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Nella vita sfida geopolitica del vaccino anti Covid-19 la Russia può contare, da alcune ore, su un testimonial d’eccezione: l’Italia, un Paese della Nato. Pasquale Terracciano, ambasciatore italiano in Russia, ha dichiarato ieri di essersi vaccinato con lo Sputnik V. Quello che l’Economist ha definito arma più geopolitica che sanitaria a disposizione del presidente Vladimir Putin. “Mi è stato somministrato il vaccino russo che è stato annunciato ad agosto, lo Sputnik V. Non ho rilevato alcun effetto collaterale”, ha raccontato il diplomatico nel corso di una conferenza online dedicata ai rapporti tra la Russia e Bari.

L’ECO DEI MEDIA RUSSI

E prontamente la notizia è stata — ovviamente — rilanciata da molti media russi: dall’agenzia ufficiale Tass al giornale Kommersant, dal megafono della propaganda del Cremlino in lingua inglese Rt fino a molte edizioni straniere di un altro organo della propaganda, Sputnik, compresa quella italiana.

IL PRECEDENTE DEGLI AIUTI

La vicenda potrebbe ricordare la spinosa questione degli aiuti russi all’Italia, che a inizio maggio Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa, commentava così su Formiche.net: “Lo scoppio della pandemia e la particolare aggressività del Coronavirus gli (a Putin, ndr) hanno aperto le porte, consentendogli un’occasione unica per fare da noi ciò che, con ogni probabilità, nessun altro Paese della Nato gli avrebbe consentito”.

L’ITALIA PONTE CON LA RUSSIA?

Come riporta l’Agenzia Nova, il diplomatico ha dichiarato che “l’Italia, pur collocata saldamente nella comunità euro-atlantica come membro della Nato e della Ue, ha sempre operato per rafforzare le ragioni del dialogo, convinta che la Russia debba in prospettiva diventare un partner dell’Europa e non un avversario da contrastare in permanenza”. Un lavoro, raccontato dall’ambasciatore tracciando un parallelismo con la figura di San Nicola “ponte tra Occidente e Oriente” che potrebbe tornare utile al nostro Paese nel caso la nuova amministrazione statunitense guidata da Joe Biden decidesse di aprire un dialogo con la Russia, anche ma non soltanto in chiave anti Cina.

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