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“Draghi è rimasto nel suo stile, non c’è stato nessun lavoro di un esperto di comunicazione. Molto naturale, non studiato, discorso lungo”. C’è anche Rocco Casalino a dare i voti, non sui contenuti ma sulla forma comunicativa, a Mario Draghi. L’ex portavoce di Palazzo Chigi, ai microfoni di SkyTg24, non è però particolarmente entusiasta: “Se devo essere sincero manca un po’ di empatia secondo me”, per un discorso “un po’ d’elite”. Nulla a che vedere con il passato pop delle dirette Facebook di Giuseppe Conte gestite da Casalino nelle vesti di sapiente regista.

Ma c’è qualcuno che non è d’accordo con l’opinione – pur professionale – dell’ex portavoce. È Luca Serianni, linguista e accademico emerito dell’Accademia della Crusca, che a Leggo fa un’attenta analisi del discorso del Presidente del Consiglio al Senato: “efficace e incisivo. Ha usato frasi che sembrano aforismi, anche in rima, come “Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta”. Oppure “conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni”: frasi dotate di forza espressiva, che aiutano anche a tenere alta l’attenzione di chi lo ascolta”.

Certo, il “farisaico rispetto delle quote rosa” e le “megalopoli” non sono termini che si sentono spesso nei discorsi pubblici. Per Serianni “Ha un linguaggio indubbiamente elevato, pratico e diretto. Ma è comunque un politico e nelle sue parole si evince”.

Francesco Giorgino, Direttore del Master Luiss in Comunicazione e Marketing politico ed istituzionale, scrive sul suo blog per l’Huffington Post che “si può essere empatici anche senza aumentare il volume della comunicazione e senza accrescere a dismisura l’entità degli atti comunicativi, limitando per esempio l’interlocuzione con l’opinione pubblica ai soli provvedimenti adottati per enfatizzare la dimensione conativa (e quindi quella pragmatica) del combinato disposto misure/soluzioni, specie dopo aver percorso traiettorie dialogiche anche con quelle cognitive ed emozionali. Si innesca qui l’altro elemento utile alla costruzione di questo nuovo paradigma comunicazionale, ovvero l’essenzialità”.

Quindi? Forse la soluzione migliore è puntare sull’interpretazione autentica del verbo draghiano, ovvero sulla sua portavoce Paola Ansuini, che da molti anni cura la comunicazione di Banca d’Italia. Sul suo profilo Twitter, si è limitata a ritwittare un audio spreaker di Corrado Chiominto, che per anni ha seguito Draghi per l’agenzia Ansa: “Parlano i fatti, addio retroscena!”. Chiominto prevede l’arrivo del “modello Bce della comunicazione”: si rivelano i fatti, le scelte e le decisioni, niente più veline e retroscena. Come fu con l’ormai famoso Whatever it takes. Basta una frase.

 

Per capire la comunicazione di Draghi basta un tweet di Paola Ansuini

L’ex portavoce Rocco Casalino, il dotto Luca Serianni, il giornalista-professore Francesco Giorgino: non mancano analisi sulla comunicazione di Draghi. Ma per capire cosa succederà, bisogna leggere il tweet di Paola Ansuini, che ha già impostato il nuovo corso: addio veline, addio retroscena. Il modello ”whatever it takes”

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