eurofighter. Sono una priorità per Ankara?

Per la Turchia la priorità sono gli F-16. Poi penserà agli Eurofighter. Ma la Germania rappresenta un ostacolo importante.

L’ingresso della Turchia nell’Unione europea è fuori discussione oggi?

Per il prossimo futuro sì. Anche alcuni passi come quelli che riguardano i visti e il commercio sono difficili da compiere nel breve periodo in quanto richiedono riforme da parte della Turchia e una soluzione alla questione di Cipro. È fondamentale e urgente, però, che Turchia e Unione europea rafforzino il dialogo e la cooperazione in politica estera. In questo momento si comportano come concorrenti, quasi rivali, in politica estera. Per esempio in Libia, nel nord della Siria, nel Caucaso meridionale, nei Balcani occidentali, e sempre di più anche in Africa.

Erdoğan non è più il “re di Gaza”. Parla Ünlühisarcıklı (Gmf)

Meloni in Turchia per parlare di Medioriente, Nord Africa, Ucraina e migranti. Ünlühisarcıklı, direttore dell’ufficio di Ankara del German Marshall Fund, commenta: “Per avere un ruolo a Gaza serve parlare con entrambe le parti, ma Ankara non comunica con Israele”. Gli Eurofighter dopo gli F-16? “La Germania è un ostacolo importante”

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